Mario Cavaleri - Gazzetta del sud (Palermo)
I partiti cominciano a sentire il fiatone sul collo e
si colgono timidi segnali di una fase nuova in cui ciascun deputato
potrebbe finalmente rifiutare il ruolo di yes man, per esercitare in
piena autonomia e libertà il proprio mandato. Stamattina una prova la si
avrà nell'assemblea del Pd, chiamata a pronunziarsi sulla mozione di
sfiducia al segretario regionale Giuseppe Lupo, firmata da 188
dirigenti. Sarà un'operazione verità, senza ipocrisie?
La vicenda è precedente alle Amministrative e riguarda
il sostegno al governo Lombardo prima, la gestione delle Primarie poi
nell'impazzimento generale: il segretario nazionale Bersani, con Lupo
appresso, voleva la candidatura di Rita Borsellino; nella sfida ha avuto
la meglio Fabrizio Ferrandelli sostenuto da quella parte del Pd che
chiede la testa del segretario.
L'aver "perso" le primarie ma "vinto" la battaglia
finale con Leoluca Orlando ha ritonificato Lupo e i suoi sostenitori,
così da rinunciare a quel proposito iniziale di offrire le dimissioni
subito dopo il voto e affrontare la riunione di oggi con spirito più
combattivo.
Lupo infatti non intende lasciare, dopo che il
risultato elettorale ha bocciato i suoi avversari interni. Fronte che
oggi dovrà dimostrare se è ancora unito. Perchè da settimane il gruppo
"Innovazioni" che fa riferimento a Cardinale, Papania, Genovese sembra
volersi differenziare dal duo Beppe Lumia- Antonello Cracolici, fautori
dell'appoggio all'esecutivo dei tecnici. Le due correnti condividono
l'obiettivo di dimissionare Lupo ma non più le strategie del dopo.
In ballo c'è la linea del partito nelle prossime
regionali di ottobre: riconoscersi nella foto di Vasto e virare quindi a
sinistra per un patto con Idv e Sel, magari allargato all'Udc? O
strutturare meglio l'alleanza con i moderati del Nuovo Polo; o stringere
accordi solo con l'Udc, cui non dispiace per il momento occhieggiare a
destra e sinistra?
La risposta non verrà oggi, ma l'indicazione emergente sarà un segnale preciso.
Si decidono in queste settimane le sorti dei parlamentari regionali e dei potenziali candidati alle Politiche.
Sempre che i partiti che si dichiarano presìdi di
democrazia, un qualche straccio di regola democratica la osservino e,
per le Politiche (dove quasi certamente si tornerà a votare col
"porcellum"), non ripropongano il metodo dell'imposizione dall'alto.
Che significa dar luogo a situazioni aberranti già sperimentate con
successo (degli interessati): il parlamentare non più candidabile per
statuto (dopo tre mandati) lascia la poltrona ...alla figlia! È accaduto
pure nel "democratico" Partito democratico!
Se la sinistra è allo sbando, non gode di migliore salute il fronte dei moderati.
Si affaccia forse un'operazione verità anche nel Pdl.
Ieri il presidente dell'Ars Francesco Cascio ha chiesto un cambio di
segreteria regionale e ha invitato tutti i dirigenti a fare un passo
indietro, riconoscendo la sconfitta subita alle Amministrative. Lui
stesso ha rinunciato a proporsi per la presidenza della Regione.
Il capogruppo Innocenzo Leontini, finora tra i più
ortodossi osservanti della linea di partito, sbotta in un tuonante
"basta": ha detto chiaramente che la misura è colma con i «partiti che
fanno le loro scelte in solitudine e le fanno apprendere ai loro
dirigenti attraverso le colonne dei giornali oppure a "Porta a Porta".
In disaccordo con Cascio non ritiene bastevole sostituire tizio con caio
perchè si continuerebbe lo stesso a prendere pesci in faccia
dall'elettorato che non gradisce più nulla. Occorrono cambiamenti del
sistema. E cambiare intanto la legge elettorale che ha annullato
l'intera classe parlamentare sottraendola alle scelte del popolo per
renderla ostaggio dei vertici». Leontini invita quindi a tornare al
«dialogo col popolo, che altrimenti non sarà più delle libertà ma delle
schiavitù». Nel partito berlusconiano, linguaggio inedito e dirompente,
inusitato fino a qualche mese addietro. La scomposizione è dietro
l'angolo.
E a proposito di leggi elettorali farsa, il
vice-coordinatore nazionale di Fli Fabio Granata sollecita l'immediata
riforma di quella sulle Amministrative: «Entro l'estate l'Ars cambi con
piccoli accorgimenti la legge elettorale. Non può scattare un premio di
maggioranza così sproporzionato sulle liste del sindaco. Un vulnus
evidente alla democrazia: candidati con migliaia di preferenze non
eletti ,consiglieri comunali eletti con una decina di voti di
preferenza. Una follia».
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