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venerdì 8 giugno 2012

Subba rilancia l'allarme su un comune sull'orlo del baratro

Una lunghissima lettera per evidenziare ai nuovi amministratori del comune di Lipari la grave crisi economica con cui si dovranno fare i conti. L'ha inviata il dirigente del settore economie e finanze Francesco Subba. Il dirigente, pur se con grande responsabilità ha evidenziato come "il tessuto socio economico del territorio non è in grado di sopportare un tale incarico di tasse e imposte, né un ulteriore taglio di erogazione di servizi essenziali” ha fatto chiaramente intendere che l'Ente è con l'acqua alla gola o anche peggio. Ma vediamo cosa scrive il dirigente:
“Cambiano le regole – ha scritto il dottore Subba – e vengono introdotti nuovi tributi locali ma sono tributi locali sui quali il governo “cala la propria mano” prelevando per sé buona parte degli stessi. Le aliquote Imu già previste per legge e i rincari dei moltiplicatori delle rendite determinano incrementi del tributo rispetto alla vecchia Ici del 60-70% ma, in considerazione di quello che il governo pretende per sé, il Comune al fine di introitare quello che introitava in precedenza con l’Ici e nulla di piu’, dovrà incrementare le aliquote ai livelli massimi previsti dalle norme concretizzando un rincaro di spesa su cittadini e sulle imprese di circa il 140% (se all’Imu si sommano i potenziali rincari di tassa rifiuti, addizionale Irpef, suolo pubblico ecc. si passa ad una percentuale media di rincaro del 150% che è quella che stanno attuando quasi tutti i Comuni d’Italia).
Il taglio dei trasferimenti imposti dallo Stato (1.696.997,89) non solo azzera totalmente quello che ci era trasferito (1.387.611,46) ma determina un debito di questo ente, pari a 309.386,43 che dovrà essere oggetto di nostro riversamento (pare se lo tratterranno direttamente dagli F24 dell’Imu).
Anche la nuova tassa sui rifiuti prevedrà rincari e anche in questo caso ci sarà un “prelievo” del governo centrale. L’addizionale comunale all’Irpef dovrà essere determinata nella misura massima prevista dalla legge ed è tale imposta che dovrebbe sostituire parte dei trasferimenti statali che vengono tagliati. Appare evidente che di fronte alla necessità di un tale incremento di carico fiscale e tributario non si può non fare ricorso, contemporaneamente ad una massiccia azione di accertamento dell’evasione dei tributi locali, tramite l’invocato potenziamento del servizio competente o tramite l’affidamento all’esterno della stessa azione.
Non c’è dubbio che attuando una massiccia azione dell’accertamento dell’evasione si determinano soprattutto in periodi di crisi economica, inevitabili conflitti sociali (si accertano non solo i “furbi” ma anche i “deboli” ovvero quelli che non pagano non perché non vogliono pagare ma perché non possono…) ma oggi non si può e non si deve piu’ prescidenre da tale azione e la stessa deve essere portata avanti, ripeto, con forza e determinazione se si vogliono mantenere gli equilibri finanziari che sono fortemente “intaccati” da tutto ciò che è stato descritto.
Lo “scenario” che si delinea in caso di mancate decisioni politiche è quello dell’impossibilità di far quadrare il bilancio e di una conseguente nomina di commissario ad acta della regione che trovandosi fuori tempo massimo per l’incremento di tasse e imposte, dichiarerà che l’ente si trova in stato di dissesto finanziario (sarà un dissesto connesso al non adeguamento alle “disposizioni di legge”).
Gli effetti del dissesto sarebbero in sintesi:
sospensione dei termini per la deliberazione del bilancio;
sospensione di azioni esecutive nei confronti dell’ente;
possibilità di disporre delle somme pignorate dopo la deliberazione di dissesto;
mancata produzione di interessi e rivalutazione monetaria dei debiti insoluti e delle somme dovute per anticipazioni di cassa;
individuazioni di eventuali profili di responsabilità che hanno portato alla deliberazione di dissesto; limiti alla contrazione di nuovi mutui;
limiti agli impegni di spesa;
obbligo di deliberare con atti non revocabili di durata quinquennale, aliquote e tariffe di base di imposte e tasse nella misura massima consentita dalla legge.
In conclusione bisogna evidenziare che sembra ci sia un “disegno” del governo centrale e di quello regionale che porta i comuni ad incrementare al massimo il prelievo fiscale e tributario e impone agli stessi enti di non spendere neppure quello che sono capaci di introitare.
Da ragioniere generale dell’ente piu’ volte ho evidenziato che in base alle norme in vigore e ai vincoli imposti dalle stesse questo Comune sarà costretto per un verso (decisione dei politici) o per un altro (dissesto finanziario dichiarato da un eventuale commissario regionale per il bilancio) ad incrementare al massimo il prelievio fiscale e tributario ma da tecnico di un settore che è definito “Economia e Finanze” mi permetto di fare presente (lo ha fatto la Corte dei Conti) che in base a quello che i nostri uffici giornalmente registrano, il tessuto socio economico del territorio non è in grado di sopportare un tale incarico di tasse e imposte, né un ulteriore taglio di erogazione di servizi essenziali”.

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