Nessuna tentata estorsione
o celata richiesta di “pizzo”, così come non è stato eseguito alcun arresto. Gli
inquirenti smentiscono categoricamente (la notizia è stata diffusa dall'Ansa) che a Lipari stamattina,
contrariamente alle voci diffusesi, si sia verificato un fatto del genere a
danno di esercenti alcune attività commerciali del centro dell’isola. La
notizia “di due uomini ben vestiti che cercavano un contributo per le famiglie
dei carcerati” non trova nessun riscontro nella realtà. Di vero vi è soltanto
che due uomini, in jeans e maglietta, della provincia di Palermo, sono stati fermati dai carabinieri
ed identificati in quanto sorpresi a tentare di “vendere” braccialetti,
collanine con immagini di Santi e anche qualche prodotto di profumeria. A fare
scattare l’equivoco che ha messo in allarme qualche commerciante liparese è
stato il fatto che i due si sono presentati come ex detenuti inseriti in un
progetto di riabilitazione. Probabilmente il termine detenuti e una
interpretazione del tutto personale di quanto i due hanno esplicitato ha fatto
scattare la psicosi del “pizzo” La verità- così come abbiamo avuto modo di
approfondire attraverso un colloquio con un esercente venuto a contatto con i
due uomini- è ben diversa e si può tranquillamente inquadrare in questo momento
di drammatica crisi economica dove ognuno cerca di “sbarcare il lunario” così
come può, andando incontro anche alla diffidenza di altri soggetti che, pur
essendo titolari di attività, non navigano certo nell’oro e tentano di
“proteggere” come possono quel poco che ricavano. Tra l'altro-come ci ha confermato l'esercente da noi interpellato- si sono presentati con grande educazione e non hanno assolutamente imposto l'acquisto di nulla. I due, come anticipato, originari
di Palermo, in effetti ex detenuti, una volta individuati dai carabinieri
dell’isola (si era mobilitata anche la polizia municipale), sono stati condotti
in caserma, identificati e invitati a lasciare l’isola con il primo mezzo
utile. Cosa che hanno poi fatto. Ribadiamo, quindi, nessuna celata richiesta di
pizzo ma, molto probabilmente, un ulteriore aspetto della drammaticità in cui
ci si dibatte a livello economico. D’altronde, anche a rigor di logica,
sbarcare nelle Eolie per chiedere il “pizzo” in questo momento, in cui le
attività se non chiudono sopravvivono a stento e dove oltre 100 famiglie si
accalcano alla Caritas per portare a casa viveri e generi di prima necessità,
sarebbe davvero una follia
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