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domenica 4 novembre 2012

Ponte sullo Stretto, Zamberletti: «Pronti capitali cinesi»

Nell'incertezza che regna attorno al futuro del Ponte sullo Stretto, spunta anche la pista cinese. Dopo la proroga di due anni decisa dal Governo Monti nell'ultimo consiglio dei ministri,è il presidente del Cda della società Stretto di Messina, Giuseppe Zamberletti, a riportare l'attenzione sul possibile arrivo dei capitali del Dragone nell'opera che da 31 anni, quando fu costituita la società pubblica Ponte di Messina spa, anima lo scontro tra sostenitori e detrattori della faraonica infrastruttura, che in questa lunga fase preliminare è già costata 300 milioni di euro.

«Ci sono capitali cinesi pronti a finanziare l'opera», ha spiegato Zamberletti, citando il fondo China Investment Corporation (Cic) di cui aveva fatto cenno già l'anno scorso il ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli. Ma, insiste «diverse società di costruzioni cinesi sono interessate», fra cui il colosso industriale China Communication and Costruction Company (Cccc) che ha partecipato alla costruzione del ponte di Huagzhou, il più lungo del mondo (36 chilometri) e di quello di Su Tong Yangtze (32 chilometri). In soccorso alle tesi di Zamberletti, arriva anche il professor Enzo Siviero, docente all'Università di Venezia e consulente dei grandi gruppi internazionali che si occupano di infrastrutture: «nelle settimane scorse - spiega al Giornale di Sicilia - a Istanbul, dove Astaldi sta per iniziare la costruzione del terzo ponte sul Bosforo, c'è stato un incontro fra i rappresentanti della Cccc e Giuseppe Fiammenghi, direttore generale della Società Ponte di Messina. I cinesi hanno consegnato un memorandum in cui si dichiarano disponibili a realizzare l'opera». 

La Cccc, nel memorandum, non limiterebbe le sue mire alla realizzazione dell'attraversamento stabile tra Scilla e Cariddi, ma ha messo a punto un progetto, denominato «Ulisse», per costruire una piattaforma logistica da Gioia Tauro a Trapani, mentre sarebbe interessata anche a interventi sulle ferrovie da Napoli in giù, compreso il raddoppio della linea Messina-Trapani. La società Stretto di Messina, presieduta da Giuseppe Zamberletti, finora non va oltre qualche generica affermazione: «Ci sono capitali cinesi pronti a finanziare l'opera», ma l'iniziativa potrebbe diventare molto più che un'ipotesi. I cinesi hanno già fatto capolino a Messina, dove il 16 settembre dello scorso anno arrivò una delegazione per acquisire elementi tecnici utili al progetto di attraversamento dello Stretto di Qiongzhou. Voluto da Berlusconi, avversato da Prodi, inviso agli ambientalisti, «il ponte si farà - dice Siviero -. Qualcuno prima o poi farà i conti e tra penali, indennizzi e rimborsi scoprirà che cancellarlo costerebbe più che costruirlo».

Il consorzio Eurolink guidato da Impregilo, che nel 2005 si è aggiudicato l'opera per un importo di 3,88 miliardi, potrebbe rivalersi sullo Stato e chiedere il pagamento di una penale di 300 milioni, somma che il governo Monti aveva in un primo tempo accantonato proprio a questo scopo, fino alla recente decisione di concedere una proroga di due anni per decidere cosa fare del progetto.

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