ROMA
– Le eruzioni del vulcano Stromboli non sono una rarità. Il vulcano
erutta circa ogni ora, ma è su quella del 7 settembre 2008 ad aver
attirato l’attenzione dell’Istituto Nazionale di Geofisica e
Vulcanologia (Ingv). Uno studio condotto in collaborazione con
l’università di Bari e l’università tedesca di Wurzburg, ha evidenziato
come l’eruzione del 2008 sia stata 10 volte più potente di quelle
normalmente registrate. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista
Journal of Geophysical Research. In questo modo l’Ingv ha potuto
definire i “sintomi” di un’eruzione più potente, come il particolare
tipo di cenere emesso che è 2contaminato” da vapori d’acqua.
I ricercatori hanno analizzato la sismicità e l’hanno confrontata con
le immagini registrate dalle telecamere di monitoraggio che sono
installate sull’isola. L’analisi incrociata ha permesso di quantificare
il materiale eruttato e di definirne le caratteristiche, in modo da
confrontare quello delle “normali” eruzioni con quello emesso durante
eruzioni “maggiori”. Lo studio ha così scoperto che negli eventi
“maggiori” viene eruttata una quantità di cenere, seppur minima, che è
di tipo fraeatomagmatica, segno di un’interazione con la falda acquifera
presente nel vulcano. Un tipo di cenere che nelle eruzioni “normali”
invece non viene emessa.
Sonia Calvari, una degli autori dello studio, ha detto: “Questo studio
rappresenta anche un’analisi dei processi che portano il vulcano alle
condizioni di poter produrre gli eventi esplosivi maggiori, e rileva tra
i meccanismi scatenanti la diminuzione dell’attività esplosiva ad una
delle bocche sommitali. Questa diminuzione si traduce in un
raffreddamento superficiale del magma e quindi una parziale ostruzione
della bocca eruttiva, che favorisce l’accumulo dei gas al di sotto della
parte di magma raffreddato e quindi le condizioni per un possibile
rilascio attraverso esplosioni più energetiche”.
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