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venerdì 7 agosto 2009

"A Canneto ci voleva tolleranza". Ci spiace ma non siamo d'accordo. Specie quando la tolleranza diventa sopruso.

Già di buon'ora abbiamo ricevuto mail* di protesta in redazione per l'operato di ieri sera della Guardia Costiera a Canneto. La tiritera in linea di massima è questa: "Si è vero ci sono l'ordinanza balneare e le norme del codice della navigazione ma considerando che siamo ad agosto ci poteva essere un pò di tolleranza".
Ci spiace ma non siamo d'accordo. Anzi è proprio questo il problema: "la tolleranza". Quella "tolleranza"(chiamiamola bonariamente così), accordata tacitamente o meno nei settori della vita di queste isole, che diventa sopruso nel violare le regole e il diritto altrui.
Per fortuna non tutti la pensano così e c'è anche qualche "timido" riscontro. "Non se ne poteva più-si legge in una mail che richiama, tra l'altro, un passaggio di una lettera di un cittadino eoliano fatta pervenire alle varie redazioni on line e cioè che "un fenomeno molto spiacevole si verifica ormai da tempo sulle nostre spiagge: l'occupazione abusiva, da parte di singoli privati, con ombrelloni, sedie sdraio, tavolini a chi più ne ha...più ne metta. Questi oggetti, oltre a rimanere durante le ore diurne sulla spiaggia, vengono lasciati anche la notte, per giorni, settimane e mesi, così chè al mattino...o al pomeriggio...si possa trovare già il posto in spiaggia. Il risultato...?!...La spiaggia risulta sempre e perennemente occupata. Ma è la presunzione di questi "maleducati"...a spiazzare..., perchè se per puro caso, un cittadino normale, un turista "ingenuo"...dopo aver girovagato per la spiaggia senza trovare un posto, decide di stendere la propria asciugamano in prossimità di qualcuno di questi ombrelloni "chiusi"...sdraio...o altro..., da un momento all'altro viene obbligato a spostarsi, perchè: "...qui c'è il mio ombrellone...il posto è mio..."!
* tutte rigorosamente anonime o con nomi molto fantasiosi. Per queste mail abbiamo richiesto, prima di pubblicarle, un riscontro dell'esistenza in vita dello scrivente