28 maggio 1035
Avendo
i saracini occupata l’isola di Lipari, scorrevano giornalmente le spiagge de’
Cristiani, dove facevano grosse prede, e molti prigioni. Pervenuti questi
avvisi alle orecchie de’ Pisani, inanimati dall’ottenuta vittoria di Cartagine,
armarono quaranta Galere, ed usciti s’indirizzarono verso la detta Isola per
liberarla dalle mani di quegl’Infedeli.
Ammiraglio
della qual Armata dicono che fosse Sigerio
Matti, il quale entrato all’improvviso nel porto, prese parte de’ Vascelli,
che vi si ritrovavano, e parte affondati, mise l’assedio alla Città, che ben
presto l’ottenne, ed il dì 28 maggio
scorse tutta l’Isola, dove fece un grosso bottino, e dalla Chiesa dedicata al
Glorioso Apost. S. Bartolommeo, levò la di lui Testa, ed una mano, che in detta
Chiesa si conservava, le quali Reliquie, colla dovuta venerazione trasportò a
Pisa, dove onorevolissimamente si conservano nella Chiesa Maggiore.
Che ivi
fosse traslatato il Corpo di detto S. Apostolo, chiaramente lo dice Freg. Turon
della Glor. De’ Mart. Cap. 34, il Card. Bar., ne fa ampia attest. Nelle sue
note al martirol. Cit. molti altri Aut., e se fosse opposto, che il Corpo del
medesimo Santo fù poi traslatato da Lipari a Benevento l’anno 832, come vuol
Sigeb. Nella sua Cron. L’anno 840 secondo Leone Ostien. Lib. Pr. Cap. 26 e che
di lì poi fù portato a Roma da Ottone Imperatore l’anno 983 e che in
conseguenza non potevano in quest’anno aver trovato i Pisani dette S. Reliquie
in Lipari; io risponderei, come ha fatto il molti casi il medesimo Card. Bar.
Ne’ suoi Ann., che non si deve reputare cosa ripugnante, che quando il Corpo
del medesimo Santo, fu traslatato da Lipari, ne fosse ivi restata parte per
buona, fortuna de’ Pisani, de’ quali altri che hanno scritto gl’Annali,
raccontano diversamente questa impresa, asserendo, che quando i Saracini ebbero
sentore che era mossa contro di loro l’armata Pisana, il di cui nome era già
divenuto tremendo, non vollero aspettare per non essere sconfitti, ma presero
risoluzione di spogliar tutta l’isola, e lasciarla vuota di robe e abitatori, e
fuggirsi in luogo sicuro, e così fecero, credendo, che i Pisani non la
dovessero tenere, come paese lontano, e disastroso, ond’eglino sarebbero poi
ritornati a riabitarvi, ma s’ingannaro, perché impadronitisi i Pisani dell’Isola,
la tennero, e la munirono.
Anno 1036
Partiti
i Pisani coll’armata da Lipari si inviarono verso Bona Città dell’Affrica,
quale città fù Patria di S. Agostino, e
la presero con aver tagliati a pezzi molti di quegl’infedeli, ed in particolare
il loro Re, e con ricchissima preda se ne ritornarono vittoriosi alla Patria.
Ritrovatasi
in quel tempo l’Imperator Corrado in Italia per quietare i tumulti di
Lombardia, onde i Pisani per gratificarselo, gli spedirono Ambasciatori, col
mezzo de’ quali donarono a S. M. l’isola di Lipari da loro acquistata,
inviandogli ancora la corona reale del Re di Bona.
Furono
graditissimi i doni all’Imperatore, lodando l’affetto de’ donatori, a’ quali
sempre corrispose con reciproco amore. In quest’anno i Pisani diedero principio
a fabbricare il ponte vecchio, oggi della fortezza, quale era di legno, e fù
finito l’anno 1046.
Fatto
storico realmente avvenuto o leggenda? Questa è stata la prima domanda che ci
siamo posti nel leggere gli annali Pisani. Possiamo affermare che, allo stato
delle ricerche, nessun testo di Storia Pisana nega l'evento. Come abbiamo avuto
modo di dimostrare gli eventi relativi all'attacco nei confronti degli arabi di
Lipari sono ben dettagliati rispetto agli altri avvenimenti narrati nel
periodo, come le spedizioni nei confronti di Bona ed Utica. La data della
spedizione, il numero delle navi, la topografia di Lipari, il passaggio
relativo alla Chiesa dedicata a San Bartolomeo nell'area del presunto luogo
dello sbarco del corpo dell'apostolo, sono precisi particolari che non possono
essere derubricati alla voce “leggenda”. Lo stesso
Due
degli eruditi pisani più noti, Tronci e Roncioni, dedicano ampio spazio e
risalto alla cronaca dell'attacco pisano nei confronti degli arabi di Lipari,
senza alcun tentennamento.
Per
quasi un secolo abbiamo dato per scontato alcune informazioni storiche sul periodo
arabo di Lipari, adesso la scoperta degli Annali del Tronci ci spingono a
cercare altre prove, altre testimonianze, a conferma o smentita di questi
fatti.
Il
racconto del Tronci e degli storici pisani, ci stimola ad immaginare una
comunità liparota consistente ed in grado di avviare una notevole opera di
ricostruzione subito dopo l'arrivo dei Benedettini, quale la costruzione del
monastero, della prima cattedrale e del Chiostro, rafforzando quanto sostenuto
dagli avvocati del Comune di Lipari, e principalmente all'avvocato Emanuele
Carnevale, nella lunghissima controversia legale sui terreni pomiciferi e sulla
interpretazione dei diplomi normanni sostenuta contro la Mensa Vescovile di
Lipari nei periodi 1888-1891 e 1911 – 1926.
Le Isole Eolie, ancora una volta, riescono a
sorprenderci, a non dare per scontato
che tutto sia noto o sia stato scoperto; attraverso la ricerca è possibile
scoprire e riscrivere il passato delle nostre isole e darci indicazioni per il
futuro.
Per approfondimenti: Giuseppe La Greca, Lipari al
tempo degli arabi, edizione del Centro Studi Eoliano, 2009.
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