Un insediamento turistico a cinque stelle mascherato da progetto culturale, “I Giardini dell’Eden”, per il quale sarebbero stati chiesti finanziamenti regionali da parte di una società i cui titolari sarebbero finiti in passato nel mirino delle indagini dei carabinieri di Messina. La demolizione di fabbricati rurali per fare spazio a decine di villette di un residence. Una strada che conduce ai “Giardini” che cancellerebbe svariati ettari di aree verdi e incontaminate. E poi aggressioni e danneggiamenti ai cittadini che denunciano e ricorrono al Tar per respingere quest’ondata di cemento senza precedenti, ritenuta dai residenti illegale e forse anche criminale, che sta per abbattersi su Pollara, la contrada di Salina, nelle Eolie, che fu il set di Troisi nel film Il postino, premio Oscar nel ’94 per la migliore colonna sonora, uno dei luoghi più belli del Mediterraneo, dichiarato, come l’intero arcipelago, patrimonio mondiale dell’Unesco. Proprio all’Unesco, oltre anche alla regione siciliana, al ministero dell’Ambiente, alle associazioni ambientaliste da Legambiente al Wwf (ma anche ai carabinieri e alla procura della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto) si è rivolto un gruppo di residenti, turisti e non, che ha firmato un esposto denunciando il clima insostenibile che si respira nell’isola: tra gli aderenti al comitato spontaneo costituito per fronteggiare la colata di cemento vi sono anche i fratelli registi Paolo e Vittorio Taviani e l’eurodeputato Claudio Fava, ma altre firme note sono in corso di raccolta. “Pollara è stata oggetto nel corso degli ultimi anni di una preoccupante espansione edilizia tale da minarne il pregresso assetto bioambientale – scrivono i residenti nell’esposto – nonché le normali dinamiche civili, essendosi verificata un’escalation di aggressioni e fatti violenti ai danni di alcuni cittadini, regolarmente denunciati alle competenti Autorità”.
Dopo i numerosi esposti e le denunce al Tar per fermare gli scempi edilizi il clima si è fatto incandescente e sono stati gli stessi Carabinieri a mettere in guardia i residenti dal non esporsi eccessivamente, suggerendo loro di riunirsi in un comitato che portasse avanti le legittime istanze di ripristino della legalità.
La battaglia dei residenti si muove verso un obiettivo: fermare il progetto “Il Giardini dell’Eden rubati agli Dei”, in contrada Mancuso (in zona Ovest rispetto al mare) ritenuta una mega-speculazione edilizia che trasformerebbe totalmente, stravolgendoli, i luoghi del set di Troisi, protetti da un vincolo di immodificabilità assoluta, sancito dal piano paesistico delle Eolie, la legge regionale 78 del 1976. Secondo i residenti il progetto, che prevede l’istituzione di “fattorie didattiche”, una fortunata formula di agriturismo già sperimentata con successo in varie parti d’Italia, dall’Emilia Romagna, al Veneto al Trentino Alto Adige, per avvicinare turisti e residenti alla cultura (e alla coltura) della terra, nasconderebbe una colossale speculazione edilizia.
Il comitato ha già chiesto l’accesso agli atti del progetto, per controllarne la legittimità, ma nell’esposto denuncia che “è in corso di redazione il piano Regolatore Generale, nel quale sarebbe prevista anche la costruzione di una imponente strada che dalla via Leni condurrebbe, sventrando parte delle attuali arre verdi, alla ctr. Mancuso ed alla “fattoria didattica”, prevista dal progetto del “Giardino dell’Eden”.
La variante è il primo atto giuridico del progetto che i residenti intendono fermare, una colata di asfalto davanti al mare di Salina che stravolgerebbe intere aree verdi, rimaste intatte da millenni. Il destinatario dell’appello è, in questo caso, il comune di Malfa al quale i cittadini chiedono di “disporre il non luogo a procedere e/o il rigetto espresso della istanza o delle istanze pendenti che violino o ledano il patrimonio naturalistico ambientale di Pollara, con particolare riferimento alla prevista strada ed agli interventi di natura alberghiero-ricettiva di contrada Mancuso, e delle altre opere ‘agricole-didattiche’ in territorio di Pollara”.
da Il Fatto Quotidiano dell’8 luglio 2011
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