Non si sa ancora la data del congresso regionale del Partito Democratico, né se ce ne sarà uno entro la fine dell’anno, ma in questi giorni non si parla d’altro che delle candidature alla giuda del Pd siciliano: per adesso sono soltanto rumors, eppure qualche nome è già venuto fuori. Quello che molti non dicono, però, è che in realtà tutto, soprattutto i nomi, dipende dalle modalità di elezione del segretario.
E gli scenari possibili, attualmente, sono tre. Si potrebbe decidere di lasciare tutto com’è, quindi il segretario verrebbe scelto attraverso le primarie che sarebbero aperte a tutti: chiunque, cioè, potrebbe votare uno dei candidati, anche chi non milita tra i democratici o, più semplicemente, non è un simpatizzante del Pd. Così è stato eletto l’attuale segretario Giuseppe Lupo e così venne eletto, nel 2007, il primo segretario regionale del Partito Democratico, Francantonio Genovese.
Ma nel partito sono in tanti a pensare che è ora di cambiare le regole. Una soluzione diversa, che però non abolirebbe il meccanismo delle primarie, volute così tanto da chi il Pd lo ha fondato e reclamate a gran voce ancora da molti, prevedrebbe invece una versione ‘ristretta’ di partecipazione al voto.
Come è stato per le primarie parlamentari e per quelle che hanno eletto il candidato premier della coalizione di centrosinistra, cioè, si pensa ad utilizzare l’albo degli elettori istituito qualche mese fa. In questo modo si cercherebbe di evitare che proprio chiunque, anche un elettore di centrodestra, possa scegliere l’uomo o la donna che guiderà il partito, e consentirebbe invece di selezionare i votanti tra i presunti simpatizzanti, iscritti o elettori del Pd.
In questi primi due scenari le ipotesi di candidatura sono tante e cambiano praticamente ogni giorno, ma quelle di cui più si è parlato sono, fondamentalmente, quella di una ricandidatura dell’attuale segretario Lupo e quella di Fabrizio Ferrandelli per l’area Renzi, capeggiata in Sicilia da Davide Faraone. Se il segretario venisse eletto attraverso le primarie, infatti, Ferrandelli, soprattutto a Palermo, sarebbe molto avvantaggiato. D’altro canto, le ha già vinte una volta.
C’è, però, l’incognita della candidatura che verrà espressa dalla nuova forza in campo in casa democratici: RifayPd. All’incontro che venerdì scorso ha, di fatto, battezzato la nuova area, hanno partecipato in tanti. Non solo i politici vicini ad Antonello Cracolici, che ha lanciato l’iniziativa, ma (a parte l’area Lupo) erano presenti esponenti di tutte le anime del Partito. Lo stesso Ferrandelli con Faraone, Beppe Lumia, Tonino Russo (area Crisafulli) e quasi tutti i deputati del gruppo parlamentare del Pd all’Assemblea regionale, compresi quelli che hanno aderito alla corrente “Nuovo corso”.
Che l’incontro di venerdì sia il preludio di una nuova, forte, alleanza che sfidi il segretario uscente? Se così fosse, difficilmente il candidato espresso da questa grande area potrebbe essere il neo iscritto al Pd Ferrandelli. Si potrebbe optare più facilmente, invece, per il giovane sindaco di Pollina e appena eletta alla Camera dei deputati, prima arrivata a Palermo e provincia, Magda Culotta, o per Giuseppe Provenzano, esponente del Pd da poco entrato a far parte della segreteria tecnica dell’assessore all’Economia regionale Luca Bianchi, con il quale ha collaborato alla Svimez, o ancora per il parlamentare agrigentino Tonino Moscatt.
La terza e ultima possibilità, invece, è che gli organi del Pd decidano di abolire le primarie (ipotesi per adesso molto improbabile) e tornare al sistema delle tessere: il segretario verrebbe eletto, cioè, dai tesserati del partito in un’apposita assemblea. Se questo accadesse, allora il candidato potrebbe essere anche una personalità più strutturata nel partito come lo stesso Cracolici, che però ha smentito più volte (l’ultima proprio venerdì pomeriggio) di voler prendere in mano la guida del Pd siciliano.
