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mercoledì 23 gennaio 2013

MALASANITÀ, MORTI SOSPETTE: UN CASO SU 4 È IN SICILIA

di Miriam Di Peri -
Poco più di venticinque milioni di euro di passivi accumulati nel 2011. È questo, il dato negativo riportato, in totale, dalle 19 aziende sanitarie e ospedaliere della Sicilia e presentato questo pomeriggio a Roma dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori e i disavanzi sanitari.
Oltre ad un’indagine sulla domanda di salute degli italiani, con particolare riferimento alla necessità di investire maggiori risorse nelle cure delle malattie croniche e in una migliore e più diffusa prevenzione di patologie tumorali, la relazione mette a fuoco le problematiche di alcuni regioni in particolare. In Sicilia l’inchiesta condotta ha evidenziato il permanere di gravi criticità finanziarie e della situazione fortemente debitoria delle aziende sanitarie, in particolare quella di Messina, unite all’effetto annuncio di misure e interventi non realizzati, come la ristrutturazione della rete ospedaliera, i Pta (o medicina territoriale) e la mancata costruzione dell’Utin dell’ospedale Bambino Gesù di Taormina, ancora sprovvisto di un reparto di terapia intensiva neonatale a danno dei piccoli pazienti del reparto di cardiochirurgia.
Nonostante i gravi debiti accumulati dalle singole aziende sanitarie, la relazione conclusiva della Commissione romana evidenzia come ben 12 aziende su 19 abbiano chiuso il 2011 con un bilancio in positivo. Nel dettaglio, si tratta dell’Asp di Agrigento (con un bilancio in positivo di 35 mila euro), l’Asp di Caltanissetta (623 mila euro), l’Asp di Enna (21 mila euro), l’Asp di Palermo (3.681 mila euro), l’Asp di Ragusa (246 mila euro), l’Asp di Trapani (799 mila euro), l’azienda ospedaliera Cannizzaro di Catania (586 mila euro), il Policlinico di Messina (511 mila euro), l’ospedale Civico di Palermo (2.216 mila euro), il Policlinico di Palermo (958 mila euro), l’Ircss Bonino-Pulejo di Messina (1.088 mila euro) e la Regione (1.619 mila euro).
Insomma, un bilancio confortante, se visto dalla prospettiva delle aziende virtuose che sono riuscite a non sforare i budget. Ma a far pendere pesantemente l’ago della bilancia in negativo sono bastate le 7 aziende in deficit, ‘capitanate’ – si diceva – dall’Asp di Messina, con un buco di bilancio da oltre 17 milioni di euro. Le altre aziende sanitarie con gravi situazioni debitorie risultano, secondo i dati forniti dalla relazione conclusiva della Commissione, l’Asp di Catania (-6.485 mila euro), l’Asp di Siracusa (-4.265 mila euro), il Policlinico Vittorio Emanuele di Catania (-2.376 mila euro), l’ospedale Papardo Piemonte di Messina (-358 mila euro) e l’ospedale Villa Sofia-Cervello di Palermo (-872 mila euro).
Sommando la situazione debitoria delle singole aziende provinciali agli altri residui di bilancio, “la regione siciliana – si legge nella relazione – presenta un disavanzo di 26,091 milioni di euro. […] Tale risultato consolidato – sottolinea la Commissione parlamentare – segnala un progressivo e significativo miglioramento rispetto all’analogo dato del 2006, quando (il disavanzo, nda) era pari a oltre 900 milioni”.
Ma la Commissione, nata anche per ‘sorvegliare’ sui casi di presunti errori sanitari in Italia, porta alla luce un altro dato allarmante: in quasi quattro anni di lavoro – da aprile 2009 a dicembre 2012 – si sono registrati 570 casi di presunta malasanità su scala nazionale, 400 dei quali conclusi con il decesso dei pazienti. Di questi, 261 decessi sarebbero legati a presunti errori medici, mentre 139 sarebbero addebitati a inefficienze di vario tipo. Ma l’amara considerazione che emerge dai numeri snocciolati dalla Commissione è un’altra: poco meno della metà dei decessi è avvenuta in due sole regioni: la Calabria (87) e la Sicilia (84). In totale, sui 570 casi di presunta malasanità avvenuti in quattro anni in Italia, il maggior numero di casi si sarebbe consumato proprio in Sicilia, in cima alla ‘classifica’ delle Regioni stilata dalla Commissione romana, con ben117 casi di presunti errori sanitari.
“Una preoccupazione diffusa rispetto allo stato di salute del nostro Sistema sanitario nazionale spinge il cittadino a rivolgersi al privato o si traduce in una mobilità sanitaria elevatissima, ulteriore aggravio di spesa per le regioni più povere, in particolare nel caso ad esempio della procreazione medicalmente assistita” ha dichiarato il presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta, Antonio Palagiano.
Secondo Palagiano, “Crescono le denunce per malpractice e, di conseguenza, cresce la medicina difensiva da parte dei medici che cercano così di autotutelarsi, visto che il sistema assicurativo spesso preclude loro la possibilità di stipulare polizze. Un problema evidenziato di recente da ostetrici e ginecologi italiani, che subiscono una mancanza di politiche di tutela nei loro confronti, al punto da esser spinti ad uno sciopero, mai verificatisi in precedenza”.

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