Le Eolie sono cultura
Venerdì 6 luglio
abbiamo partecipato all’inaugurazione della retrospettiva emozionale “I colori della memoria”, la mostra
rimarrà aperta sino al 29 luglio 2012. Le Eolie sono (anche) Cultura. La scelta
degli artisti: Gianni Conti, Erina De Pasquale, Ruccio Carbone e Sergio Bongini
e soprattutto, il luogo, l’ex carcere merita da parte degli eoliani una visita
e la consapevolezza che la cultura, “fa” turismo, ancor più quando è prodotta
da noi.
Troppo spesso ci
dimentichiamo che il turismo non è soltanto sole e mare, ma nelle Eolie, si
fonde con la natura e la cultura, soltanto attraverso la natura e la cultura
abbiamo la possibilità di allungare la stagione e di venderla ai paesi del nord
Europa. Per molti sarà, inoltre, l’occasione di visitare le ex carcere di
Lipari per decenni rimaste in mistero.
Il carcere di
Lipari posto all’interno del Castello è un carcere molto piccolo, circondato da
alte mura: c’erano soltanto un paio di celle d’isolamento e tre grandi
cameroni, uno dei quali separato da un muretto era riservato alle detenute;
infine, in fondo all’ampio cortile c’era lo sgabuzzino per il guardiano.
Abbiamo fatto
una serie di richieste agli storici locali e siamo riusciti a fare una piccola
sintesi delle testimonianze che raccontano del nostro carcere.
I primi a
raccontare delle carceri sono i confinati anarchici dell’inizio del novecento: Ettore Croce racconta che Le celle di punizione ed il carcere di Lipari rigurgitano costantemente
di giudicabili e di condannati.
A distanza di un
decennio ne scrive anche Luigi Vittorio
Bertarelli, fondatore del Touring Club Ciclistico Italiano, che visita Lipari nel 1909. (…) Andai in Castello al cader del giorno,
guidato da persona che vi ha le grandi e piccole entrate. Entrando vidi un
corpo di guardia di soldati e uno di agenti di pubblica sicurezza, ed una
casupola chiusa come un baule coi soliti cassettoni di legno alle finestre,
sulla cui portineria, serrata solidamente è scritto “Carcere giudiziario”. È un deposito per i coatti che hanno
commesso qualche reato per cui debbano essere sottoposti ad un nuovo
procedimento penale. Vi è pure un carcere
disciplinare, che rimase a me inaccessibile, per i coatti in punizione.
Nel corso del
periodo del confino antifascista (1926 – 1932) furono centinaia i confinati che finirono nel carcere per scontare le sanzioni
inflitte dal Pretore di Lipari per infrazioni al regolamento del confino ed
alla carta di permanenza.
La notte del 28
Luglio 1928 dal carcere riuscirono ad evadere quattro detenuti: Giovanni Domaschi,
Giovan Battista Canepa, Mario Madri e Alfredo Michelagnoli. È l’unico caso di
evasione di cui si è a conoscenza.
Il carcere è
stato chiuso a metà degli anni novanta ed il personale assorbito dal Comune di
Lipari.
Oggi, grazie
agli organizzatori della retrospettiva ritrovano dignità di luogo “della
memoria” anche per le centinaia di persone che hanno sofferto ingiuste pene
detentive comminate da regime fascista per qualunque sciocchezza, anche
semplicemente passeggiare in tre-quattro persone lungo il Corso Vittorio
Emanuele.
Un Grazie agli
organizzatori ed un invito ai nostri concittadini, approfittate dell’occasione,
visitare la mostra, sarà come fare un tuffo nel nostro passato.
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