Poco più di un mese fa, alla riassunzione del piano a 4 aliscafi da parte di Siremar nel comparto Eolie, avevamo provocatoriamente scritto che l´incantesimo dovuto a quel magico recupero dalle avarie dei mezzi della flotta si sarebbe, molto probabilmente, rotto proprio a fine agosto. Così è stato. I visitatori e gli abitanti delle Eolie hanno ripreso ad essere privati di un aliscafo e sono ripiombati nell´incertezza che contraddistingue le vicende Siremar e Tirrenia da quasi due anni.
Siremar, non solo ha ricominciato a zoppicare ma lo ha fatto in modo sempre più imprevedibile ed insistente in un periodo dell´anno in cui le Isole di Sicilia rappresentano ancora un´affascinante meta turistica, soprattutto per la clientela straniera che incredula assiste a scene da terzo mondo agli imbarcaderi o presso le biglietterie. Ieri l´ennesima umiliazione: corse sospese per mancanza di carburante.
In questi mesi ne abbiamo viste di tutte i colori. Una serie di schermaglie poco rassicuranti dove lo Stato offriva Siremar a titolo gratuito alla Regione Sicilia e quest´ultima vi rinunziava per mancanza di chiarezza, salvo poi partecipare ad una gara che l´avrebbe portata ad una passo dalla firma del contratto. Si, perché dopo un´ondata di manifestazioni di interesse (ben sedici) era rimasta in ballo solo Mediterranea Holding (la società partecipata appunto dalla Regione Sicilia). Adesso siamo alla procedura d´insolvenza e all´eventuale amministrazione straordinaria anche per Siremar.
Nello smantellamento di Tirrenia, che il Governo ha deciso di gestire con una privatizzazione a tutto tondo, il capitolo Siremar rappresentava e rappresenta sicuramente quello più impegnativo da gestire. Il nodo della questione è che, a differenza di quanto accaduto per Alitalia, oltre all´esigenza di garantire i lavoratori del gruppo e a quella di non veder svendere una compagnia di Stato facendo l´interesse di pochi a discapito dei contribuenti, vi è anche quello di mantenere quei famosi servizi di pubblica utilità che la legge 169/75 stabilisce debbano essere in grado di assicurare la famosa continuità territoriale e lo sviluppo socioeconomico di ciascuna isola.
Pertanto, se è vero che la privatizzazione di Tirrenia e Siremar sta a cuore ai dipendenti del gruppo e alle loro famiglie, è almeno altrettanto vero che ci sono anche 14 isole, 8 comuni e oltre 30.000 abitanti il cui futuro potrebbe essere in positivo o in negativo segnato da questo processo, la cui cattiva gestione ha già prodotto diversi danni che fino ad oggi hanno pagato soltanto gli operatori turistici e gli abitanti delle isole.
Non possiamo continuare ad assistere a turisti i cui tempi di raggiungimento del luogo di vacanza viene raddoppiato a causa di tali disservizi, a ragazzi che non possono andare a scuola, a professionisti che devono necessariamente partire con il mezzo prima per non rischiare di perdere gli appuntamenti in agenda, a tour operator e agenzie di viaggio costrette a dirottare i propri passaggi sui vettori privati perché Siremar non riesce a garantire orari e linee.
Riteniamo che sia abbondantemente arrivato il momento di scoprire le carte. Desideriamo chiarezza sulle convenzioni. Abbiamo il diritto di capire quali meccanismi si pensa di porre in essere per garantire: la qualità e la quantità del naviglio, il numero di linee, la periodicità dei collegamenti, le penali da far pagare nel caso di inosservanza dei termini contrattuali, la certezza che queste vengano pagate, l´attività di sorveglianza ecc. ecc.
Tutto questo è importante capirlo e discuterlo adesso e non a giochi fatti.
Ci si rende conto che la mancanza di certezze sui collegamenti sta mettendo seriamente a repentaglio la nostra capacità di competere nei confronti delle altre destinazioni turistiche del mediterraneo?
Christian Del Bono