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venerdì 3 settembre 2010

DIFENDIAMO IL MUSEO ARCHEOLOGICO EOLIANO “LUIGI BERNABO’ BREA” DI LIPARI

APPELLO DELL'ASSOCIAZIONE NESOS
La Legge n. 19 del 16 dicembre 2008, che detta le norme per la riorganizzazione dei dipartimenti regionali, e il successivo D.D.G. n. 1513 del 12.7.2010 a firma dell’arch. Gesualdo Campo (Direttore Generale del Dipartimento dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana), concretamente e senza alcuna possibilità di essere smentiti, cancella con un solo colpo di spugna il fiore all’occhiello dei musei archeologici italiani, il museo “Luigi Bernabò Brea”. C’è stupore, amarezza e incredulità nel mondo accademico e tra coloro che hanno conosciuto personalmente il grande scienziato genovese che, per 50 anni, ha lavorato - coadiuvato da Madeleine Cavalier - alla restituzione dello straordinario patrimonio archeologico stratificatosi sulle Isole Eolie nell’arco di circa 6.000 anni. Unico al mondo (le maschere del teatro moderno del drammaturgo ateniese Menandro ne rappresentano un esempio eloquente), tale patrimonio rappresenta un quadro completo della successione delle diverse culture fiorite, soprattutto nell’Isola di Lipari, fin dai primi insediamenti umani stabili degli inizi del Neolitico medio (V millennio a.C.), testimoniato dall’enorme quantità di reperti rinvenuti (e sapientemente custoditi e catalogati all’interno delle sale museali e dei depositi) e dalla preziosissima documentazione che l’insigne Professore, con impegno e dedizione, ha lasciato all’intera comunità.
Con il nuovo assetto organizzativo del Dipartimento del Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, il Museo “L. Bernabò Brea” viene declassato a mera Unita’ Operativa di Base e cooptato da un “Parco Archeologico delle Isole Eolie e delle aree archeologiche di Milazzo, Patti e Comuni limitrofi” di fatto non ancora istituito (se non sulla carta) e certamente di difficile gestione ed amministrazione, sia in ragione della vastità della superficie occupata sia della particolare articolazione territoriale. Viene cancellata, senza alcun comprensibile motivo, la memoria del grande archeologo cui il museo è intitolato, e vanificata la lunga esperienza amministrativa che lo ha animato negli anni, rischiando di compromettere gli elevati standard qualitativi di tale istituzione museale e delle sue aree di pertinenza (il Castello di Lipari), nonché il decoro, la salvaguardia, la tutela del patrimonio storico e archeologico locale. Appare illuminante, in tal senso, l’esperienza delle Soprintendenze che, pur avendo - nel caso in questione - competenza sulle aree archeologiche dell’intero arcipelago, faticano per assicurarne un’adeguata valorizzazione e una piena fruizione, anche per le evidenti difficoltà logistiche connesse alla peculiare condizione dell’insularità.
Altri siti, fino ad oggi ingiustamente meno visibili (come le Zolfare di Lercara Friddi, Sabucina e Capodarso, la Ceramica del Calatino, la Valle del Simeto e altri ancora), hanno finalmente attirato l’attenzione delle istituzioni; ciò non può che rallegrarci, ma diviene incomprensibile alla luce dell’impietosa e contestuale cancellazione da una geografia museale regionale che subisce un contesto prestigioso come quello eoliano, intitolato a Luigi Bernabò Brea.
Per queste ragioni, rivolgiamo un accorato appello all’Assessore Regionale dei Beni Culturali affinché non si compia questo grave atto di mortificazione della memoria e della storia dell’insigne studioso, attraverso l’individuazione delle soluzioni più idonee per ripristinare l’autonomia e la struttura organizzativa dell’istituto museale ante riforma (così come, peraltro, è stato fatto per il Museo Archeologico Regionale di Agrigento, il Museo della Ceramica di Caltanissetta, il Museo “Ignazio Paternò” di Catania, il Museo di Giardini Naxos, per il “Salinas” di Palermo, per il Museo del Carretto di Terrasini, per il museo Paolo Orsi di Siracusa, per il Museo Pepoli di Trapani, per il Museo Accascina di Messina).

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