(Michele Giacomantonio) Peppe Paino ha scritto sabato, su Lipari.biz, un editoriale che descrive la triste situazione dei trasporti marittimi e pone tre problemi, distinti ma connessi,:
1.piuttosto che parlare di aviosuperfice sarebbe meglio puntare sulla messa in sicurezza del porto di Lipari e sulla ottimizzazione dei servizi marittimi che lasciano molto a desiderare.
2.le compagnie di trasporto sono insensibili alla destagionalizzazione ed al prolungamento della stagione estiva ed a metà settembre ( Ustica Lines) o all’1 ottobre ( la Siremar) dichiarano chiusa la stagione. Quest’anno inoltre la stagione per la Siremar si è chiusa anticipatamente perché la compagnia è rimasta con tre soli aliscafi.
3.i servizi in genere penalizzano le isole minori ed in particolare Filicudi ed Alicudi. Il primo mezzo utile per Lipari, per cinque giorni della settimana, arriva nell’isola principale alle 12,20 ed a Milazzo alle 15; mentre il mercoledì e il venerdì va un po’ meglio: a Lipari alle 9,10 e a Milazzo alle 12,45. Questa situazione rende impossibile fruire di molti servizi pubblici in giornata (visite ospedaliere, uffici pubblici, operazioni bancarie) ma soprattutto danneggia gli studenti e le loro famiglie che si trovano di fronte al dilemma: non frequentare o trasferirsi a Lipari o Milazzo col pagamento di costi esorbitanti.
Ricordo che una delle battaglie che la mia amministrazione portò avanti ed alla fine la spuntò, fu quella di avere un aliscafo al mattino da Alicudi e Filicudi che arrivasse a Lipari prima delle 8,30 proprio per permettere agli studenti di frequentare le scuole. Comprendiamo che quando si riducono i mezzi si devono tagliare delle corse ma bisognerebbe garantire a tutti gli abitanti delle isole di poter essere a Lipari prima delle 8.30 e poter rientrare alle loro case a lezioni ultimate. Questo dovrebbe essere un imperativo. Qualche corsa in meno fra Lipari e Milazzo non sarebbe la fine del mondo se questo fosse utile ed indispensabile a servire meglio le isole minori. E questo ci sembra una prima esigenza.
Una seconda esigenza è quella di cominciare a programmare per tempo una revisione delle linee per la prossima stagione turistica cominciando con introdurre fra la fascia estiva e la fascia invernale, una terza fascia di mezza stagione che dovrebbe arrivare fino a metà novembre ed iniziare al primo di marzo proprio con l’obiettivo di dare un incentivo al prolungamento della stagione o, forse meglio, di non decapitarla a metà settembre, come sta avvenendo quest’anno. I trasporti marittimi sono il volano più importante dello sviluppo turistico ed una loro programmazione sbagliata si riflette drasticamente e drammaticamente su tutto il comparto.
Infine una terza esigenza. Da tempo sosteniamo che il meglio ( ammesso che tale sia) è il nemico peggiore del bene. Intendiamo parlare del porto di Lipari. La vera urgenza è la messa in sicurezza di Sottomonastero e rendere operativo lo scalo alternativo di Marina Corta. Oggi non abbiamo né l’uno, né l’altro. Della messa in sicurezza di Sottomonastero - che vuol dire la creazione di una diga foranea che, supergiù dal pontile degli aliscafi, si proietti per 200 metri verso Monte Rosa permettendo di creare un riparo ai venti di scirocco e di libeccio e di permettere a navi ed aliscafi di attraccare dalla parte nord( che guarda a Marina Lunga) di questa diga – non si sa più niente. Certamente avrà influito la scoperta del porto romano nei fondali dove si doveva operare. Ma ci colpisce il fatto che in questi giorni si torni a parlare del megaporto che dovrebbe andare da Pignataro a Marina Corta. Ma se è possibile realizzare il megaporto che ostacoli ci sono per la diga foranea? E non sarebbe meglio la diga foranea subito che potremmo ottenere al massimo in un anno. Piuttosto che un megaporto ( che a parte i gravi problemi di impatto ambientale e di stravolgimento delle coste) impiegherebbe almeno ¾ anni bloccando in maniera esiziale l’economia eoliana? Per questo sosteniamo che il meglio – ammesso che tale sia il megaporto – è nemico del bene e cioè la diga foranea Sottomonastero per la messa in sicurezza di questo scalo.
Queste tre ci sembrano proposte di buon senso. Ma si può ancora parlare di buonsenso a Lipari?