(Aldo Natoli) Ricordo che mio padre, da vecchio lupo di mare, soleva dire: “quello che togli al mare il mare se lo riprende”.
In effetti gran parte dei disastri causati dal mare sono attribuibili all’incuria dell’uomo. Questo significa che ogni opera che riguarda la portualità deve essere affidata a persona di grande esperienza del settore che sappia ascoltare, prima di progettare, le persone che giornalmente vivono ed operano nel luogo. Quello che succede a Lipari in questi giorni è veramente paradossale. Da una parte si ha un progetto di messa in sicurezza del porto di Sottomonastero che prevede la collocazione di cinque cassoni per una spesa complessiva di euro 3.279.751,40; dall'altra i comandanti di navi ed aliscafi e gli esperti locali che affermano che la realizzazione dell’opera così come progettata, non solo comprometterà la manovrabilità delle navi che verranno esposte ai venti di maestrale e tramontana, e l’ormeggio, più aperto al mare di scirocco e levante, ma metterà in grande pericolo le abitazioni che si affacciano sulla banchina. Dinanzi ad uno scenario così ben motivato e preoccupante ritengo che un Sindaco che abbia a cuore le sorti dell’isola può soltanto decidere di sospendere i lavori per rivedere tutta la progettazione. Al danno economico, in un momento di grande crisi, si profila anche la beffa, ovvero la realizzazione di un’opera che non solo non mette in sicurezza il porto di Sottomonastero, ma che addirittura può danneggiare le abitazioni prospicienti.
Mi domando, a chi giova tutto questo? Ed ancora, è possibile bendarsi gli occhi dinanzi ad un disastro annunciato?
Ricordo quando anni addietro la ditta Manganaro, su un progetto redatto dalle Opere Marittime di Palermo, stava collocando un cassone a Pignataro con un’angolazione giudicata errata dai pescatori, e che avrebbe compromesso la manovrabilità all’interno del porto, Renato De Pasquale, allora assessore comunale, è balzato sul cassone per impedirne la collocazione. Ma questi erano uomini di altro tempo e di altro stampo.