Papa Benedetto XVI l'ha "richiamato" in servizio. E lui ha detto sì. Da buon militare – del resto è un generale – ma soprattutto da buon pastore, quale ha dimostrato di essere. Da tre mesi, a monsignor Giovanni Marra, arcivescovo emerito di Messina, Lipari e Santa Lucia del Mela, il Papa ha affidato la cura della diocesi di Orvieto-Todi per risanare le ferite di una comunità e per pacificare gli animi di un clero diviso al suo interno.
«L'ultimo estremo servizio alla Chiesa di Dio», così l'ha chiamato. Un incarico oneroso, che arriva quattro anni dopo la sua nomina a membro della Congregazione dei vescovi. Ruolo che ha assunto il 5 gennaio 2007, subito dopo aver concluso il mandato nella nostra Arcidiocesi. Dalla Cattedrale di Messina al Duomo di Orvieto, mons. Marra ha portato con sé un ricordo della città dello Stretto.
Sul suo scrittoio, infatti, ha collocato la sacra immagine della Madonna della Lettera. Ieri, in occasione del venticinquesimo anniversario dalla sua ordinazione a vescovo, la comunità messinese ha voluto festeggiarlo con una solenne celebrazione. Salutando l'arcivescovo Calogero La Piana, il vescovo Francesco Sgalambro, il clero, i fedeli e le numerose autorità intervenute, mons. Marra ha esordito: «Lasciatemi dire che questa Cattedrale non ha nulla da invidiare alle più belle cattedrali italiane. Tornare qui è un'emozione. Vi ringrazio, perché avete scelto lo stesso canto d'ingresso e lo stesso vangelo del giorno della mia ordinazione a vescovo, il 28 giugno 1986, nella Basilica di San Giovanni in Laterano a Roma». Il servizio alla Chiesa di Roma lo inizia tra le alte gerarchie. Il primo incarico lo riceve da Papa Giovanni Paolo II, che lo nomina vescovo ausiliare di Roma per le attività pastorali e amministrative e segretario generale del vicariato. Si fa apprezzare dal cardinale Vito Poletti, che nel 1988 gli farà organizzare i festeggiamenti per il decennale del pontificato di Papa Wojtyla. «Qualche giorno dopo mi chiamò il Papa – racconta – e al termine del pranzo mi disse: andrai a fare l'Ordinario militare. Io risposi: non ho mai fatto il militare. E lui a me: imparerai, imparerai».
Un'esperienza che ha segnato la formazione umana e apostolica di mons. Marra. «Una missione stupenda – afferma – durata quasi sette anni. Ho girato tutta l'Italia e ho imparato a stimare i militari, per l'impegno, il sacrificio e l'amor di patria». Una notizia poco nota la fornisce a proposito del suo motto vescovile "Pax et bonum". «Mi è stato comunicato l'incarico di Ordinario militare appena rientrato da un'esperienza ad Assisi con un gruppo di ragazzi. Ho interpretato questo come un segno e mi sono affidato alle parole di pace di San Francesco che ho cercato di seminare durante la mia esperienza militare: dall'America Latina alla Russia, dal Mozambico al Vietnam». Infine, lui calabrese d'origine, arriva a Messina. «Ho ricevuto quest'incarico e ho pensato: è il coronamento del mio apostolato. Appena arrivato avevo l'ansia di conoscere tutte le parrocchie di questa grande diocesi. Per me sono stati dieci anni intensi, che mi hanno permesso di tessere uno stretto legame con i sacerdoti e con i laici. Li ricordo come anni di grande fervore per la chiesa messinese». Conclude ringraziando il Signore per averlo chiamato al sacerdozio e invocando Maria, la veloce ascoltatrice, per la nostra città auspica: «Il mio augurio per Messina è che diventi autenticamente cristiana, affinché si compia il disegno che Dio ha su di lei».
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