“Cambiano le regole –
ha scritto il dottore Subba – e vengono introdotti nuovi tributi locali ma sono
tributi locali sui quali il governo “cala la propria mano” prelevando
per sé buona parte degli stessi. Le aliquote Imu già previste per legge e
i rincari dei moltiplicatori delle rendite determinano incrementi del
tributo rispetto alla vecchia Ici del 60-70% ma, in considerazione di
quello che il governo pretende per sé, il Comune al fine di introitare
quello che introitava in precedenza con l’Ici e nulla di piu’, dovrà
incrementare le aliquote ai livelli massimi previsti dalle norme
concretizzando un rincaro di spesa su cittadini e sulle imprese di circa
il 140% (se all’Imu si sommano i potenziali rincari di tassa
rifiuti, addizionale Irpef, suolo pubblico ecc. si passa ad una
percentuale media di rincaro del 150% che è quella che stanno attuando
quasi tutti i Comuni d’Italia).
Il taglio dei
trasferimenti imposti dallo Stato (1.696.997,89) non solo azzera
totalmente quello che ci era trasferito (1.387.611,46) ma determina un
debito di questo ente, pari a 309.386,43 che dovrà essere oggetto di
nostro riversamento (pare se lo tratterranno direttamente dagli F24
dell’Imu).
Anche la nuova tassa
sui rifiuti prevedrà rincari e anche in questo caso ci sarà un
“prelievo” del governo centrale. L’addizionale comunale all’Irpef dovrà
essere determinata nella misura massima prevista dalla legge ed è tale
imposta che dovrebbe sostituire parte dei trasferimenti statali che
vengono tagliati. Appare evidente che di fronte alla necessità di un
tale incremento di carico fiscale e tributario non si può non fare
ricorso, contemporaneamente ad una massiccia azione di accertamento
dell’evasione dei tributi locali, tramite l’invocato potenziamento del
servizio competente o tramite l’affidamento all’esterno della stessa
azione.
Non c’è dubbio che
attuando una massiccia azione dell’accertamento dell’evasione si
determinano soprattutto in periodi di crisi economica, inevitabili
conflitti sociali (si accertano non solo i “furbi” ma anche i “deboli”
ovvero quelli che non pagano non perché non vogliono pagare ma perché
non possono…) ma oggi non si può e non si deve piu’ prescidenre da tale
azione e la stessa deve essere portata avanti, ripeto, con forza e
determinazione se si vogliono mantenere gli equilibri finanziari che
sono fortemente “intaccati” da tutto ciò che è stato descritto.
Lo “scenario” che si
delinea in caso di mancate decisioni politiche è quello
dell’impossibilità di far quadrare il bilancio e di una conseguente
nomina di commissario ad acta della regione che trovandosi fuori tempo
massimo per l’incremento di tasse e imposte, dichiarerà che l’ente si
trova in stato di dissesto finanziario (sarà un dissesto connesso al non
adeguamento alle “disposizioni di legge”).
Gli effetti del dissesto sarebbero in sintesi:
sospensione dei termini per la deliberazione del bilancio;
sospensione di azioni esecutive nei confronti dell’ente;
possibilità di disporre delle somme pignorate dopo la deliberazione di dissesto;
mancata produzione di interessi e rivalutazione monetaria dei debiti insoluti e delle somme dovute per anticipazioni di cassa;
individuazioni di
eventuali profili di responsabilità che hanno portato alla deliberazione
di dissesto; limiti alla contrazione di nuovi mutui;
limiti agli impegni di spesa;
obbligo di deliberare
con atti non revocabili di durata quinquennale, aliquote e tariffe di
base di imposte e tasse nella misura massima consentita dalla legge.
In conclusione bisogna
evidenziare che sembra ci sia un “disegno” del governo centrale e di
quello regionale che porta i comuni ad incrementare al massimo il
prelievo fiscale e tributario e impone agli stessi enti di non spendere
neppure quello che sono capaci di introitare.
Da ragioniere generale
dell’ente piu’ volte ho evidenziato che in base alle norme in vigore e
ai vincoli imposti dalle stesse questo Comune sarà costretto per un
verso (decisione dei politici) o per un altro (dissesto finanziario
dichiarato da un eventuale commissario regionale per il bilancio) ad
incrementare al massimo il prelievio fiscale e tributario ma da tecnico
di un settore che è definito “Economia e Finanze” mi permetto di fare
presente (lo ha fatto la Corte dei Conti) che in base a quello che i
nostri uffici giornalmente registrano, il tessuto socio economico del
territorio non è in grado di sopportare un tale incarico di tasse e
imposte, né un ulteriore taglio di erogazione di servizi essenziali”.
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