Nel
corso della recente stagione estiva si sono verificati, nelle Eolie, circa 30
incendi di bosco, macchia e sterpaglie, che hanno bruciato una superficie
approssimativamente compresa tra i cinque ed i sette ettari.
Gli
incendi più importanti dell’estate sono stati quelli di San Calogero che ha
interessato alberi d’ulivo, quello di contrada Cugne a Pianoconte e l’ultimo in
ordine di tempo a Stromboli.
C’è
da rilevare, che rispetto agli anni passati, la frazione di Quattropani,
connotata da una frequenza d’innesco di incendi piuttosto elevata è stata
risparmiata. Nonostante questi incontrovertibili dati ciò non significa che
siano mancati i tentativi di mandare in cenere le montagne, infatti, sono stati
numerosi i principi d’incendio spenti prima che diventassero rilevanti. Tale
risultato si deve in gran parte alla quasi costante assenza di vento che ha
caratterizzato, almeno da noi, l’estate.
Eppure
le aspettative non erano delle migliori: il divieto di eliminare attraverso la
bruciatura i residui delle potature e scerbature prevista dal D.lgs. 205/2010;
l’estrema siccità ed il caldo di scirocco; l’assenza di pianificazione degli
interventi per la difesa dagli incendi soprattutto quelli d’interfaccia;
l’inesistente azione di previsione e prevenzione del fenomeno da parte degli
enti preposti; l’incompleta pulitura dei cigli stradali, agli operatori del
settore facevano pensare al peggio.
Sperare
in un’inversione di tendenza, francamente, a chi scrive, sembra pura utopia,
tuttavia, qualche segnale positivo s’intravede. Ad esempio, si è capito, anche
sulla scorta delle calamità che con regolarità colpiscono l’Italia che
bruciando le montagne si creano i presupposti per le frane e gli smottamenti.
Immaginiamo cosa poteva succedere (in aggiunta a quanto avvenuto) se il recente
nubifragio abbattutosi su Lipari avesse trovato le montagne percorse dal fuoco.
Facendo
il giro dell’isola, finalmente, si possono apprezzare i meravigliosi panorami
che contraddistinguono le Eolie nel mondo, nel loro colore naturale che certo
non è il nero per la gioia dei turisti e delle loro fotocamere.
Renato Cacciapuoti
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