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mercoledì 5 giugno 2013

Per mare non ci sono taverne. Ci scrive Giuseppe Alessandro D'Angelo

Come ironicamente asseriva C. Bukowski: “ho sempre detto che quando arrivi a farti odiare, sai che stai facendo bene il tuo lavoro”, per questo motivo, anche questa volta, senza voler discriminare, ne tanto meno accusare nessuno, è doveroso da parte mia, portare a conoscenza dei lettori di quanto sto per esporre, come sempre in serenità e senza vincoli alcuni, nell’esclusivo interesse collettivo:
Per mare non ci sono taverne.
O almeno è quello che ci hanno saggiamente tramandato tutti i veri uomini di mare, sin dalla notte dei tempi. Ciò sta a significare, che il pericolo in mare, è sempre in agguato, imprevedibile e che non si può contare su alcun aiuto o almeno nell’immediato.
Sono sempre stato dell’idea che una società civile “per essere definita veramente tale” debba anteporre i due principi-diritti fondamentali, ovvero quello di Sicurezza e Sanità, allocandoli necessariamente, al primo posto, sopra ogni altra cosa, tenendoli a debita distanza da quelli che sono gli interessi “molto più materiali ed indubbiamente meno nobili” di tipo Politico-economico, che siamo, “per ovvi motivi” costretti quotidianamente a subire ed ingerire come pillole amare ad uso placebo “falso farmaco” per l’interesse e la convenienza di pochi.
Mi giungono sovente segnalazioni di piccole imbarcazioni adibite a traffico pesca, che, durante il periodo estivo, si adoperano, per il trasporto di passeggeri al fine di effettuare escursioni in giro per il nostro Arcipelago Eoliano, ciò, come tutti sappiamo è più che legittimo, si tratta di una prassi fortemente legata alla nostra tradizione marinaresca, di indubbio impatto suggestivo, ed è soprattutto consentito dalla legge, “se viene espletata nel rispetto delle regole e delle norme vigenti”, ed il tutto è “o dovrebbe almeno in teoria” essere regolato, gestito, controllato e limitato dagli organi preposti per tale mansione, ovvero, in primis, dalle Capitanerie di Porto, ma anche da tutte le varie forze di polizia operanti sul territorio di competenza.
A scopo……. “DICIAMO PREVENTIVO” ed informativo……. è inutile sottolineare, quanto sia estremamente pericoloso e profondamente irresponsabile, trasportare via mare, “in maniera selvaggia, incontrollata ed oserei dire sconsiderata”, più TURISTI “e non profughi di guerra in fuga”, di quanto sia consentito dalla legge, trattandosi di piccole imbarcazioni equipaggiate ad uso PESCA e non a TRAFFICO PASSEGGERI, poiché, oltre alla palese differenza e l’indiscutibile carenza di apparecchiature tecnologiche e di soccorso, si andrebbe incontro a sostanziali variazioni di natura tecnico–strutturale, progettuale, di sicurezza, stabilità, galleggiabilità, portata e stazza, che compromettendosi irreparabilmente, potrebbero mettere in serio pericolo di vita, passeggeri e equipaggio della stessa. Alla luce di quanto sopra faccio appello a chi di competenza, ove possibile, di effettuare maggiori controlli territoriali nell’esclusivo interesse, garanzia ed incolumità, non solo di chi ignaro viene trasportato ma anche di chi trasporta “non certo per gioco cercando di sbarcare il già precario lunario” chiudo con un aforisma citato da Jean-Paul Sartre: Si è sempre responsabili di quello che non si è saputo evitare.
di Giuseppe Alessandro D’Angelo

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