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sabato 18 maggio 2013

SCONTO FATTURE DELLA REGIONE, UNICREDIT CHIUDE LE PORTE

Si aggrava, invece che alleggerirsi, il credit crunch in Sicilia. Unicredit chiude le porte in modo drastico e definitivo allo sconto di fatture della Regione siciliana: le imprese non potranno ottenere dunque anticipazioni, seppure in misura inferiore dell’intero credito, da parte del principale istituto bancario siciliano, se il debitore è la Regione siciliana o uno degli enti che ad essa fanno capo in qualunque settore di attività.
Queste direttive sono già state già emanate lo scorso anno, in estate, ma non hanno mai avuto una normale conferma da parte dell’istituto di credito. Abbiamo avuto modo di accertare che, pur non essendovi una comunicazione formale, Unicredit segue questo indirizzo in Sicilia. E’ possibile, tuttavia, che a fare la differemnza sia la solidità dell’impresa che richiede lo sconto della fattura e la relativa anticipazione. Se così fosse, la scelta della banca sarebbe, ove possibile, ancora più grave, perché lascerebbe allo “sportello” il verdetto sulla sopravvivenza dell’impresa che vanta dei crediti.
L’inasprimento delle regole da parte di Unicredit si verifica dopo la decisione del governo nazionale di destinare cospicue risorse proprio al fine di pagare i debiti contratti dallo Stato nei confronti di imprese ed aziende che hanno effettuato commesse pubbliche.
Invece che adottare criteri di maggiore duttilità, le banche chiudono i rubinetti anche quando i crediti sono da considerare sicuri. E ciò, a quanto pare, è dovuto al fatto che l’allungarsi dei tempi potrebbe provocare la morte dell’impresa e quindi sofferenze bancarie di difficile rientro. Mors tua, vita mea, insomma. O ancora peggio, visto che le banche potrebbero sopravvivere ai ritardi della pubblica amministrazione, traendone perfino profitto.
La questione in Sicilia, inoltre, ha il sapore della beffa, dato che Unicredit cura la tesoreria della Regione siciliana. La banca gestisce le risorse della regione, ma non si fida della regione.
Chi lamenta, non a torto, i verdetti delle agenzie internazionali di rating, deve ricredersi: le banche adottano misure dirette molto pesanti, mentre le agenzie, pur autorevoli, si limitano ad esprimere pareri.
Sul ruolo e i protocolli delle banche operanti in Sicilia, le rappresentanze di categoria non hanno finora sollevato alcuna questione. E’ toccato al Codacons mettere nero su bianco sul gravissimo episodio di Vittoria, dove un muratore disoccupato di 64 anni si è dato fuoco per difendere la propria casa messa all’asta da una banca.
Il Codacons ha annunciato la presentazione di un esposto alla Procura di Ragusa contro la banca che ha messo all’asta l’abitazione di Giovanni Guarascio. Nell’esposto il l’associazione che rappresenta i consumatori chiede l’apertura “di una indagine nei confronti dell’istituto di credito coinvolto, allo scopo di accertare se il comportamento della banca, che ha messo all’asta la casa di Guarascio per un debito di piccola entità e non superiore ai 10 mila euro, possa configurare eventuali reati, come l’istigazione al suicidio”.
Il Codacons inoltre ha chiesto alle istituzioni “di studiare un provvedimento volto a sospendere gli sfratti e le vendite delle prime case da parte delle banche per quei cittadini i cui redditi annui non superino i 20 mila euro”.
L’associazione invita inoltre gli utenti che rischiano di perdere la propria abitazione a causa delle banche a segnalare la propria storia inviando una mail a info@codacons.it, cosi’ da permettere al Codacons di inoltrare analoghe iniziative legali contro gli istituti di credito più spietati.

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