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venerdì 24 maggio 2013

“L’ITALIA HA INTERESSE PER IL MUOS” L’ANTENNA PIACE AL GOVERNO

“La Difesa ha un interesse diretto alla realizzazione del ‘Muos’: esso rappresentera’, qualora completato subordinatamente agli esiti dello studio dell’Istituto superiore di Sanita’, un sistema strategico di comunicazione satellitare di cui potranno servirsi anche le forze armate italiane, in attuazione del principio di assistenza reciproca vigente in ambito Nato”. Lo sottolinea il ministro della Difesa Massimo Mauro, intervenendo nell’aula della Camera per rispondere a un’interrogazione nell’ambito del ‘question time’. Mauro premette che la vicenda del Muos in Sicilia “coinvolge aspetti particolarmente complessi e interessi di natura contrapposta”.
Quanto all’obbligo assunto dall’Italia, con la ratifica della Convenzione di Londra nel 1955, di “garantire ai Paesi alleati la libera fruizione delle installazioni militari di cui necessitano”, il ministro della Difesa precisa che “tale fruizione comprende necessariamente l’aggiornamento e il potenziamento dei sistemi tecnologici in uso, purche’ ovviamente autorizzato secondo le procedure di legge italiane”. E “tale risulta essere, per l’appunto, il ‘Muos’ rispetto agli apparati trasmissivi gia’ presenti a Niscemi”. L’esponente del governo sottolinea che “qualora tale realizzazione fosse impedita da provvedimenti di revoca potenzialmente censurabili sul piano della legittimita’, il ministero della Difesa potrebbe essere chiamato, sotto un profilo civilistico, a ristorare spese sostenute dalla controparte che, fidando sull’impegno assunto, ha appaltato i lavori”.
La dichiarazione di “non interesse” formulata il  31 ottobre 2006, “era specificamente riferita alla determinazione del  valore residuo che l’Italia dovrebbe ristorare in caso di ipotetica  acquisizione delle opere – chiarisce Mauro – Infatti, sulla base degli accordi internazionali, tale valore e’ meramente simbolico, pari a 1  dollaro, se il Paese ha dichiarato preventivamente che i lavori non  vengono compiuti nel suo interesse”.
Per quanto riguarda poi la richiesta risarcitoria di 25.000 euro per ogni giorno di ritardo dal momento della sospensione”, Mauro  spiega che “rientra nella linea di strategia processuale definita  dall’Avvocatura distrettuale dello Stato, che ha proceduto alla  quantificazione tenendo conto delle somme dovute alle ditte  appaltatrici nel periodo in cui i lavori devono restare fermi”. In conclusione, “la proposizione del ricorso al Tar, pur in  pendenza dello studio dell’Istituto superiore di Sanita’, e’ stata  giustificata dalla necessita’ di evitare la scadenza dei relativi  termini processuali”, specifica il ministro della Difesa.

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