(Michele Giacomantonio) Un silenzio tombale è sceso sulle Terme di S. Calogero. Non ne parla più nessuno a cominciare dall’Amministrazione comunale che pure, in passato, aveva assicurato di volerne fare un cavallo di battaglia.
Il 24.04.2002 il consiglio comunale di Lipari ebbe a deliberare la costituzione di una società per la Trasformazione Urbana dell’area di Pianoconte-San Calogero. A seguito della deliberazione venne chiesto al Ministero delle Infrastrutture un finanziamento di 100 mila euro per far effettuare uno studio di fattibilità. In quell’occasione il Sindaco Bruno presentò la Dott. Cristina Rossi quale capofila di un gruppo imprenditore interessato ad investire sulle terme. A distanza di diversi anni niente abbiamo saputo. Tutto avvolto dalle nebbie del non fare.
Dal 7 dicembre 2002 al 3 novembre 2004 a più riprese appaino sui giornali notizie che l’Amministrazione abbia voglia vendere (ammesso che fosse nelle sua disponibilità) le Terme ma erano notizie sempre smentite affermando che invece vi erano altri progetti. Ma di quali fossero non è si è saputo nulla. Poi fu indetta una sorta di gara fra chi volesse utilizzare i locali, ma anche questa iniziativa è finita nel nulla.
L’edificio è lì chiuso, privati ricevono i turisti in visita, fanno visitare il tolos miceneo e intascano le mance.
Eppure è un peccato che il complesso venga lasciato abbandonato con il bisogno di punti di interesse che il nostro turismo ha, per sottolineare percorsi culturali naturalisitici.
Certo ripristinare le Terme come erano un tempo è ormai praticamente impossibile. I posti letto che si possono recuperare nella struttura sono insufficienti per dare vita ad una sorta di realtà paraospedaliera con gli standard di servizio e di assistenza che oggi sono divenuti obbligatori. Né questo può essere ovviato con strutture alberghiere esterne giacchè nella zona non ne esistono, né si può pensare di crearle visto il PTP delle Eolie. Inoltre vi è il problema dell’acqua che negli ultimi 120 anni ha subito una lenta e continua diminuzione della portata e della temperatura della sorgente. Per la temperatura si è passati da valori superiori a 90° C del 1872, a valori prossimi a 60° nel periodo 1906-1972. a 47° nel 1996. Quanto alla portata questa è passata dai 60 l/min agli attuali 20l/min..
Più realistico è pensare – come sostiene Pino La Greca nel suo libro “Le terme di San Calogero” – ad un Museo delle terme, composto da stanze, camere e gallerie che espongono riproduzioni di codici miniati, pitture incisioni, fotografie, documenti e testimonianze sulla storia notevole delle terme liparesi ed italiane in genere, affiancato da una mostra permanente fotografica, documentale e materiale dell’arte e delle tradizioni contadine dell’isola di Lipari. Una struttura che sarebbe unica in Sicilia e nell’intera Italia Meridionale. Fin qui Pino la Greca.
A fianco al Museo delle Terme potrebbe essere forse recuperata, trovando i finanziamenti, un’idea ambiziosa maturata al tempo della mia Amministrazione, e cioè quella di un grande parco che si stagli sul mare e che comprenderebbe oltre l’area San Calogero anche la valle del Fuardo, ove siano inseriti, in modo sinergico, un polo Benessere e Bellezza ed un polo Salute naturalmente un parco aperto che non preveda ospedalizzazione. Nell’ipotesi i due poli venivano collegati fra loro da un percorso coperto e protetto in modo da renderlo fruibile tutto l’anno.
Intorno erano previste una serie di piazze-solarium panoramiche su più livelli differenziati, piazze come luoghi di socialità ed incontro con vista panoramica sul circondario che permettano di spaziare con gli occhi a 360°.
In quest’ambiente si possono pensare inseriti un grande minigolf, zone d’intrattenimento all’aperto e da ballo, sistemazione di percorsi sportivi, parco dei bambini e ragazzi e così via.
Siccome uno dei problemi più seri è quello di ridurre al minimo l’impatto ambientale, nell’ipotesi allora formulata, il polo benessere e bellezza che comporterebbe l’attuazione di piscine al chiuso ed all’aperto si ipotizzerebbe come struttura realizzata totalmente fuori terra e, che, per la parte al chiuso sarebbe successivamente interrata con un’opera di attenta modellazione del riporto del terreno. Queste zone infine venivano ricoperte di verde, di fiori e piante in modo da ottenere un ambiente quanto mai curato e di grande fascino e presa sugli ospiti e sui visitatori.
Certo che un centro di interesse di questo tipo sarebbe un grande richiamo che valorizzerebbe non solo tutta l’area del circondario ma l’intera isola di Lipari.
Solo un sogno? Con un’Amministrazione che si muove solo dietro all’emergenza non può rimanere che un altro sogno come quello del parco di Porticello e delle cave, oppure del Caolino.