Il
Dlgs 23/2011 ha introdotto la tassa
di soggiorno, per sovvenzionare capoluoghi di provincia, unioni di
Comuni e località turistiche o città d’ arte.
La
sovratassa si pagherà su ogni
pernottamento in una struttura ricettiva, ed è dovuta fino a un massimo
di 10 notti consecutive dai soggetti non residenti.
Si
calcola moltiplicando il numero degli ospiti per il numero dei loro
pernottamenti e poi il risultato ottenuto per la tariffa corrispondente alla
categoria di appartenenza, fermo restando il vincolo di destinarne gli introiti
a interventi nei settori del turismo e dei beni culturali.
L’
iniziativa, è ora estesa
a tutti i 8.100 Comuni, e la sua disciplina è indicata nel regolamento
del sindaco. Il decreto prevede, che gli albergatori funzionino come sostituti
d’ imposta, con il pagamento della sanzione pari al 100 o al 200 per cento dell’
importo dovuto in caso di omessa o infedele dichiarazione.
Inoltre,
ai proprietari delle strutture turistiche compete, il diritto
di rivalsa sui turisti, a cui si aggiunge anche l’ obbligo di girare l’
importo del prelievo alle casse comunali. Se non lo faranno o lo faranno solo in
parte incorreranno in una sanzione amministrativa pari al 30% di ogni importo
non versato. Tutto ciò sentendo le associazioni maggiormente rappresentative dei
titolari delle strutture ricettive.
Ma,
se da un lato, il Comune rimpingua le proprie casse, dall’ altro solleva delle
critiche, prima fra tutte provenienti dalla Confcommercio la
quale ribadisce l’ effetto negativo sul turismo.
Infatti,
il turismo, è la principale industria italiana e rappresenta circa l’ 11% del
PIL nazionale.
L’
Italia è uno dei pochi paesi ricchi di patrimonio artistico, naturale,
culturale, con oltre 9 mila luoghi di interesse, tra monumenti, musei, siti
alcuni dei quali dichiarati Patrimonio Mondiale dell’ UNESCO.
Da
uno studio, dell’Istituto Nazionale delle Ricerche turistiche dell’ottobre 2009
è emerso che tra i principali fattori che possono incidere sfavorevolmente sul
turismo in Italia è la valutazione negativa del rapporto qualità-prezzo e la
mancanza di infrastrutture turistiche.
Al
riguardo, il Governo ha varato il cd. “Patto
per il turismo”, con una serie di azioni tra le quali: il rafforzamento
della politica nazionale del turismo; la promozione degli investimenti nel
settore, con lo sblocco di risorse volte soprattutto a finanziare progetti di
destagionalizzazione (turismo culturale, congressuale, religioso,
enogastronomico, sportivo); il sostegno alle imprese sotto il profilo del
credito e della semplificazione attraverso “Italia e Turismo”, un prodotto
finanziario specifico per le imprese del turismo per finanziamenti a condizioni
favorevoli gestiti attraverso otto grandi istituti di credito; l’introduzione
dei “Buoni vacanze”, un contributo alle famiglie a basso reddito, ai giovani,
agli anziani e ai diversamente abili; la promozione dell’immagine dell’Italia
con più comunicazione all’estero;
Il
Ministero, poi, per il triennio 2012-2014 ha stanziato 250 milioni di euro per
opere di intervento e restauro, distribuiti tra le regioni, che dal 2000 hanno
assunto competenza legislativa in materia di turismo.
In
particolare, si osserva che la tassa di soggiorno disincentiva il turismo in
Italia per vari ordini di motivi:
1)
La tassa di soggiorno costituisce un obbligo
di imposizione tributaria di un paese, che potrebbe valere se si
risiede in quel paese. Lo straniero non vi rientra di certo se rimane a
pernottare qualche giorno in un albergo italiano.
Ponendosi
in aperta violazione dell’art.
1 Cost. secondo cui: “La sovranità appartiene al popolo, che la
esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.
2)
L’ elevata tassazione in un paese, induce il turismo medio a preferire
mete meno care, per prolungare le proprie vacanze, così anche da
regioni a regioni oltre che da Stati a Stati.
Alla
luce di quanto esposto, sarebbe auspicabile, magari, una tassa meno onerosa o
simbolica per tutti, tale da non risentirne gli effetti.
Cittadinanzattiva Sicilia onlus Assemblea Territoriale di Lipari – Is
Eolie
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