L'agitarsi sempre più inquieto dei vari gruppi in cui ormai si divide il Pdl sta provocando una tale confusione che sarà in comprensibile per gli elettori ma diventa intanto lacerante all'interno.
La giornata di ieri segna così l'inizio della fine. Un tutti contro tutti che azzera qualsiasi ipotesi di ricreare un clima di convivenza dentro lo stesso partito. Il giocattolo si è rotto, questa volta con tanto di presa d'atto degli stessi leader locali.
Né sembra funzionare più il continuo appellarsi al dominus nazionale perchè ridimensioni i ribelli e ripristini d'imperio l'unità.
La lettera del co-coordinatore Domenico Nania ai leader di partito in Sicilia Renato Schifani e Angelino Alfano ha ufficializzato quel che è da tempo chiaro: il Pdl è diviso in tre, forse in quattro fazioni che perseguono strategie, alleanze e obiettivi diversi. E tranne che nel gruppo Micciché, all'interno delle altre vi sono distinguo che fanno pensare a ulteriori suddivisioni.
Così, a Nania che chiede le dimissioni dei due assessori espressione dell'area Schifani-Castiglione-Firrarello, risponde Alfano per dire: non se ne parla. Chi decide è Berlusconi: «Rispondo al senatore Nania perchè sono tra quelli che, in Sicilia, lo considerano il coordinatore regionale. Come ho già avuto modo di rappresentare al senatore Nania - scrive Alfano - io ho il piede in una staffa sola che è quella di Silvio Berlusconi, anche quando ciò comporta qualche rinuncia alle mie opinioni. A Silvio Berlusconi - continua il Guardasigilli - compete la stipula e la rottura delle alleanze, a maggior ragione quando esse hanno riflessi nella politica nazionale (poichè di questo intende parlare Nania al di là di talune edulcorate espressioni utilizzate obbligatoriamente in un comunicato stampa). Come preannunciato a Nania in altra sede, parlerò con il presidente Berlusconi per rappresentare la mia posizione sulle vicende siciliane. Certamente lo faranno anche altri e altrettanto certamente non tutte le opinioni saranno uguali. Il presidente Berlusconi - conclude Alfano – prenderà le decisioni con la consueta saggezza, con buon senso e concretezza. Preannuncio fin d'ora che io starò comunque dalla parte della decisione che il presidente Berlusconi assumerà».
Ma Nania insiste: «Ad Alfano dico che dimettersi dalla giunta regionale siciliana non significa uscire dalla maggioranza, ma rappresentare con coerenza le ragioni del Pdl che lui rappresenta e stanare il Pd dall'ambiguità che lo caratterizza».
Da Nania si differenzia pure il collega coordinatore Giuseppe Castiglione: «Gli assessori li sceglie il presidente della Regione, chiederne le dimissioni, per due di loro, ci trascinerebbe in discussioni che esulano l'aspetto più importante, quello strettamente politico, fatto di scelte e di condivisione di programmi. Quella che va cercata – aggiunge – è l'unità del Pdl in Sicilia, che ci rende più credibili rispetto al governo di Raffaele Lombardo, il quale ha scelto scientificamente di non parlare coi partiti, ma in questo momento si ritrova ad averne bisogno, proprio lui che ha lavorato per dividerli. L'unità di cui parlo comprende, ovviamente, Gianfranco Miccichè, che è una risorsa. Abbiamo più volte detto sì al governo Lombardo - osserva -, lo abbiamo fatto sulla riforma sanitaria: quando ci disse che si era rivolto all'Università Bocconi per scremare la lista dei manager, portandola da 700 a 59, lo abbiamo sostenuto, salvo accorgerci poi che le nomine da lui fatte rispondevano a criteri solo politici, e in alcuni casi erano persino illegittime. Lombardo - conclude - lo abbiamo sostenuto e votato. Oggi al suo governo darei un 6 politico».
Ma il vicepresidente dei deputati del Pdl Carmelo Briguglio, stronca entrambi i co-coordinatori: «La Sicilia e il Pdl dell'Isola non meritano l'unica anomalia politica e statutaria del territorio nazionale costituita da due co-coordinatori regionali che non esprimono una rappresentatività politica unitaria e che si pongono ormai palesemente contro il governo Lombardo. Credo che Berlusconi e Fini - aggiunge Briguglio - abbiano chiara questa situazione, che ha ricadute non solo politiche ma anche istituzionali, e potranno assumere le iniziative opportune per superare l'anomalia».
E si inserisce nel dibattito il il senatore dell'Udc Gianpiero D'Alia: «La vera anomalia in Sicilia, come nel resto d'Italia, è lo scontro interno al Pdl che ha reso ingovernabile la regione e ora rischia di paralizzare gli enti locali. Uno scontro di potere in cui l'unico vincitore sarà Lombardo, vero specialista della materia. Di fronte a questo scempio occorre fare chiarezza - aggiunge - restituendo dignità alla politica e alle istituzioni. L'unica strada è la mozione di sfiducia al governo Lombardo in cui ciascuno, in aula, si assuma la responsabilità delle proprie scelte. Non è più tempo di congiure di palazzo e di giochi di corridoio. I siciliani meritano qualcosa di più e di meglio».
In questo quadro infuocato di batti e ribatti, prova a smorzare i toni Francesco Musotto, capogruppo del Movimento per l'Autonomia all'Assemblea regionale siciliana, che invita tutti a tenere un "profilo istituzionale": «Abbiamo la sensazione che in molti abbiano perso il senso della misura e non colgano la delicatezza del momento sociale e politico che la nostra regione sta attraversando. Nel momento in cui maggiore dovrebbe essere lo sforzo per garantire efficienza ed operatività alle amministrazioni - rileva Musotto - assistiamo invece ad un continuo (ab)uso delle cariche istituzionali come pedine nello scacchiere dei rapporti fra le correnti di un singolo partito. L'unico dato certo è che, come peraltro dimostrano i sondaggi che indicano in Lombardo il presidente di Regione maggiormente apprezzato dai cittadini, l'azione del governo sta incidendo in profondità nella società e nelle prospettive di sviluppo futuro della Sicilia. E non saranno certo le diatribe di queste ore ad influenzare il suo operato e quello del suo governo». Che infatti, secondo il sottosegretario Gianfranco Micciché principale alleato, può tranquillamente operare con progetti per l'intera legislatura