C’è un’agenda virtuale dei bisogni che non riesce a diventare agenda politica: l’Assemblea regionale siciliana è in ritardo su questioni di grande rilevanza politica ed istituzionale. Pur essendo il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, animato delle migliori intenzioni, l’attività del Parlamento regionale s’inceppa e misura il suo ritardo con la realtà “esterna” al Palazzo. La sua attività è segnata da un regolamento interno vetusto, antecedente alla riforma costituzionale che ha introdotto l’elezione diretta del presidente della Regione e modificato i criteri di nomina dei membri del governo. L’Assemblea è stata privata di prerogative importanti, come l’elezione del presidente e degli assessori, ed ha perduto l’esclusività della rappresentanza, perché il presidente può chiamare al governo anche coloro che non siedono nei banchi di sala D’Ercole.
Il regolamento è rimasto al palo, e l’Assemblea difende con i denti funzioni minimalistiche, come l’esame dei contributi regionali, rinunciando a funzioni che gli sono proprie, demandate all’esecutivo. Piccolo cabotaggio clientelare piuttosto che un lavoro legislativo di qualità, che concederebbe maggiori dividendi in termini di consenso e buone pratiche. Ma questo non è l’unico, seppur rilevante, ritardo.
Nei giorni scorsi una sentenza del Tar ha condannato al pagamento di diecimila euro l’Assemblea regionale perché non ha deciso in tempi accettabili sulla decadenza di un deputato incompatibile. La Commissione per il regolamento, in linea con una antica tradizione, ha allungato all’infinito i tempi, e il Parlamento è stato punito. Non è certo il costo dell’omissione a creare problemi, c’è tuttavia in questa riluttanza la prova della permanenza di un anacronistico spirito di corpo: il rispetto delle norme viene “sacrificato” alla “casta”, che rimane al di sopra di tutto e tutti. Il danno d’immagine è notevole.
L’agenda istituzionale ha tanti altri “buchi”: la trasparenza, ancora solo formalmente scelta ed accettata;la farraginosità e la modesta qualità delle leggi, sprovviste di lavoro preparatorio, ricerche, studi ed analisi di impatto, i costi elevati della politica.
Quella condotta per la trasparenza è una battaglia subdola ed insidiosa, perché il potere di andare a fondo delle cose è demandato ad una burocrazia che, corpo super-privilegiato, adotta ogni strumento per impedire passi avanti concreti e reali. Basti ricordare l’episodio più eclatante: il presidente dell’Ars ha voluto che le riunioni del Consiglio di presidenza, l’organo che decide su tutto e tutti, fossero raccontati on line ed i verbali finalmente resi pubblici. Ebbene, la “rivoluzione” c’è stata, ma i verbali sono incomprensibili, al pari delle leggi, perché rimandano a provvedimenti, decreti, norme legislative, commi ed altro che rendono oscuro il testo. Basterebbe semplicemente rendere “cliccabili” tutti i “rinvii” agli atti, ottenendo così il testo del provvedimento richiamato, per offrire trasparenza alle decisioni. Ma nessuno vuole farsi strappare il monopolio delle informazioni, senza il quale il controllo reale delle istituzione da parte dei cittadini (e degli stessi parlamentari sulle scelte che compiono) passerebbe di mano, dalla burocrazia superprivilegiata alla rappresentanza istituzionale prima ed all’opinione pubblica successivamente.
I sacerdoti delle regole hanno sempre dettato legge dagli albori dell’umanità. Se gli emolumenti concessi alle figure apicali della burocrazia – non ci riferiamo unicamente all’Assemblea – sono astronomici, è segno che la bilancia continua a pendere dalla stessa parte.
Altri temi in perenne stand by: l’assenteismo di sala D’Ercole e nei lavori delle Commissioni legislative, il recepimento del decreto Monti sui tagli dei costi. Un tema quest’ultimo affrontato da Ardizzone lo stesso giorno in cui è stato eletto. Il Parlamento regionale ha deciso di affidare ad una Commissione l’applicazione della norma, come capita quando non c’è una volontà politica reale di affrontare e risolvere una questione. Il bilancio interno dell’Ars, va ricordato, per la prima volta ha subito una inversione di tendenza dopo anni di chiacchiere, che hanno raggiunto nella legislatura precedente – presidente Cascio imperante – il culmine a causa di un costante richiamo ai risparmismentito da costi sempre alti e bilanci sempre in rosso. Si è risparmiato l’otto per cento, mentre la Regione ha dovuto tagliare il venti per cento delle risorse.
