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domenica 13 gennaio 2013

SORTE DEL SENATO APPESA A UN FILO. QUANTO VALE IL PDS?

In queste ore si stanno lambiccando il cervello in tanti: quanto pesa il Partito dei siciliani nato dalla mente fervida di Raffaele Lombardo, sulle ceneri del Movimento per l’Autonomia? Non certo il 50 per cento, previsto dal sondaggio dell’Ipsos, promosso dal Sole 24 ore, studiato e ristudiato dal politologo Roberto D’Alimonte. E non certo il 9 per cento uscito dalle urne di ottobre in occasione delle consultazioni regionali, cioè il 9 per cento circa. Dovremmo collocarci a metà strada o considerare gli eventi che il tempo trascorso, fra le regionali e la vigilia delle politiche, ha prodotto.
Lo start up della legislatura è stata una prosecuzione della precedente. Da una parte i willings, coloro che nel Pd dialogavano con Raffaele Lombardo, e gli altri, che non avrebbero preso con lui nemmeno il caffè al bar. I secondi sono diventati molto più numerosi ed hanno avuto nel segretario regionale, Beppe Lupo, un leader indiscusso. È prevalso lo scetticismo sulle conclusioni positive della trattativa fra Pds e Centro democratico, il Movimento di Tabacci e Donadi, Scetticismo dovuto in larga parte alle resistenze, fortissime, che essa incontrava all’interno del centrosinistra, ma anche alla sperimentata furbizia tattica dell’ex presidente della Regione.
L’utilità del patto, a causa di questo contesto “inquinato”, non è mai stata una priorità. L’alleanza politica non è stata materia di studio con lombardiani ed antilombardiani schierati su campi avversi. Eppure il Pds potrebbe essere la carta di un ipotetico gioco a domino: il centrosinistra perde il premio di maggioranza in Sicilia, a causa di ciò non raggiunge la maggioranza a Palazzo Madama, e deve patteggiare un’alleanza che la sinistra, il Sel potrebbe osteggiare. O, ancor peggio, il successo del Cavaliere in Sicilia potrebbe assegnare al centrodestra una rappresentanza parlamentare tale da determinare qualunque maggioranza.
È verosimile uno scenario di questo tipo? Chi può prevederlo allo stato? Gli ultimi sondaggi assegnano un lieve margine di vantaggio al centrodestra che schiera ben cinque liste al Senato (tre punti percentuali circa, forse di più). Questo margine può allungarsi di qualche punto grazie al Pds, che non schiererà comunque Raffaele Lombardo (né il fratello). Dal tetto previsto, però, bisogna sottrarre il sostegno che una fetta consistente di Grande Sud – quella che fa capo a Cimino, Bufardeci e Savona – offre al Centro democratico. Sul piatto della bilancia vanno messi, dunque, gli autonomisti di Miccichè, che hanno lasciato Grande Sud, e gli autonomisti di Lombardo che hanno lasciato il centrosinistra. Le due operazioni politiche – Pds e scissione di grande Sud – manterrebbero, a prima vista, un sostanziale equilibrio. Ma, ne siamo certi, qualcuno si morderà le mani, comunque vada, per quel che è accaduto in Sicilia. E qualche altro “si duna a testa ò muru” (sbattere la testa al muro consapevolmente).

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