La medaglia del sindaco Giuseppe Buzzanca ha due facce. Soddisfatto in qualità di primo cittadino di Messina, infuriato nelle vesti di presidente della Conferenza dei sindaci. Non c'è bisogno della luna piena perché la "trasformazione" si manifesti. Inevitabilmente. Buzzanca non può dimenticare di aver presieduto il 21 dicembre l'Assemblea in cui il Piano di riordino dei posti letto aveva dei contorni definiti. Contorni che in parte sono stati rivisti, soprattutto per ciò che riguarda Barcellona, che è anche la città di origine del sindaco di Messina.
E così Buzzanca prende carta e penna e non le manda a dire all'assessore regionale Massimo Russo. «I patti sono da rispettare – tuona –. Se a non rispettarli sono le istituzioni, il fatto diviene grave e censurabile non solo sotto il profilo morale ma anche giudiziario. Il 21 dicembre scorso l'Assemblea dei sindaci, alla presenza del direttore generale dell'Asp, Salvatore Giuffrida, aveva rimodulato i posti letto di Messina e provincia. L'assessore regionale alla sanità, Massimo Russo, disattendendo le proposte del proprio manager e le determinazioni dell'Assemblea dei sindaci, ha contratto solo per fare un esempio, da 14 a 7 i posti di ostetricia e ginecologia dell'ospedale di Barcellona e da 8 a 4, i posti di pediatria dello stesso nosocomio».
E Buzzanca ci va giù pesante, con passaggi che nascondono anche un pizzico di veleno politico, vista la posizione divergente del gruppo del PdL, a cui Buzzanca appartiene, rispetto al Governo Lombardo.
«In realtà – attacca il presidente dell'Assemblea dei sindaci – Russo ha dato prova della propria inadeguatezza, visto che "spalmando" i posti tra Milazzo e Barcellona, nel tentativo di servire qualche causa politica, ha danneggiato i due centri messinesi, dove manca un vero polo sanitario materno e infantile».
Buzzanca auspica che «quanto sottoscritto con il manager dell'Asp sia mantenuto per la garanzia della legalità ed il rispetto delle decisioni prese dai sindaci di tutta la provincia nell'esclusivo interesse dei cittadino».
A tal proposito Buzzanca annuncia di voler convocare, in tempi brevi, l'organismo provinciale per esaminare la grave situazione che si è venuta a creare e per adottare tutte le iniziative necessarie a garantire il diritto della salute. Ma sulla rimodulazione dei posti letto interviene anche il senatore Mimmo Nania che non è più tenero. «La logica attuata è quella del disservizio verso il territorio – tuona il senatore del Pdl –. Da sempre l'obiettivo evidenziato di rappresentanti delle realtà locali era stato quello di attuare una programmazione che privilegiasse la sopravvivenza e la rifunzionalizzazione dei piccoli ospedali e la loro organicità alla grandi strutture di riferimento presenti nelle aree metropolitane, mantenendo ovviamente adeguati standard assistenziali sul territorio. La rimodaluzione adottata è contraddittoria di tali valutazioni».
Forte presa di posizione da parte del consiglio provinciale contro la penalizzazione degli ospedali dell'hinterland tirrenico. L'affondo arriva dall'assessore Rosario Catalfamo e dai consiglieri Pino Galluzzo, Massimiliano Branca, Pinuccio Calabrò e Tonino Calabrò. «Il riordino della Sanità affidato ad un magistrato e non ad un tecnico, che forse meglio avrebbe potuto aver chiare le idee sulle esigenze delle strutture, ha portato – dicono – "disordine" ed inevitabile malcontento». Si stempera, intanto, il fronte caldo dell'ospedale Piemonte. Il decreto dell'assessore regionale non lascia spazio a dubbi o interpretazioni. Sono 121 i posti letto che sono stati assegnati al nosocomio di viale Europa ed è stato chiaro il direttore generale Armando Caruso, all'indomani della rimodulazione dei posti: «Su questa cifra noi lavoreremo per stilare l'atto aziendale e la pianta organica».
Una verità, pur tuttavia, va detta e precisata: per arrivare alla meta, i 121 posti appunto, bisognerà mettere mano agli interventi di consolidamento. Altrimenti non ci sarà futuro. E su questo fronte la Regione non può mettere la testa sotto terra come lo struzzo: perché la "storiella" dei problemi sismici rischia altrimenti di diventare un semplice pretesto che nasconde un altro tipo di verità politica.