(Michele Giacomantonio) Il geom. Aldo Natoli ha proposto di intitolare a Edwin Hunziker una strada di Lipari. Mi sembra una idea seria da condividere e da rilanciare perché le Eolie della storia sono anche le Eolie della bellezza dei paesaggi e dagli ambienti stimolanti. Storia e ambiente due elementi forti di un nuovo modello di sviluppo. E se Bernabò Brera è l'uomo per antonomasia della storia eoliana, l'artista che ha saputo vedere le Eolie è Edwin Hunziker, meglio conosciuto come “lo Svizzero”.
“Svizzero lo era Hunziker – ha scritto il prof. Giuseppe Iacolino – ma solo a metà. Lo era perchè nato nel Cantone di Zurigo, ad Affoltern sull'Albis, nella bella fattoria di papà Rodolfo, il 3 aprile del 1901. Lo era per quel temperamento di puritana e quasi teutonica coerenza con certi suoi principi di etica e di arte. Per il resto, la sua psicologia e gran parte delle sue scelte e dei suoi comportamenti furono italici: anzi siculi e schiettamente isolani. E fu questa la ragione di fondo per cui Hunziker si protese e si aprì al sole mediterraneo sino a rimanerne stregato. Esattamente come era capitato ad altri spiriti nordici: a Goethe, per esempio, e a Byron.”
Frequentò la scuola elementare e secondaria nel suo paese natale e fin da piccolo dava una mano nella fattoria del padre perchè le condizioni di vita erano per la famiglia molto misere e difficoltose. Fin da allora il piccolo Edwin sognava di evadere da quell'ambiente ristretto e conoscere il mondo. Si cominciò a fare notare per il suo talento nel disegno e cominciò a parlare di voler fare il “pittore”. La Scuola Commerciale Cantonale di Zurigo non era per lui, la frequentava malvolentieri ma ubbidiente ai genitori prese il diploma (1920). Di intraprendere la carriera commerciale non voleva però sentirne nemmeno parlare e così si iscrisse all'università. Ma anche questa non va incontro alle sue esigenze e quindi convince il padre a fargli continuare i suoi studi a Roma. Qui partecipa alla scuola di pittura di Carlo Alberto Petrucci. Ma la sua famiglia non vedeva di buon occhio questo suo voler fare il “pittore”. “ Un morto di fame non è gradito in famiglia”, gli diceva il padre - e pretendeva almeno che si scrivesse ad una Accademia per diventare insegnante di disegno. Dopo Roma andrà a Monaco, poi a Firenze e quindi a Parigi. Conoscerà artisti, pittori, stringerè amicizie . A Lipari giunge occasionalmnete nel 1922. Tornò altre volte e nel 1924 volle mettervi radici invitando altri giovani colleghi a venire a scoprire questi luoghi d'incanto. Una colonia di tre quattro giovani che avevano a modello Henri Matisse e fra i quali primeggiava Max Gubler che eseguì la grande tela intitolata “Processione a Lipari”. Edwin dipinge Marina corta, le case di Lipari, la moglie e il figlioletto, Portinente, Mendolita ma anche le contrade lontane, partendosi di mattina con il cavalletto ed il seggiolino e raggiungendo Pianoconte, Capistello...
A quel tempo Lipari era una cittadina tranquilla ma questi giovani andarono ad abitare fuori dal paese a Diana.”Idillio quasi paradisiaco dei pittori nell'isola” ebbe a commentare Hunziker stesso. Un'isola non ancora devastata da un turismo troppo commercializzato. Arrivò però il confino politico voluto dal regime fascista e i forestieri dovettero andare via. Così gli amici, a cominciare da Max Gubler, ebbero il foglio di via, mentre Hunziker si salòa perchè il 21 novembre del 1925 aveva sposato una ragazza liparese, Clelia Gemmola, una compagna coraggiosa che avrà un ruolo importantissimo nella vita di Edwin sostenendo sempre la sua voglia d'arte e sollevandolo dai piccoli fastidi della quotidianeità.
Il confino procurò a Edwin la prima occasione di incontri con Ambrosini, Malaparte e Gualino e poi non pochi fastidi: sorveglianza attorno alla sua abitazione, mille difficoltà quando doveva viaggiare. Intanto , nel 1926,era nato il suo primogenito Sandro e nel 1931 andrà con la famiglia in Svizzera per organizzare una mostra alla galleria d'arte di Berna e poi l'anno dopo a Parigi, dove soggiornerà alcuni mesi. Nel 1932 torna a Lipari ma non sopporta il clima poliziesco che vi si respira :”Ho spesso considerato la mia situazione un'amara ironia del destino. Non ero emigrato per imparare il timore, ma per conquistare una libertà più grande di quella che ci poteva essere nella mia patria”. Inoltre nell'agosto del 1936 era nato il suo secondogenito, Donato, purtroppo colpito da un handicap fin dalla nascita.
Così nel giugno del 1940, ai primi venti di guerra, decide di tornare con la famiglia in Svizzera e vi rimane fino al 1947. A Lipari aveva lasciato e ritrovato grazie all'attenzione di alcuni amici fidati, una casa di campagna a Diana; comprata poco tempo prima dell'inizio della guerra. La casa fu, nell'immediato dopo guerra, ampliata e attrezzata con finalità di farne una pensione, l'attuale albergo “Villa Diana” di proprietà e gestito dalla famiglia.
A Lipari Hunziker prese a frequentare Bernabò Brea, Mons. Re, Isabella Conti… Per i contadini locali divenne una figura familiare da incontrare sotto gli ulivi di San Calogero o tra i fichi d'India del Salvatore. Ma la modernità che vedeva venire avanti non gli piaceva. Non gli piaceva quel turismo.”La cittadina di Lipari – diceva - è un unico grosso parcheggio. Edifici antichi e bellissimi devono fare spazio al traffico: l'edilizia soprattutto, è alimentata dall'incremento del turismo; ma anche molti italiani del continente si vogliono fare un'abitazione sicura nell'isola; e, in un certo senso, questi fatti si possono assomigliare ad eventi dei secoli passati quando all'interno dell'isola si cercava scampo dai pirati”.
C'è una ragione che spiega perchè, a cominciare dagli ultimi anni Cinquanta, abbandona le colorazioni tenui e si dà a comporre con pennellate più decise, più cariche e più vigorose, e perchè al paesaggio diafano o al nudo impersonale preferisca i soggetti banali ma innocenti del suo pollaio. E' proprio perchè reagisce al degrado che avanza e ripiega sulla sua realtà domestica, sulla esperienza del suo cortile.
Nel 1975 Hunziker viene colpito da un ictus che per molti mesi lo costringe a cure sia a Lipari che in Svizzera. Si riprenderà molto bene, anche se da allora camminerà con l'aiuto di un bastone. Riprenderà a dipingere recandosi nei luoghi amati e lontani dell'isola non più a piedi ma con la macchina ed accompagnato dalla moglie. Dopo la malattia riscopre la vita e così i colori diventano più intensi e sembra mettere sulle tele un entusiasmo ancora maggiore, “Mi sembrava di riscoprire la natura dopo una lunga e involontaria assenza. Le cose più semplici ripresero una nuova parvenza”.
Nel dicembre del 1985 muore il figlio Sandro. Da questo dolore Edwin , già ottantaquattrenne non si riprenderà più. Morirà il 13 marzo del 1986, ad appena tre mesi dalla morte del figlio.