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mercoledì 24 marzo 2010

Piano rifiuti, accelerazione all'ARS. Differenziata al 20% entro l'anno (al 65% in 5 anni). Obblighi per uffici pubblici e grandi centri vendita

In dirittura d'arrivo la legge che riforma il sistema di raccolta e gestione dei rifiuti e riduce gli Ato da 27 a 10. L'Ars, infatti, nella seduta di ieri ha esaminato e approvato ben 10 articoli. Ne restano da esaminare solo due sui quali non c'è accordo soprattutto all'interno della maggioranza: il 6bis, il più contestato, attraverso il quale si vorrebbero recuperare i cosiddetti Ato "virtuosi" (Termini Imerese, Belice, Sciacca e Caltagirone) e il 18, contenente le norme transitorie e finali per passare dal vecchio al nuovo regime e, quindi, si conferiscono agli Ato patrimoni, attrezzature, mezzi e si fissano regole precise circa il personale e il superamento della situazione debitoria che, in atto, supera il miliardo e 200 milioni di euro. Intanto, con le norme fin qui approvate, è stato stabilito che la Sicilia, piuttosto che sui megainceneritori, punterà sulla raccolta differenziata e entro cinque anni, nel 2015, dovrà arrivare a quota 65% e la metà riciclata. A tutt'oggi la raccolta della differenziata in Sicilia, anche perché il vecchio Piano rifiuti puntava sugli inceneritori, non supera l'8%. Entro la fine dell'anno si dovrà arrivare al 20 per cento di differenziata e il 15% riciclata. Entro il 2012 la differenziata deve arrivare al 40 per cento e il 30 % riciclata. Inoltre, dovrà essere definito un piano per l'ampliamento delle discariche pubbliche esistenti e ne dovranno essere realizzate di nuove, idonee a contenere i rifiuti per i prossimi tre anni. Gli Ato che non rispettassero il programma verrebbero commissariati per sei mesi, e il commissariamento potrebbe essere rinnovato per altri sei mesi. Il commissariamento riguarda anche sindaci e presidenti della Provincia a capo delle società. I piani d'ambito, ossia l'insieme delle attività atte a garantire la gestione integrata, dovranno essere redatti da ciascun Ato seguendo le indicazioni della Regione. Un'altra delle norme approvate dà mandato a Regione, enti locali e Ato di adottare le iniziative necessarie per la prevenzione della produzione di rifiuti. Per cui, oltre a sostenere e incentivare il contenimento e la riduzione della quantità di rifiuti prodotti, dovranno predisporre campagne informative per l'adozione di comportamenti ecocompatibili. Per incentivate la raccolta differenziata e le forme di recupero, inoltre, sarà riorganizzato il sistema porta a porta. Una norma riguarda anche la riduzione della produzione dei rifiuti da parte delle pubbliche amministrazioni che, oltretutto, dovranno anche utilizzare per i loro uffici carta riciclata per almeno il 40% entro il primo triennio dall'entrata in vigore della legge. Il rinnovo delle autorizzazioni per le medie e grandi strutture di vendita è condizionato alla presentazione del bilancio dei rifiuti prodotti e auto smaltiti. Per evitare, poi, quanto accaduto finora, gli Ato, ogni tre anni dovranno verificare la congruità dei prezzi rispetto alle condizioni di mercato, applicate a parità di prestazioni. Qualora il prezzo applicato dal gestore, per qualunque motivo, dovesse risultare superiore del 5% rispetto alla media nazionale, i comuni potranno recedere dal contratto d'appalto e organizzare autonomamente il servizio. Unica condizione: garantire i risultati di servizio e i livelli di raccolta differenziata previsti dalla legge, assumendo a proprio carico il personale delle società e dei consorzi d'ambito operante nel proprio territorio. Infine, saranno le società consortili a stipulare e sottoscrivere l'affidamento dei contratti d'appalto, avvalendosi degli Urega, gli uffici regionali per l'espletamento di gare per l'appalto di lavori pubblici. L'improvviso balzo in avanti è stato possibile anche perché, come avevano già fatto i deputati della maggioranza, anche quelli del Pdl e dell'Udc hanno ritirato gran parte degli emendamenti nella convinzione che ulteriori ritardi aggraverebbero la situazione economica e la quasi totalità dei comuni siciliani, con l'attuale gestione degli Ato, rischierebbe il dissesto finanziario.