I creditori dicono si al concordato. Un atto determinante per il salvataggio dal fallimento della "Pumex spa", la società rappresentata dall'industriale Enzo D'Ambra oberata dai debiti e per questo in liquidazione, che si occupava dell'estrazione e della lavorazione della pomice dalle cave bianche di Porticello e Aquacalda di Lipari.
Ieri i creditori, sia i privilegiati (erario, enti previdenziali e assistenziali, dipendenti, artigiani, cooperative professionisti), sia i chirografari (le circa cinque banche e altri), hanno votato a maggioranza l'accettazione del concordato, ritenuto conveniente, in quanto dai soli immobili che la Pumex intenderebbe trasformare con finalità turistiche, si stima che possano essere incassate somme tali da soddisfare ampiamente l'intero ammontare dei crediti, oltre agli interessi. La votazione palese è avvenuta dinanzi al giudice delegato Assunta Cardamone. Il perito, nominato in precedenza dallo stesso giudice, l'ing. Cosimo Scilipoti, ha stimato il valore dei beni aziendali ubicati ad Acquacalda e Porticello di Lipari, indicando possibili ricavi per circa 30 milioni di euro, somma questa che consentirebbe di pagare i debiti che nel complesso ammonterebbero a circa 10 milioni. Una stima, fatta dal consulente del tribunale, il commercialista Giovanni genovese, sensibilmente inferiore a quella che era stata presentata dalla stessa Pumex in sede di proposta del concordato preventivo. Con la proposta di concordato presentata e adesso accettata dalla maggioranza dei creditori, prima di tutto bisognerà pagare i dipendenti rimasti senza lavoro ai quali spettano il Tfr e altri emolumenti non corrisposti. A seguire le numerose banche, circa cinque istituti di credito, con le quali l'azienda aveva lasciato insoluti – fin dalla cessazione dell'attività interrotta dal sequestro giudiziario delle cave –, consistenti debiti per un ammontare stimato di poco più della metà del debito complessivo di 10 milioni di euro. A fronte dei debiti accumulati e insoluti, la Pumex, ha offerto la vendita degli immobili, terreni e soprattutto capannoni e fabbricati ubicati nell'area di Porticello, di proprietà della società. I beni immobiliari – secondo una stima avanzata dalla stessa Pumex – considerando la destinazione e l'impiego futuro che ne vorrebbe fare l'azienda con il cambio di destinazione d'uso, avrebbero sul mercato un valore stimato dall'azienda, di ben 40 milioni di euro, ridotti dal perito ad una previsione di 30 milioni di euro.
Il tempo di ammortamento chiesto ai creditori dalla Pumex per ripianare i debiti è di un massimo di quattro anni. Perché il piano sia operativo, bisognerà ancora attendere l'udienza del prossimo 18 febbraio, quando le banche che ieri attraverso i rispettivi legali hanno dato l'assenza al concordato, dovranno formalizzare il deposito delle deleghe autenticate dagli Istituti bancari. Una formalità.
Soddisfatto dell'esito del voto espresso dai creditori l'industriale Vincenzo D'Ambra, presente ieri in udienza con i suoi legali, gli avv. Gaetano Franchina e Franco Maria Merlino, entrambi del foro di Catania. «Aspetteremo per la prossima udienza la formalizzazione del voto da parte degli altri creditori che oggi (ieri per chi legge) hanno dato l'assenso alla procedura. Con fiducia e massimo impegno costruttivo».
I creditori si sarebbero ritenuti soddisfatti perché, sulla base della stima dei beni, oltre alla sorte capitale recuperabile per intero, vedrebbero pagati anche i relativi interessi. Così per i lavoratori, ma anche per le banche. Nella relazione iniziale redatta all'atto della richiesta del concordato, il consulente Genovese, incaricato di vagliare la fattibilità del piano di rientro con i creditori, sottolinea che l'azienda stima i beni immobiliari in ragione della ipotetica futura diversa destinazione d'uso nello strumento urbanistico di Lipari in via di definizione. L'azienda infatti nella proposta presentata avrebbe ipotizzato come destinazione urbanistica per gli immobili di Porticello quella turistico alberghiera. È evidente che assumerà un ruolo importante nella vicenda il mondo politico eoliano. Un dato è certo: è stato evitato il fallimento della "Pumex spa" che avrebbe comportato la vendita all'asta dei beni.(l.o.)
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