Presidente, l’Assemblea regionale è diventata l’Eldorado? Si sono aggrappati al modello siciliano come fosse l’ultima spiaggia…
“Qualche ragione c’è…”.
Giovanni Ardizzone sorride, si prende una pausa. “Ho un ruolo istituzionale”, avverte. “Desidero tenermi fuori dalla valutazioni politiche. Però…”.
Però…
“Il presidente della Regione viene eletto direttamente dal popolo e nomina i membri del governo. L’esecutivo svolge la sua attività senza una fiducia formale dell’Assemblea. A Roma il governo deve ottenere la fiducia delle due Camere. Parametri differenti, regole diverse, ma condivido lo spirito con cui viene rappresentato il modello siciliano. E’ stato invocato, in definitiva, un rapporto funzionale fra il governo e i gruppi parlamentari, ovunque si collochino: maggioranza o opposizione”.
Questa accezione sembra riduttiva. Il modello siciliano evoca una governance istituzionale, se non un governo vero e proprio.
“Non entro nel merito delle valutazioni politiche, esprimo apprezzamento per il lavoro fin qui fatto da tutti i gruppi parlamentari, Movimento 5 Stelle compreso, nell’Assemblea che ho l’onore di presiedere. Il modello siciliano è proprio questo; il confronto leale, trasparente, efficace fra soggetti dotati di diversi – esecutivo e legislativo – che si confrontano, dialogano, lavorano nell’interesse dei cittadini”.
Ci voleva lo tsunami del Movimento 5 Stelle perché la Sicilia uscisse dal cono d’ombra. Generalente viene evocata come esempio di cattive pratiche.
“Qualche volta a ragione e spesso a torto. Molti pregiudizi, comunque. Il modello siciliano è stato apprezzato altre volte. Per esempio al tempo dell’autonomismo e della stesura dello Statuto, anticipatore della Costituzione. O al tempo di Giuseppe Alessi, primo presidente della Regione. O al tempo di Piersanti Mattarella. La Sicilia si è meritata altre volte questo ruolo. Mi fa piacere che oggi sull’Assemblea si diano giudizi positivi”.
Il modello siciliano, tuttavia, oggi ha una valenza politica. Da questo non si può sfuggire.
“D’accordo, ed esprimo apprezzamento per l’attività svolta dai deputati in questa prima fase della legislatura. Quanto ai deputati del M5S, in particolare, non ho alcuna remora a giudicare positivamente il loro contributo. Sono persone che svolgono il loro compito con competenza e professionalità e che dimostrano di avere a cuore le istituzioni”.
Sul grillismo i giudizi sono disparati. C’è chi è terrorizzato, addirittura, dall’idea che i parlamentari del Movimento entrino in Parlamento. Lei ha maturato una esperienza unica, ha presieduto la prima Assemblea con una forte rappresentanza di deputati del M5S. Che idea si è fatto?
“E’ vero, il grillismo preoccupa, ma vedendo all’opera questi giovani dotati di grande buona volontà che svolgono le loro funzioni con entusiasmo ci si persuade che la loro presenza regala slancio all’istituzione”.
Il suo, Presidente, è un messaggio inequivocabile …
“Nessun messaggio, dico ciò che penso. Sulla base dell’esperienza fin qui fatta, non mi preoccuperei dei neo-parlamentari nazionali del M5S. Mi preoccuperei, invece, di ben altro. Per esempio del federalismo fin qui perseguito”.
E’ stato il mantra nordista.
“E’ stata una jattura. La maggior parte dei comuni rischia oggi il default a causa delle norme sul federalismo approvate dal Parlamento nazionale su spinta leghista. Sono stati tagliati i trasferimenti di risorse ai comuni ed i cittadini non hanno servizi di prima necessità, mentre le casse comunali sono esauste, sull’orlo del precipizio”.
Il presidente della Regione ha proposto l’ingresso del M5S nel governo. Che cosa ne pensa?
“Questa domanda dovrebbe fare a Rosario Crocetta. Io mi limito ad osservare i lati positivi del lavoro istituzionale di tutti i deputati regionali. Anche i giovani del M5S hanno compreso che la politica non è sporca, ma ci sono eventualmente dei politici sporchi”.
Ci sono appuntamenti importanti: le province e la finanziaria.
“Da ex vice presidente dell’amministrazione provinciale di Messina mi auguro che la riforma delle province si faccia. Piuttosto che smantellare occorre tagliare le spese superflue, assessori e consiglieri, dando agli enti intermedi compiti e funzioni che oggi sono affidati alla Regione ed enti sovracomunali”.
Gli apparati politici, se si va al voto, restano in piedi.
“Non si può derubare i cittadini del diritto di scegliere i loro rappresentanti. Credo che l’elezione diretta debba essere mantenuta, riducendo i costi. Abbiamo subìto la legge elettorale, può bastare…”.
Qual è il suo giudizio sui risultati elettorali? So di stare mettendo il dito sulla piaga…
“E perché? Da solo l’Udc era al 5,6 per cento, in compagnia è arrivato al 10 per cento. Sapevamo bene che avremmo dovuto pagare lo scotto alla coalizione, nessuna sorpresa. Non siamo affatto pentiti, anzi…”.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.