La cosa fece rumore, ma non troppo. Anche perché nei pressi del Palazzo ci sono bar che competono magnificamente con la bouvette. Risultato, il gestore del bar – caso più unico che raro – è stato costretto ad alzare i prezzi al punto che qualche giorno fa i dipendenti dei gruppi parlamentari hanno, a loro volta, protestato. Il toast ha raggiunto quota cinque euro, insopportabile per chi deve rimanere sul posto di lavoro praticamente l’intera giornata. Così, la bouvette è tornata al centro della scena.
Qualche domanda sorge spontanea. Allora non possono permettersi di pagare il toast a cinque euro? Non è vero dunque che gli stipendi sono generosi? Il Palazzo, è bene ricordarlo, ospita classi di reddito assai diverse. È come trovarsi nell’Himalaya. Ci sono i pulizieri, gestiti da ditte esterne, che non hanno quattro soldi per fare una lira, e ci sono dirigenti che intascano il doppio di Barak Obama. Una “scala” stipendiale così in un perimetro ristretto non si trova in nessuna parte del mondo. Eppure, è bene sottolinearlo, chi abita il Palazzo si sente un privilegiato anche quando non lo è. Perché fuori è peggio e il Palazzo è “accogliente”.
Chi ha protestato per i prezzi alti? Quelli che stanno in basso, naturalmente, segnatamente nella circostanza, i dipendenti dei gruppi parlamentari, cioè gli stabilizzati, entrati nell’occhio del ciclone, a loro volta, per la giungla retributiva di cui erano “colpevoli” (senza esserlo). Anche lì, infatti, dislivelli da capogiro, chi percepiva un sacco di soldi e chi arrivava giusto a fine mese. Risultato? I gruppi parlamentari più generosi, come il Pdl, hanno denunciato il profondo rosso nei conti e chiesto un prestito all’Assemblea per pagare i contributi. Dalla bouvette alle cose serie, dunque. I “grillini” si sono fermati al caffè, ma erano appena arrivati…
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