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mercoledì 15 maggio 2013

ARS. LARGHE INTESE, CASCIO SI PENTE MAGGIO DOPO LUPO?

Se avesse scelto la carriera di capitano di lungo corso, sarebbe diventato un grande marinaio, celebrato in tutti i mari: Francesco Cascio, ex presidente dell’Assemblea regionale siciliana, da dodici anni ininterrottamente al vertice di qualcosa, annusa l’aria che tira prima di ogni altro. Capisce da dove sta per arrivare il vento, l’acqua, la neve, la grandine o le nuvole. Perfino il cielo a pecorelle. Tutto.
Qualche giorno fa ha comunicato un inappellabile verdetto di condanna su Rosario Crocetta, battendo sul tempo un nutrito numero di leader interni ed esterni al centrosinistra: Antonello Cracolici, Fabrizio Ferrandelli, Salvatore Cardinale, Mariella Maggio, Davide Faraone. Senza contare Beppe Lupo, naturalmente, il segretario del Pd, che non risparmia le sue “perplessità” sul presidente della Regione a giorni alterni.  Non tutti, naturalmente, si sono messi di traverso, né hanno espresso le loro opinioni allo stesso modo. Ma tutti battono su un tasto: “non possiamo subire il governo”.
Lo ha fatto con leggerezza , ma in modo inequivocabile, Mariella Maggio, che appare a questo punto la candidata forse più titolata a succedere a Beppe Lupo nel prossimo congresso dei democratici. Sia Cardinale quanto Ferrandelli  sentono di stare subendo il governo; il primo lo subisce in qualità di presidente onorario dei democratici riformisti, il gruppo parlamentare che ha contribuito in modo decisivo a far nascere, il secondo nella qualità di deputato regionale assai critico verso le “larghe intese”, che non c’entrano niente con Crocetta in verità, ma tutto si tiene, del resto non conta niente.
Questo clima di inquieta attesa di qualcosa di importante – che dovrebbe arrivare dal governatore, è stato percepito in anticipo da Francesco Cascio, e ha suggerito probabilmente una presa di posizione tranchant, che facesse da traino esterno ai mal di pancia democratici e insieme evitasse che oltre a contenere la maggioranza il centrosinistra s’impadronisse, come al solito, dell’opposizione. Va bene che non ci guadagna niente, il Pd intendiamo, dall’opposizione al governo che sostiene, ma non fa una gran bella figura il partito di opposizione se non si oppone con voce tonante nei momenti giusti.
Il giudizio di inadeguatezza, illustrato in modo stringato ma netto, da Francesco Cascio, rappresenta una novità rispetto all’aperta disponibilità, nel rispetto dei ruoli, espressa dal gruppo parlamentare Pdl, verso il governo e la sua maggioranza. Pareva che si fosse alla vigilia di una paz in grande stile in perfetta sintonia con gli indirizzi romani. E invece no, qualcosa si è rotto, forse in sede di finanziaria.
Crocetta reagisce come può. Sembra “circondato”, ma non sequestrato. Il governatore eletto sono io”, fa sapere. “e nessuno può trascinarmi nelle beghe delle correnti di partito”. Poi ammonisce: “Il Pd sostenga le riforme invece di pensare a dettare l’agenda, compito che non gli spetta”. Dopo l’attacco, la difesa“”Cosa dovevo fare con un deficit di un miliardo ricevuto in eredità e ulteriori tagli per 1,5 miliardi imposti dallo Stato? Abbiamo salvato il sociale, riformato i forestali e dato garanzie ai precari. Sulla formazione stiamo andando avanti. Per essere riformisti non basta avere una tessera del Pd o di Confindustria “.

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