Anche se il centrosinistra avesse stravinto non sarebbe bastato, perché il Porcellum pretende l’en plein, che si vinca quasi ovunque. Basta lasciarci le penne in una Regione come la Lombardia, per subire la sconfitta.
Ma questa premessa non assolve il centrosinistra e non premia il centrodestra, responsabili, seppure in misura diversa, della permanenza della “porcata”, che priva gli italiani di scegliere i propri rappresentanti, affidando questo compito ad una ristretta oligarchia di uomini.
Il partito che ha vinto, moralmente, e alla Camera con i numeri, è il Movimento 5 Stelle, che partito non è, almeno come noi lo intendiamo. Il suo successo non ha precedenti nella storia delle democrazie occidentali, perché il suo successo straripante è stato ottenuto al debutto e i suoi candidati – tutti, nessuno escluso- non avevano mai messo piede in una sezione, in una istituzione, in un luogo di militanza politica. Che sia stato il demerito, piuttosto che il merito del M5S a fare la differenza è questione di alcun conto.
Prevalgono certamente i meriti, non solo politici ma strategici e tattici. Beppe Grillo non è mai andato in tv, ma è stato sempre presente nei telegiornali e nei talk show. Di lui e del suo “tabernacolo” – il computer, nella interpretazione di Bersani – i leader hanno parlato con ossessiva frequenza. Con il M5S ha vinto la rete e, insieme, la piazza tradizionale, nella quale il leader, Grillo, ha dato spettacolo in senso letterale. Rete e piazze oceaniche.
Il terzo polo è nato con Grillo, e con esso la Terza Repubblica e la webcrazia. Pochi sono disposti a prenderne atto. La composizione del Senato non permette alcuna maggioranza. Il M5S ha annunciato che non entrerà a fare parte di alcuna maggioranza, il centrosinistra non intende allearsi con Silvio Berlusconi. La soluzione, l’unica sul tappeto, è la grosse koalition, il “governissimo” con centrosinistra e centrodestra “dentro”. Se ciò avvenisse, prevede Grillo, si tornerebbe al voto entro otto mesi e il M5S otterrebbe la maggioranza assoluta.
La “casta” incaprettata? Pare proprio di sì. Paga la riluttanza ad assumersi le proprie responsabilità, tenendo in piedi una costosa macchina dello Stato, che elargisce prebende e privilegi e per alimentarsi tartassa i cittadini. In più, tollera scandali e si tiene in casa personaggi impresentabili al vertice di grandi aziende pubbliche. L’austerità “europea”, infine, è invisa: colpisce le fasce deboli ed il ceto medio, indiscriminatamente.
Beppe Grillo si è rappresentato come il nemico giurato di tutto questo, le sue truppe non avevano mai avuto le mani in pasta. Gli italiani gli hanno creduto e si sono serviti di lui per “punire” la casta.
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