Oltre ad essere azione di suffragio è anche un atto di
gratitudine, quello che stiamo celebrando. E' lezione di vita senza confini.
Stiamo vivendo un avvenimento che
fa riflettere, che suscita l’interesse di tutte le coscienze e vuole ricordare
che l’intitolazione di una piazza stà a significare che la nostra città, che
deve tanto della sua fama storica all' operosità dei suoi cittadini, al loro
sguardo ottimistico verso il mondo, vuole rendere omaggio alla figura, direi
carismatica, di Marcello D' Albora.
Ha detto bene Dostoiewski: "Un ricordo sacro
conservato negli anni, e forse
la migliore educazione" .
Intitolare una piazza alla sua
memoria è un nostro
dovere morale e affettivo. Intitolargli, poi, la stessa piazza accanto alla sua
abitazione ha un significato ancora più profondo. Quì, Marcello ha vissuto
tanta parte della sua vita ed ha coltivato i suoi interessi; qui ha forgiato la
sua tempra di uomo col suo sorriso che ha conquistato i cuori di tutti noi, e
qui vogliamo incidere in eterno il suo nome per ricordarlo alle generazioni
future e ravvivarlo a quella odierna.
Dare il suo nome a una via non
e tanto un
riconoscimento conferito alla sua memoria, piuttosto è un onore dato alla città, che ha avuto la
fortuna di poter apprezzare la sua opera e che in questo modo vuole rendere
perenne la considerazione, la stima e l' affetto che gli ha portato in vita e
ricordare con un gesto simbolico l'impegno, la serietà e la dedizione che da
lui ha ricevuto. Un
gesto per dare anche un altro segno di vicinanza alla sua famiglia,
alla gentile signora Aurelia e ai
figli Augusto e Lucia.
Marcello D'Albora ci ha
lasciato un esempio prezioso e incancellabile. Un esempio di competenza unita
ad una grande passione per il suo lavoro, a una visione moderna e di largo
orizzonte delle cose, e ad un tratto del carattere improntato a sobrietà,
pacatezza e sollecitudine verso gli altri, con la volontà tenace e creativa di
educare i più giovani, ai principi della democrazia. Qualità, queste, che lo hanno caratterizzato
come professionista, come uomo, come servitore dello Stato e come padre.
Era un uomo nato per la
politica. Per lui l'impegno al servizio della gente è stata una vera e propria vocazione. Ai suoi
occhi non contava il colore politico, sapeva ascoltare tutti. Pur essendo un leader
non creava il vuoto attorno a se e non si ergeva a protagonista. Restava sempre
semplice ed umile. In questo momento, parlando di lui, mi pare di parlare con
lui, come in uno di quegli incontri intimi che hanno continuato le nostre
relazioni durante la vita.
Per questo è un atto
di gratitudine, il nostro. Lo ricordiamo con riconoscenza e ammirazione per un
grande esempio di probità offertoci nell’espletamento delle molteplici mansioni
della sua attività .
sua
attività. Mi pare di poterlo definire l'uomo "dell'ascolto";
rispettoso di ogni suo simile, aperto alla socialità, attento ai movimenti di
rinnovamento. Fu uomo di riflessione, di visione cristallina, di fedeltà
morale, di sensibilità politica. Si rivelò l'uomo di questa nostra terra, di
queste nostre isole povere e feconde, solide e tormentate, sempre in lotta per
il pane e lo
sviluppo, percosse da secoli con i fermenti più contraddittori della
cultura e della servitù, sempre invase, devastate, ricostruite, distrutte dal
sopravvenire dei diversi popoli e che custodiscono i segni della grandezza
nelle architetture dei templi, nei resti delle antiche civiltà: questa la terra
per la quale visse e, in certo senso, si sacrificò.
Mi pare di poterlo definire
l’uomo “ dell’ascolto” ; rispettoso di ogni suo simile, aperto alla socialità,
attento ai movimenti di rinnovamento. Fu uomo di riflessione, di visione
cristallina, di fedeltà morale, di sensibilità politica. Si rivelò davvero
l’uomo di questa nostra terra, di queste nostre isole povere e feconde, solide
e tormentate, sempre in lotta per il pane e lo sviluppo, percosse da secoli dai
fermenti più contraddittori della cultura e della servitù, sempre invase,
devastate, ricostruite, distrutte dal sopravvenire dei diversi popoli e che
custodiscono i segni della grandezza nelle architetture dei templi, nei resti
delle antica civiltà: questa la terra per la quale visse e, in certo senso, si
sacrificò.
Il caro Marcello, saggio amministratore
del Comune, della Scuola, dell'Ospedale, dell'ECA, con la sua bontà, col suo
equilibrio, con la sua prudenza e, perchè nò, con le sue lepide e rapide "battute",
che recavano gioia anche nei momenti di affanno, ha passato a noi, nella corsa
della nostra vita, il testimone della staffetta.
Dobbiamo poter trarre del suo
ricordo la necessaria lezione. Egli ha dato senso alla sua vita: chi vuol vivere
da uomo deve sapere perchè vive, qual’è il senso di questa storia nella quale e
impegnato. O il mondo
è "senza
senso" e la vita non merita la pena di essere vissuta, 0 c'è un grande Amore, una grande
Idea, che conduce questa appassionante ma inquietante svolgersi dell'
esistenza. Potremmo forse sintetizzare una vita degna di essere chiamata umana
poggiandola in questi tre cardini: il pensiero, l'amore, l'azione.; onde
l'espressione "L'uomo agisce come ama ed ama come pensa". Rinunciare
a pensare equivale a rinunciare alla nostra forza ed alla nostra dignità. L'
esempio, del caro Marcello mi insegna che non posso accontentarmi di
"coltivare il proprio orto" come consigliava Voltaire a conclusione
del suo Candido; oppure rassegnarmi a "obliar senza indagarlo, questo enorme
mister dell'universo" come diceva Carducci. Altrimenti la mia vita non ha
senso, non ha centro, non ha scopo.
A noi tocca come espressione
di una civiltà ricca di valori e di tradizioni secolari, riconoscere pubblicamente,
additare i meriti dei più attivi ed esimi concittadini, iscriverli nel libro
d'oro delle memorie comuni, tramandarli come esempio a quelli che verranno dopo
di noi. L’amico Marcello è uno
di questi.
La conoscenza delle proprie
radici e lo spirito
costruttivo e critico sono passi fondamentali per difendersi dalla globalizzazione
di massa e puntare alla originalità della propria identità. Bergson reclamava
per il mondo un supplemento di anima, il mondo invoca oggi un supplemento d’amore.
Mons.
Alfredo Adornato
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