Visto che i mesi passano e la scadenza delle amministrative si approssima vorrei esprimere su di esse alcune considerazioni di metodo ed anche politiche nel senso più ampio del termine. Prima però mi corre l’obbligo di sgombrare il tavolo da ogni possibile malinteso. Ricevo da diverse parti richieste a candidarmi o comunque a manifestare la mia disponibilità. Come ho avuto modo di dire a diversi amici ed interlocutori la mia candidatura non esiste. Non esiste la candidatura a sindaco, né a consigliere, né a ricoprire qualsiasi ruolo in qualsiasi amministrazione. Sarò sempre disponibile a dare un contributo a chi me lo chiede sugli argomenti di cui ho competenze ma intendo investire diversamente gli anni che ancora devo vivere e possibilmente contribuendo allo sviluppo della cultura eoliana e dell’etica sociale e pubblica che poi vuol dire suggerire alla gente ragioni di vita e di speranza.
Sperando di non dovere più ritornare su questo argomento affrontiamo le considerazioni da sviluppare. C’è un rischio che sovrasta le prossime elezioni in riferimento alla nuova legge elettorale. Chi vince non ha più bisogno del 50 per cento più uno ma basta ottenere la maggioranza dei suffragi e quindi se ci dovesse essere un forte frazionamento si potrebbe diventare sindaco anche con solo il 20% dei voti e la vittoria di un sindaco minoritario si trascinerebbe dietro la maggioranza di consiglieri anch’essi minoritari nei suffragi ma maggioritari nel consiglio. Questa mi sembra una iattura. La nostra comunità ha bisogno, per risollevarsi, di un’ampia convergenza di forze, di strati sociali, di personalità che lavorino tutti nella stessa direzione in grande sinergia. Un sindaco minoritario nel paese anche se maggioritario nel Consiglio sarebbe un sindaco debole e sottoposto a mille pressioni e condizionamenti.
Questa è la prima considerazione. Una seconda considerazione riguarda le qualità di questo sindaco. Certo deve avere consenso e prestigio nella comunità ma anche fuori, fra gli altri sindaci, nella provincia, nella regione, a livello nazionale. Deve avere capacità progettuale e buona conoscenza dei meccanismo di finanziamento a livello regionale, nazionale e comunitario (per non perdere altre importanti occasioni come è avvenuto in questi anni) ma deve avere anche capacità di interrelazione per affrontare e rilanciare problemi difficili a cominciare da quello dei trasporti. Infine, cosa che non guasta, deve avere tempra morale per sapere resistere alle sollecitazioni esterne e alle logiche clientelari.
Queste due condizioni di base richiederebbero che la ricerca e la designazione di una persona adeguata al compito non fosse il frutto di conciliaboli di piccoli gruppi o peggio di logiche esterne e di “pupari” che muovono i fili dall’alto, ma emergesse da un processo alla luce del sole e che investisse tutta la cittadinanza non a scelta compiuta ma proprio nel momento della selezione. Per questo ritengo che la strada più utile sia quella delle primarie. Non primarie di partito ma primarie di uno schieramento vasto, aperto, capace di andare al di là delle logiche di partito ed anche di squinternare gli schieramenti tradizionali.
Come si può giungere a questo obiettivo? Partendo col mettere intorno al tavolo tutti coloro che concordano su una critica severa di questi ultimi dieci anni: la mancanza di un progetto, il ricorrersi di iniziative sotto la spinta di sollecitazioni esterne e fuori dalle esigenze e dalle convenienze della comunità ( si vedano le triste vicende del megaporto e del ciclo dell’acqua con l’individuazione della collocazione del depuratore, ecc.), una pratica clientelare diffusa e capillare che ha sfibrato ulteriormente il tessuto civile, ecc.
I protagonisti di questo tavolo elaborino un progetto di sviluppo per le nostre isole ponendo al centro il problema del lavoro per tutti e soprattutto per i giovani, il problema della qualità di questo lavoro, il problema della qualità della vita per tutti e soprattutto per gli strati sociali più deboli ( anziani, infanzia, malati, emarginati), la valorizzazione nella salvaguardia delle nostre risorse culturali e naturali. Ed è sulla base di questo progetto che si indìcano le primarie alle quali chiunque sia libero di partecipare con due impegni di fondo: se vince rispetterà il progetto; se perde sosterrà lealmente il vincitore della competizione.
E’ realistico pensare che a Lipari possa svilupparsi un simile itinerario. I tempi ci sono ancora tutti ma bisogna non frapporre altri indugi.
Michele Giacomantonio
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