Assenteismo e costi della politica, trasparenza e regolamento interno vetusto, superprivilegi della burocrazia: quando saranno affrontati, e come? L’attività parlamentare sconta le difficoltà politiche di ogni maggioranza e di ogni opposizione, “liquide” come sempre, ma subisce una tendenza alla conservazione di un Parlamento, la cui lungimiranza è ridotta al lumicino.
Il regolamento è rimasto al palo, e l’Assemblea difende con i denti funzioni minimalistiche, come l’esame dei contributi regionali, rinunciando a funzioni che gli sono proprie, demandate all’esecutivo. Piccolo cabotaggio clientelare piuttosto che un lavoro legislativo di qualità, che concederebbe maggiori dividendi in termini di consenso e buone pratiche. Ma questo non è l’unico, seppur rilevante, ritardo.
Nei giorni scorsi una sentenza del Tar ha condannato al pagamento di diecimila euro l’Assemblea regionale perché non ha deciso in tempi accettabili sulla decadenza di un deputato incompatibile. La Commissione per il regolamento, in linea con una antica tradizione, ha allungato all’infinito i tempi, e il Parlamento è stato punito. Non è certo il costo dell’omissione a creare problemi, c’è tuttavia in questa riluttanza la prova della permanenza di un anacronistico spirito di corpo: il rispetto delle norme viene “sacrificato” alla “casta”, che rimane al di sopra di tutto e tutti. Il danno d’immagine è notevole.
L’agenda istituzionale ha tanti altri “buchi”: la trasparenza, ancora solo formalmente scelta ed accettata;la farraginosità e la modesta qualità delle leggi, sprovviste di lavoro preparatorio, ricerche, studi ed analisi di impatto, i costi elevati della politica.
Quella condotta per la trasparenza è una battaglia subdola ed insidiosa, perché il potere di andare a fondo delle cose è demandato ad una burocrazia che, corpo super-privilegiato, adotta ogni strumento per impedire passi avanti concreti e reali. Basti ricordare l’episodio più eclatante: il presidente dell’Ars ha voluto che le riunioni del Consiglio di presidenza, l’organo che decide su tutto e tutti, fossero raccontati on line ed i verbali finalmente resi pubblici. Ebbene, la “rivoluzione” c’è stata, ma i verbali sono incomprensibili, al pari delle leggi, perché rimandano a provvedimenti, decreti, norme legislative, commi ed altro che rendono oscuro il testo. Basterebbe semplicemente rendere “cliccabili” tutti i “rinvii” agli atti, ottenendo così il testo del provvedimento richiamato, per offrire trasparenza alle decisioni. Ma nessuno vuole farsi strappare il monopolio delle informazioni, senza il quale il controllo reale delle istituzione da parte dei cittadini (e degli stessi parlamentari sulle scelte che compiono) passerebbe di mano, dalla burocrazia superprivilegiata alla rappresentanza istituzionale prima ed all’opinione pubblica successivamente.
I sacerdoti delle regole hanno sempre dettato legge dagli albori dell’umanità. Se gli emolumenti concessi alle figure apicali della burocrazia – non ci riferiamo unicamente all’Assemblea – sono astronomici, è segno che la bilancia continua a pendere dalla stessa parte.
Altri temi in perenne stand by: l’assenteismo di sala D’Ercole e nei lavori delle Commissioni legislative, il recepimento del decreto Monti sui tagli dei costi. Un tema quest’ultimo affrontato da Ardizzone lo stesso giorno in cui è stato eletto. Il Parlamento regionale ha deciso di affidare ad una Commissione l’applicazione della norma, come capita quando non c’è una volontà politica reale di affrontare e risolvere una questione. Il bilancio interno dell’Ars, va ricordato, per la prima volta ha subito una inversione di tendenza dopo anni di chiacchiere, che hanno raggiunto nella legislatura precedente – presidente Cascio imperante – il culmine a causa di un costante richiamo ai risparmismentito da costi sempre alti e bilanci sempre in rosso. Si è risparmiato l’otto per cento, mentre la Regione ha dovuto tagliare il venti per cento delle risorse.
Assenteismo e costi della politica, trasparenza e regolamento interno vetusto, superprivilegi della burocrazia: quando saranno affrontati, e come? L’attività parlamentare sconta le difficoltà politiche di ogni maggioranza e di ogni opposizione, “liquide” come sempre, ma subisce una tendenza alla conservazione di un Parlamento, la cui lungimiranza è ridotta al lumicino.
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