Le parole con il quale il prelato ha aperto il confronto hanno fatto seguito alla linea già tratteggiata in più occasioni e ribadita in occasione del consueto discorso pasquale: problemi di questa natura non sono solo dei singoli ma di tutta la società, della città, della provincia, classe politica completa. E’ anche una preghiera che ha il sapore della speranza: fare in modo che questi uomini non si sentano abbandonati, come non devono sentirsi così gli alluvionati del 1° ottobre. Lavorare affinché il loro futuro e quello delle loro famiglie possa essere meno drammatico.
Il successivo appello, l’ennesimo disperato di uno di questi 38 lavoratori, fa comprendere quale sia il livello di criticità raggiunto. L’assoluta mancanza di fiducia nei confronti dei rappresentanti istituzionali, la stanchezza nell’ascoltare promesse e non raccogliere frutti, l’esigenza di poter contare su uno stipendio che possa garantire una stabilità personale e soprattutto familiare.
C’è questo nella lettera letta in sala giunta di palazzo dei Leoni. La forza di rivendicare i propri diritti, fin dal mese di agosto del 2007, quando la storica azienda pomicifera eoliana chiuse i battenti, non gli è mai mancata. La determinazione nel manifestare, nel farsi sentire, arrivando perfino allo sciopero della fame (interrotto solo dopo l’intervento dell’assessore regionale al lavoro, Lino Leanza) e all’occupazione del Comune di Lipari, è lo specchio di quanto ritengano giuste le proprie richieste: non fare ricadere solo su di loro l’inserimento delle Isole Eolie nella “World Heritage List” dell’Unesco.
Dalla politica diverse le proposte per l’impiego dei lavoratori. Diversi i riferimenti. I commenti. Ma servono i fatti.
Un’idea è quella avanzata dal primo cittadino di Lipari, che ipotizza un impiego in uno dei musei chiusi nelle Eolie proprio per carenza di personale. Similare la soluzione immaginata da Nanni Ricevuto. Ma per studiare soluzioni pratiche e potenzialmente attuabili serve necessariamente il dialogo che si trasformi in impegno e poi in intervento da parte della Regione Siciliana.
Da questa parte della “barricata”, i vari Buzzanca, D’Alia, Ardizzone, Beninati, Romano, Panarello, Corona, intervenuti oggi, possono e devono collaborare al di là degli schieramenti politici per vincere questa battaglia. Non una battaglia “messinese” in nome di chissà quale campanilismo, ma per il rispetto e la salvaguardia del lavoro e dell’uomo. Il resto se lo porta via il mare, come la pomice...
Emanuele Rigano
Emanuele Rigano