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martedì 3 febbraio 2015

Bando di mobilità volontaria adottato dal Ministero della Giustizia per la copertura di 1.031 posti vacanti. Per la Cisl funzione pubblica è "falsa speranza"

Una falsa speranza per i lavoratori che intendono ricorrere alla mobilità verso gli uffici giudiziari della provincia di Messina. Così la Cisl Funzione Pubblica giudica il bando di mobilità volontaria adottato dal Ministero della Giustizia per la copertura di 1.031 posti vacanti, destinato a riassorbire il personale degli enti di area vasta e, solo in via residuale, in assenza di domanda di mobilità da parte del predetto personale, a processi di mobilità di altro personale.
“Rispetto alla previsione dei posti, che tutti danno come priorità per i dipendenti delle ex Province – spiega Calogero Emanuele, segretario generale della Cisl Fp di Messina - è giusto dare corrette informazioni ai lavoratori senza ingenerare false speranze. Consideriamo che i posti previsti per la provincia di Messina, compreso Patti e Barcellona non vadano oltre i 16, peraltro per qualifiche ex ottava e settima qualifica, per funzionari e assistenti giudiziari e con le procedure previste dall’art. 30 del 165. Cioè per quei lavoratori iscritti nelle liste nazionali di mobilità”.
“Purtroppo – sostiene Emanuele - non si vuole prendere coscienza delle gravi carenze degli uffici giudiziari della nostra provincia, soprattutto delle qualifiche di istruttori, collaboratori, operatori e ausiliari che rappresentano la forza portante degli uffici giudiziari. Non comprendiamo come il Governo Crocetta si attardi ancora a intraprendere un percorso che porti a un accordo Stato-Regione per dare sfogo anche alla platea del personale precario che invece deve vivere solo con la speranza di essere stabilizzato negli Enti Locali e in Sanità”.
Per il sindacato è necessario che il Governo regionale apra le porte degli uffici giudiziari anche al personale precario LSU e ASU dell’isola, invece di alimentare speranze che in realtà sono possibilità solo per un numero limitato di lavoratori.
“È necessario – conclude Emanuele - recepire la legge nazionale che amplia la possibilità di concludere i processi di stabilizzazione entro il 31 dicembre 2018 e, in sinergia col governo nazionale, approvare una legge speciale e straordinaria che tuteli la vasta platea di lavoratori siciliani per evitare un dramma sociale e occupazionale che non può essere risolto solo con l’applicazione della normativa vigente”.

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