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lunedì 2 marzo 2009

Il decesso di Livio e le cure all'ospedale di Lipari. Il cognato chiede chiarimenti "affinchè altri non abbiano a patire come le nostre famiglie"

Il decesso di Livio D'Ambra, il quarantaquattrenne marittimo liparese della Siremar, deceduto otto giorni fà a Messina per i danni provocati da un'ischemia al tronco encefalico, continua a fare discutere. In particolare al centro dell'attenzione dei familiari vi è quanto accaduto prima della constatazione dell'ischemia.
Il cognato Salvatore Basile, per ottenere chiarimenti sulle cure praticate e sulle ore di attesa passate il 30 gennaio scorso da Livio al Pronto soccorso dell'ospedale di Lipari, ha inviato un esposto ai legali rappresentanti dell'Ausl 5 di Messina e del Distretto di Lipari, oltre che al sindaco di Lipari, al Ministro e all'Assessore regionale alla Sanità e al Tribunale per i Diritti del Malato lo scorso 30 gennaio.
"Egli- si legge nella lettera di Basile- si è recato con le sue gambe al Pronto Soccorso di Lipari verso le 8 dello scorso 30 gennaio, "accusando" forti dolori al petto e alle spalle, e lì, spiegando ogni sintomo, è rimasto sino a mezzogiorno, forse senza che fossero capite diagnosi e prognosi, praticandogli probabilmente cure non appropriate, sino a quando gli è stato detto che poteva tornarsene a casa a "farsi una borsa calda e una dormita".
"E' possibile-continua il cognato di Livio nella lettera-esposto- che a Lipari si rimanga al P.S. per ore ed ore senza "studiare" approfonditamente il paziente, i suoi precedenti clinico/medici in base ai sintomi e senza contattare eventualmente il suo medico curante?"
Salvatore Basile nella lettera evidenzia però come Livio, riaccusando gli stessi sintomi, sia tornato ancora, verso le 13 e 15, all'ospedale accompagnato dalla moglie Katia Raffaele.
Qui "nel precipitare degli eventi - ha spiegato Basile- qualcuno degli operatori era portato a considerarlo deceduto(con l'immaginabile strazio dei familiari), poi " preso per i capelli" e rianimato, ma con danni irreversibili, viene trasferito in eliambulanza a Messina tra le 16,00 e le 17,00 dove, purtroppo, pressochè costantemente in coma per 24 giorni, spirava il 23 febbraio, appena compiuti, in quello stato, i 44 anni.
"Un Pronto Soccorso-domanda Basile- in un ospedale di un arcipelago di quasi 15 mila abitanti, deve o no deve essere attrezzato e dotato di personale idoneo per poter affrontare ogni emergenza o campnello d'allarme? O,invece, si deve parlare di "malasanità" ancha a Lipari?". "Oppure-continua il cognato di Livio- ipotesi più inquietante, l'esistenza in vita a Lipari può in qualsiasi momento venire a dipendere da una "bomba a orologeria" quale potrebbe essere definito il locale Pronto Soccorso se la morte di Livio poteva essere evitata. Ma la letteratura e la scienza medica-si legge ancora- non affermano che, evento letale istantaneo a parte(e tale sembra proprio che non sia stato quanto accaduto a Livio), qualsiasi altra patologia può essere fronteggiata e rimediata, quanto meno per un congruo tempo".
"La lettera- come evidenzia Salvatore Basile- ha lo scopo principale di poter ottenere risposte affinchè altri non abbiano a patire quanto accaduto alla famiglie D'Ambra, Basile e Raffaele. In modo tale che la dipartita dello stesso amato congiunto sproni chi di competenza a migliorare la sanità a Lipari e anche per poter dare spiegazioni alle domande della piccola Cristina(ndr la bambina di Livio)".
In attesa dell'arrivo della lettera-denuncia di Basile all'ospedale di Lipari si mantiene il massimo riserbo sul caso.