Lo stillicidio di illazioni sui nomi e sui motivi delle scelte, cominciato dopo l'annuncio da parte del Sindaco di alcuni cambi in giunta, si esaurirà, con tutta probabilità, soltanto al momento delle nuove nomine.
Dato che sarei, secondo i rumors, tra i "papabili", ma premesso che nessuna proposta mi è stata inoltrata, voglio pubblicamente riflettere sulle motivazioni che inciderebbero sulla mia eventuale risposta.
Non è necessario essere degli strateghi per capire che in questo particolare momento storico sia più facile e conveniente attaccare piuttosto che sostenere la maggioranza in carica e, risulterebbe di conseguenza logico aspettare tempi migliori per un impegno diretto. Ma a guardare bene il "campo", gli interpreti che dovrebbero risollevare le sorti del paese sono ancora "virtuali", obiettivamente vacui tanto da non riuscire a guidare un'efficace azione politica di contrasto all'attuale maggioranza, condannando anche le giustificate e spontanee rimostranze della popolazione all'oblio. L'alternativa tarda, dunque, a materializzarsi e le "voci che si oppongono" sembrano venire da un gruppo eterogeneo di simpatici "pettegoli" (esistono eccezioni), lontani da proposte alternative e dal progetto di costruzione di una nuova classe dirigente. Fatte queste considerazioni, ho maturato l'idea che la causa dei nostri problemi non sia esclusivamente politica, ma, in misura consistente, culturale. Distrutto il senso di comunità (con responsabilità diffuse), manca il "progetto" nel quale riconoscersi e per il quale impegnarsi, e si assiste ad uno spreco dissennato di energie in deleterie guerre personali alimentate da invidia e avidità.
In uno quadro così fosco, le possibilità sono due: ritirarsi alla cura del proprio orticello accantonando velleità di cambiamento, oppure mettersi in gioco, lavorare e rischiare in prima persona invece di continuare a lamentare il disastro aspettandosi che altri vi pongano rimedio. La "parte" o il partito che si sceglie per il proprio impegno è questione importante ma secondaria rispetto al fine, perchè se si possiedono idee, correttezza e capacità di confronto, il contributo alla causa comune è comunque positivo. Ribadito che un assessore prima della sua parte politica serve il paese, se una proposta che mi consenta di lavorare arrivasse, sarei dunque tentato di accettare; i dubbi riguarderebbero, soltanto, la rinuncia obbligata ai privilegi della mia "beata" esistenza che l'impegno da assumere comporterebbe. Mi permetto, come monito e come invito a posizioni meno qualunquiste, di citare Kennedy: non chiedetevi cosa può fare il vostro paese per voi, ma cosa potete fare voi per il vostro paese...
CORDIALMENTE
LUCA CHIOFALO