E soprattutto, di nomi, l’ex capogruppo dei democratici all’Ars, non vuole sentirne parlare: “E’ un depistaggio – ha commentato Cracolici a SiciliaInformazioni – . Fare nomi adesso, senza sapere nemmeno se ci sarà un congresso oppure no, è soltanto un modo per distogliere l’attenzione dai problemi che stiamo cercando di affrontare nel partito e che con i futuri candidati alla segreteria non hanno nulla a che vedere. I partiti non possono vivere solo di congressi”
E gli scenari possibili, attualmente, sono tre. Si potrebbe decidere di lasciare tutto com’è, quindi il segretario verrebbe scelto attraverso le primarie che sarebbero aperte a tutti: chiunque, cioè, potrebbe votare uno dei candidati, anche chi non milita tra i democratici o, più semplicemente, non è un simpatizzante del Pd. Così è stato eletto l’attuale segretario Giuseppe Lupo e così venne eletto, nel 2007, il primo segretario regionale del Partito Democratico, Francantonio Genovese.
Ma nel partito sono in tanti a pensare che è ora di cambiare le regole. Una soluzione diversa, che però non abolirebbe il meccanismo delle primarie, volute così tanto da chi il Pd lo ha fondato e reclamate a gran voce ancora da molti, prevedrebbe invece una versione ‘ristretta’ di partecipazione al voto.
Come è stato per le primarie parlamentari e per quelle che hanno eletto il candidato premier della coalizione di centrosinistra, cioè, si pensa ad utilizzare l’albo degli elettori istituito qualche mese fa. In questo modo si cercherebbe di evitare che proprio chiunque, anche un elettore di centrodestra, possa scegliere l’uomo o la donna che guiderà il partito, e consentirebbe invece di selezionare i votanti tra i presunti simpatizzanti, iscritti o elettori del Pd.
In questi primi due scenari le ipotesi di candidatura sono tante e cambiano praticamente ogni giorno, ma quelle di cui più si è parlato sono, fondamentalmente, quella di una ricandidatura dell’attuale segretario Lupo e quella di Fabrizio Ferrandelli per l’area Renzi, capeggiata in Sicilia da Davide Faraone. Se il segretario venisse eletto attraverso le primarie, infatti, Ferrandelli, soprattutto a Palermo, sarebbe molto avvantaggiato. D’altro canto, le ha già vinte una volta.
C’è, però, l’incognita della candidatura che verrà espressa dalla nuova forza in campo in casa democratici: RifayPd. All’incontro che venerdì scorso ha, di fatto, battezzato la nuova area, hanno partecipato in tanti. Non solo i politici vicini ad Antonello Cracolici, che ha lanciato l’iniziativa, ma (a parte l’area Lupo) erano presenti esponenti di tutte le anime del Partito. Lo stesso Ferrandelli con Faraone, Beppe Lumia, Tonino Russo (area Crisafulli) e quasi tutti i deputati del gruppo parlamentare del Pd all’Assemblea regionale, compresi quelli che hanno aderito alla corrente “Nuovo corso”.
Che l’incontro di venerdì sia il preludio di una nuova, forte, alleanza che sfidi il segretario uscente? Se così fosse, difficilmente il candidato espresso da questa grande area potrebbe essere il neo iscritto al Pd Ferrandelli. Si potrebbe optare più facilmente, invece, per il giovane sindaco di Pollina e appena eletta alla Camera dei deputati, prima arrivata a Palermo e provincia, Magda Culotta, o per Giuseppe Provenzano, esponente del Pd da poco entrato a far parte della segreteria tecnica dell’assessore all’Economia regionale Luca Bianchi, con il quale ha collaborato alla Svimez, o ancora per il parlamentare agrigentino Tonino Moscatt.
La terza e ultima possibilità, invece, è che gli organi del Pd decidano di abolire le primarie (ipotesi per adesso molto improbabile) e tornare al sistema delle tessere: il segretario verrebbe eletto, cioè, dai tesserati del partito in un’apposita assemblea. Se questo accadesse, allora il candidato potrebbe essere anche una personalità più strutturata nel partito come lo stesso Cracolici, che però ha smentito più volte (l’ultima proprio venerdì pomeriggio) di voler prendere in mano la guida del Pd siciliano.
E soprattutto, di nomi, l’ex capogruppo dei democratici all’Ars, non vuole sentirne parlare: “E’ un depistaggio – ha commentato Cracolici a SiciliaInformazioni – . Fare nomi adesso, senza sapere nemmeno se ci sarà un congresso oppure no, è soltanto un modo per distogliere l’attenzione dai problemi che stiamo cercando di affrontare nel partito e che con i futuri candidati alla segreteria non hanno nulla a che vedere. I partiti non possono vivere solo di congressi”
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