corriere.itLa Commissione nazionale di garanzia del Partito Democratico, presieduta da Luigi Berlinguer, in base a un criterio di opportunità ha deciso di non includere nelle liste elettorali le candidature di Mirello Crisafulli (di Enna), su cui pesa un rinvio a giudizio per abuso d'ufficio; di Antonio Papania (di Trapani), che ha patteggiato davanti al gip di Palermo una pena di 2 mesi e 20 giorni di reclusione per abuso d'ufficio, quando ricopriva l'incarico di assessore al lavoro presso la Regione Siciliana; e di Nicola Caputo (di Caserta), indagato per rimborsi falsi come consigliere regionale.
RINUNCE VOLONTARIE - I garanti del Pd hanno emesso il loro «verdetto» per alcune candidature giudicate inopportune e in contrasto con i principi del codice etico. Per Nicola Caputo la Commissione ha considerata decaduta la deroga concessa dal Comitato elettorale nazionale. La Commissione di garanzia ha inoltre preso atto di due rinunce volontarie alla candidatura da parte di Bruna Brembilla (candidata in Lombardia) e Antonio Luongo (in Basilicata).
LA DECISIONE - C'era attesa per la decisione della Commissione: si trattava di sciogliere un nodo non facile, quello delle candidature di «pezzi grossi» come Angelo Capodicasa, Vladimiro Crisafulli, Giovanni Papania e Francantonio Genovese che, insieme, raccolgono oltre 40 mila preferenze. Sull'opportunità politica di candidarli, c'è ora la pronuncia ufficiale.
«GIACOBINISMO E GIUSTIZIALISMO» - Non si è fatta attendere la reazione del senatore Crisafulli: «È giacobinismo allo stato puro. Un errore e una scorrettezza clamorosa». Intervenendo alla Zanzara, trasmissione di Radio 24, Crisafulli ha anche parlato di «posizione giustizialista», ricordando che però «c'è sempre uno più puro che ti epura». Il senatore aveva dominato le primarie nella sua Enna, doppiando largamente il secondo candidato, Maria Gaetana Greco. Anche Papania («Preferisco non parlare») aveva superato con ampio margine Pamela Orrù. Stessi toni anche per il campano Caputo, che si dichiara «esterrefatto» perché «basta un solo un avviso di garanzia per mettere uno fuori gioco».
«IMMAGINE E ONORABILITÀ» - Il presidente della Commissione, Luigi Berlinguer, ha commentato: «La Commissione nazionale di garanzia del Partito democratico ha voluto mantenere fermi due principi tra di loro in difficile equilibrio: da un lato quello costituzionale che si fonda sulla presunzione di innocenza del singolo e, dall'altro, quello che impone alla commissione che presiede la tutela dell'immagine e della stessa onorabilità di quel grande corpo collettivo che è un partito di massa come il Pd». «Di fronte a polveroni mediatici e a sommari processi di piazza (magari via web) che creano un irrespirabile clima di intolleranza e di generiche accuse all'intero sistema democratico - ha spiegato Berlinguer -, la Commissione ha scelto sulla base dell'interpretazione severa di codice etico, statuto, leggi dello Stato. Questo ci ha portato a ottenere due rinunce volontarie e a deliberare l'esclusione, con motivazioni tra loro diverse, di tre candidati dalle liste del partito».
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