Ringrazio tutti i presenti per essere qui, in particolare gli operatori turistici e gli amministratori delle isole di Sicilia.
Ringrazio l’Ass. Strano per aver voluto questa conferenza stampa e soprattutto per aver previsto la deroga che consentirà alle isole di Sicilia di avere un proprio distretto turistico. Ringrazio il Presidente dell’URAS Federalberghi Sicilia Dott. Nico Torrisi, per essersi speso nel sensibilizzare questa scelta e per aver istituito il coordinamento regionale isole di Sicilia di Federalberghi. Ringrazio i Sindaci che lungimiranti hanno richiesto questo distretto ed in particolare Mariano Bruno e Salvatore Gabriele che si sono mossi in rappresentanza anche degli altri Sindaci che non hanno tardato a manifestare la propria convinta adesione allavolontà di costituire questo distretto. Una convinta adesione che ha radici profonde nell’ANCIM Sicilia e nella consapevolezza che le isole sono legate da onori ed oneri comuni, dove fascino epatrimonio incomparabili si trovano a dover fare i conti con problemi strutturali ed infrastrutturali a volte invalicabili.
Gli amministratori delle isole sanno bene quanto sia importante creare la massa critica necessaria per non rischiare di vedere azzerate le proprie economie, le proprie popolazioni e le proprie culture. In Bit ci si aspetterebbe di rivolgersi principalmente ai buyers dell’industria turistica ma è evidente che lo scopo di questa prima conferenza stampa del nascituro Distretto Arcipelaghi ed Isole di Sicilia non può essere quello di vendere un prodotto turistico che di fatto ancora non esiste. Ritengo che l’obiettivo di quest’oggi sia pertanto quello di iniziare a tracciare un percorso partecipato che ci veda nei prossimi 2 mesi capaci di raccogliere le adesioni necessarie, per definire il soggetto gestore del distretto e redigere il piano di sviluppo turistico che ne dovrà rappresentare lo strumento di gestione. Un piano di sviluppo turistico che dovrà tener conto degli altri strumenti dipianificazione del territorio e che dovrà nel contempo diventare lo strumento di management principale di territori a prevalente vocazione turistica. Significa valutare la capacità di carico delle realtà microinsulari, valutandone gli impatti positivi e negativi che lo sviluppo turistico genera sull’ambiente, sull’economia e sul tessuto socioculturale. Il piano di sviluppo non potrà rappresentare un’accozzaglia di progetti disorganicitirati fuori dal cassetto all’ultimo momento per evitare di non essere in grado di presentarne alcuno. Ma necessiterà di una fase di progettazione a cura di una cabina di regia tecnica composta da esperti appartenenti ai vari ambiti di intervento. Il turismo è infatti trasversale ai beni culturali ed ambientali come lo è alleinfrastrutture e ai trasporti, allo sport e allo spettacolo come lo è al commercio e all’artigianato. Il piano di sviluppo per poter essere un efficace strumento di management del territorio dovrà essere partecipato. Gli interventi dovranno essere tra essi integrati. Dovrà poter essere aggiornato in base ai fattori di mutamenti endogeni ed esogeni al distretto e dovrà disporre di un efficiente sistema di monitoraggio. Tra gli obiettivi da perseguire, oltre a quello di ricercare un equilibrio tra le esigenzedi sviluppo e quelle di salvaguardia del territorio, vi è sicuramente quello di ridurre ai minimi termini l’annoso fenomeno della stagionalità. Negli anni di programmazione POR trascorsi siamo stati bravi a creare nuove strutture ricettive. A tale aumento dell’offerta non è corrisposto un proporzionaleincremento della domanda che invece risulta ormai da anni pressoché stagnante. Ciò ha fatto si che i tassi di occupazione, in alcuni casi, scendessero al di sotto dei livelli di guardia.
Ci è mancata la capacità di creare i presupposti per poter destagionalizzare i flussi turistici. Destagionalizzare i flussi turistici significa garantire l’accessibilità con sistemiintermodali moderni in grado di assicurare l’arrivo e la ripartenza del turista in tempi accettabili. Ma significa anche essere in grado di ampliare l’offerta turistica che ci vede ancora impegnati a vendere il mare e il sole a prezzi che per ovvi motivi non potranno mai essere particolarmente competitivi. Si tratta di sistematizzare le conoscenze e le tradizioni, valorizzare i beni culturali ed ambientali e accedere a nuovi mercati.Attraverso la creazione dei circuiti. Puntando sugli itinerari naturalistici, culturali ed enogastronomici. Scommettendo sullo sport e sul MICE. Questo significa prevedere il recupero e il mantenimento dei sentieri, realizzare la segnaletica, rendere effettivamente fruibile il patrimonio culturale anche mediantel’utilizzo di tecnologie innovative, migliorare l’arredo urbano, adottare scelte verso l’utilizzo di fonti di energia alternativa.Significa prevedere azioni di marketing turistico a supporto di tutto ciò che siano in grado di posizionare distintivamente il prodotto isole minori sul mercato. Solo attraverso azioni di sistema di tale portata, potremo sperare di sconfiggere lapiaga della stagionalità che al momento concentra circa il 93% delle presenze turistiche nei 6 mesi tra aprile e settembre.
La stagionalità riduce la qualità del servizio offerto, non consentendo una programmazione adeguata. Sottopone ad un elevatissimo rischio il capitale dell’albergatore e, soprattutto, impoverisce il tessuto sociale. Quanti dei giovani che studiano, si laureano, si specializzano riescono poi a trovare un impiego soddisfacente nelle nostre isole? Non possiamo più permetterci di continuare ad assistere ad una fuga di menti ed energie che rappresenta ormai la nostra principale quotidiana sconfitta.
Ritengo che il settore privato abbia un importante ruolo da giocare in questo distretto. Il privato deve essere in grado di aggregarsi, di giocare di squadra e di collaborare con le pubbliche amministrazioni. Le associazioni di categoria giocano un ruolo di primaria importanza per la capacitàdi aggregazione e per quella di lobby ed indirizzo che costantemente praticano sulle pubbliche amministrazioni.
Federalberghi, con l’istituzione del Coordinamento Isole Minori ha messo a disposizione la propria struttura associativa dimostrando di credere in questo progetto nell’interesse degli operatori turistici delle isole. Il settore pubblico, nell’ambito del distretto è chiamato ad amministrare con logiche che dovranno essere prevalentemente di carattere tecnico e dove la politica è giustoche faccia un passo indietro. Spero tanto che l’anno prossimo qui in BIT questa sala possa essere gremita di touroperators desiderosi di inserire nei propri cataloghi il prodotto isole minori. Un prodotto con una sua brand identity ma dove le peculiarità e l’identità delle singole isole non viene in alcun modo svilita. Un prodotto in crescita e la cui offerta integrata abbia già iniziato a gettare le basi per uno sviluppo sostenibile di queste meravigliose realtà.