C’è un aspetto della vicenda Venturino, finora rimasto giustamente sottotraccia perché sommerso dalle polemiche politiche, ma che nei prossimi giorni solleverà probabilmente ulteriori dibattiti: la rappresentanza del Movimento Cinque Stelle all’interno dell’Ufficio (Consiglio) di Presidenza dell’Assemblea regionale.
Finora tale rappresentanza è stata assicurata per l’appunto dal deputato Venturino, nella sua qualità di vice-Presidente. A seguito però della sua espulsione dal gruppo del M5S, quest’ultimo è attualmente privo di propri rappresentanti in seno alla Presidenza.
Che fare? Cosa dice al riguardo il regolamento? Il principio da cui bisogna partire per inquadrare la vicenda e trovare una risposta è enunciato all’art. 4.5 del regolamento: “Nell’Ufficio di Presidenza devono essere rappresentati tutti i Gruppi parlamentari costituiti di diritto (…), esistenti all’atto della sua prima elezione”. Questo è il motivo per cui, se dopo le votazioni effettuate per l’elezione dei suoi componenti ad inizio legislatura (due vicepresidenti, tre questori e tre segretari), qualcuno dei gruppi costituiti di diritto non vi risulti rappresentato, “si procede all’elezione di un corrispondente numero di Segretari“ aggiuntivi (art. 4.6). Tali segretari sono così strettamente collegati al gruppo parlamentare che rappresentano fino al punto che “decadono dall’incarico qualora venga meno il Gruppo cui appartenevano al momento dell’elezione ovvero nel caso in cui entrino a far parte di altro Gruppo parlamentare già rappresentato nell’Ufficio di Presidenza” (art. 4.8 aggiunto l’8.8.2001).
Come si vede non c’è una disposizione che disciplini espressamente il caso dell’abbandono del gruppo d’appartenenza da parte degli altri membri della Presidenza (Presidente, Vice-Presidenti, Questori e Segretari non aggiuntivi). La loro legittimazione, dunque, prescinde dal gruppo parlamentare d’appartenenza e riposa esclusivamente sul ruolo istituzionale ricoperto. Da questo punto di vista, pertanto, il deputato Venturino non ha alcun obbligo giuridico di dimettersi; né tantomeno la sua espulsione dal gruppo determina la sua decadenza dalla carica di Vice-Presidente.
Altro problema è – come accennato all’inizio - se, a seguito di tale abbandono, sia legittimo che il gruppo del M5S rimanga privo di un suo rappresentante all’interno della Presidenza. In questo caso, a nostro parere, deve valere il principio citato per cui al suo interno devono essere rappresentati tutti i gruppi costituiti di diritto, come il gruppo del M5S è.
Con rispetto, non ci pare condivisibile la posizione assunta dal Presidente secondo cui, in assenza di dimissioni di Venturino, il Consiglio di Presidenza è destinato a rimanere invariato perché ciò che contano sono solo gli equilibri tra le forze politiche ad inizio legislatura.
È un’interpretazione che non ci convince perché contraddice il principio della rappresentanza di tutti i gruppi costituiti di diritto in seno al Consiglio di presidenza. Se poi si considera che in seno a tale Ufficio siedono come segretari i rappresentanti di due gruppi consiliari (PID e Grande Sud), nonostante essi oggi non siano più costituiti di diritto ma semplicemente autorizzati perché composti da meno di cinque deputati, la vicenda acquista toni paradossali. Sarebbe, infatti, veramente strano che quel che è stato consentito a gruppi che non ne avevano a norma di regolamento diritto sarebbe oggi negato a quello che, per consistenza numerica, è il secondo gruppo all’Ars.
Bene farebbero gli organi competenti, a partire dalla Commissione per il regolamento, a dare un’interpretazione regolamentare che consenta l’elezione di un segretario suppletivo anche ai gruppi parlamentari originariamente rappresentati da membri della presidenza passati ad altro gruppo e per questo motivi rimasti privi di rappresentanza al suo interno.
Finora tale rappresentanza è stata assicurata per l’appunto dal deputato Venturino, nella sua qualità di vice-Presidente. A seguito però della sua espulsione dal gruppo del M5S, quest’ultimo è attualmente privo di propri rappresentanti in seno alla Presidenza.
Che fare? Cosa dice al riguardo il regolamento? Il principio da cui bisogna partire per inquadrare la vicenda e trovare una risposta è enunciato all’art. 4.5 del regolamento: “Nell’Ufficio di Presidenza devono essere rappresentati tutti i Gruppi parlamentari costituiti di diritto (…), esistenti all’atto della sua prima elezione”. Questo è il motivo per cui, se dopo le votazioni effettuate per l’elezione dei suoi componenti ad inizio legislatura (due vicepresidenti, tre questori e tre segretari), qualcuno dei gruppi costituiti di diritto non vi risulti rappresentato, “si procede all’elezione di un corrispondente numero di Segretari“ aggiuntivi (art. 4.6). Tali segretari sono così strettamente collegati al gruppo parlamentare che rappresentano fino al punto che “decadono dall’incarico qualora venga meno il Gruppo cui appartenevano al momento dell’elezione ovvero nel caso in cui entrino a far parte di altro Gruppo parlamentare già rappresentato nell’Ufficio di Presidenza” (art. 4.8 aggiunto l’8.8.2001).
Come si vede non c’è una disposizione che disciplini espressamente il caso dell’abbandono del gruppo d’appartenenza da parte degli altri membri della Presidenza (Presidente, Vice-Presidenti, Questori e Segretari non aggiuntivi). La loro legittimazione, dunque, prescinde dal gruppo parlamentare d’appartenenza e riposa esclusivamente sul ruolo istituzionale ricoperto. Da questo punto di vista, pertanto, il deputato Venturino non ha alcun obbligo giuridico di dimettersi; né tantomeno la sua espulsione dal gruppo determina la sua decadenza dalla carica di Vice-Presidente.
Altro problema è – come accennato all’inizio - se, a seguito di tale abbandono, sia legittimo che il gruppo del M5S rimanga privo di un suo rappresentante all’interno della Presidenza. In questo caso, a nostro parere, deve valere il principio citato per cui al suo interno devono essere rappresentati tutti i gruppi costituiti di diritto, come il gruppo del M5S è.
Con rispetto, non ci pare condivisibile la posizione assunta dal Presidente secondo cui, in assenza di dimissioni di Venturino, il Consiglio di Presidenza è destinato a rimanere invariato perché ciò che contano sono solo gli equilibri tra le forze politiche ad inizio legislatura.
È un’interpretazione che non ci convince perché contraddice il principio della rappresentanza di tutti i gruppi costituiti di diritto in seno al Consiglio di presidenza. Se poi si considera che in seno a tale Ufficio siedono come segretari i rappresentanti di due gruppi consiliari (PID e Grande Sud), nonostante essi oggi non siano più costituiti di diritto ma semplicemente autorizzati perché composti da meno di cinque deputati, la vicenda acquista toni paradossali. Sarebbe, infatti, veramente strano che quel che è stato consentito a gruppi che non ne avevano a norma di regolamento diritto sarebbe oggi negato a quello che, per consistenza numerica, è il secondo gruppo all’Ars.
Bene farebbero gli organi competenti, a partire dalla Commissione per il regolamento, a dare un’interpretazione regolamentare che consenta l’elezione di un segretario suppletivo anche ai gruppi parlamentari originariamente rappresentati da membri della presidenza passati ad altro gruppo e per questo motivi rimasti privi di rappresentanza al suo interno.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.