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martedì 6 aprile 2010

Confessioni pasquali (di Michele Giacomantonio)

(Michele Giacomantonio) La "confessione" di Lino Natoli che, con grazia ed ironia, protesta per l´usanza - ormai divenuta regola - di fare parlare il Sindaco in chiesa in occasione di cerimonie e ricorrenze religiose mi spinge ad aggiungere alla sua anche una mia confessione. Ma prima di tutto si impone, da parte mia, un atto di contrizione. Anch´io ho peccato quando sono stato Sindaco intervenendo a proposito e sproposito nelle funzioni religiose. Anche se, ma forse la memoria mi inganna, si trattava allora, di rare occasioni come l´arrivo a Lipari di un nuovo vescovo. Comunque temo che il cattivo esempio abbia poi attecchito e permesso di straripare moltiplicando le occasioni e i tempi degli interventi.
Ma mentre mi assumo le mie responsabilità e faccio il "mea culpa", voglio del pari confessare che - appena posso - non partecipo più alle messe cosiddette pontificali e mi rifugio in quelle meno solenni, proprio per evitare di trovarmi in condizione di peccato. Infatti, io, meno tollerante di Lino, spesso,quando vedo il nostro primo cittadino prendere la parola in chiesa non mi limito ad uscire ma ripercorro con le mente le numerose cose che gli rimprovero. E siccome non sono poche, quello che si dipana nella mia mente è una vero rosario di misteri dolorosi che vanno dall´ospedale, ai trasporti marittimi, alle cartelle della spazzatura, al parco delle Eolie, per rimare alle cose più recenti.
E questo mia crea, lo confesso, un caso di coscienza. Ci pensavo proprio nella veglia di Pasqua in cattedrale - per fortuna senza Sindaco -, mentre mons. Sardella confessava ed io mi chiedevo se fosse opportuno che anch´io accedessi a questo sacramento e mi mettessi là in fila aspettando il mio turno. Ma quali peccati dovevo confessarmi, mi chiedevo? Riflettevo che, invecchiando, ormai questi si restringono sempre più a una routine di fattispecie che si ripetono in maniera quasi ossessiva. E per lo più sono peccati di insofferenza, di rabbia (?) di accidia(? ) di intolleranza di fronte a comportamenti pubblici che ogni giorno buttano sempre più nel degrado queste nostre povere isole. E, per me, il responsabile di questa mia rabbia repressa, di questa accidia inespressa, di questa intolleranza mascherata è soprattutto lui, il nostro Sindaco. Ecco cosa dovrei confessarmi. Appunto questi sentimenti per nulla cristiani. .
Ma nel momento in cui mi ero fatto nella mente l´elenco di quante volte avessi peccato, e stavo per recarmi al confessionale, ecco improvvisamente folgorarmi un altro pensiero. Ma ero sicuro che si trattasse proprio di peccati? O non sono piuttosto sentimenti doverosi che un cittadino deve sentire nei confronti di chi governa quando governa male?. E non è forse l´acquiescenza che ormai dilaga nelle nostre isole di fronte allo scempio che viene compiuto della politica, il vero male di cui dovremmo confessarci? E una parte di responsabilità per questa acquiescenza non è forse anche dei nostri parroci e sacerdoti che non solo parlano troppo poco, ed in maniera edulcorata, delle cose della società nelle loro prediche, ma anzi danno spesso la parola al Sindaco ingenerando magari, come suggerisce Lino Natoli, confusione "negli animi più indifesi". E quale potrebbe essere questa confusione? Che errori, omissioni, comportamenti politicamente scorretti del nostro Sindaco possano essere visti, dagli animi più indifesi, come atti devoti?
Michele Giacomantonio