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domenica 7 luglio 2013

Trivellano il vulcano Marsili, bomba a orologeria.

(da vesuvionline) (di Gianni Lannes )
A nord delle isole Eolie, al largo delle coste di Calabria e Sicilia, si staglia sotto il fondo del mare, il più grande vulcano d’Europa, ma non si vede perché è completamente sommerso da 500 metri d’acqua. Si innalza per 3 mila metri: è largo 50 chilometri ed è lungo 30. Secondo l’intrattenitore televisivo Piero Angela «è un’ottima sorgente di energia geotermica».
Tant’ è che il Ministero dello Sviluppo Economico ha conferito il 29 settembre 2009 alla Eurobuilding Spa un permesso di ricerca esclusivo per fluidi geotermici a mare sull’area del Marsili: il programma delle attività prevede in primo luogo la realizzazione di un monitoraggio completo di tale struttura, utilizzando le metodologie e le tecnologie più innovative. Su questo programma la società con sede legale a Servigliano in provincia di Ascoli Piceno, ha già ottenuto una valutazione positiva dalla Direzione Generale per la VIA (Valutazione di Impatto Ambientale ) del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. In sostanza, lo Stato italiano ha escluso per decreto la valutazione di impatto ambientale.
Insomma, una follia legalizzata che potrebbe causare disastri irreparabili. Eppure, per mera sete di profitto economico i padroni del vapore procedono alla perforazione.
Pochi mesi dopo, il 28 aprile 2010, il governo Berlusconi getta fumo negli occhi nell’imbambolata opinione pubblica. “Vulcani: sono 12 i sommersi”. Il presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, ha firmato oggi un’ordinanza di Protezione civile che darà il via a un piano di monitoraggio subacqueo di dodici vulcani sommersi, nel mar Tirreno e nel canale di Sicilia. Lo ha annunciato il Capo Dipartimento della Protezione civile, Guido Bertolaso, in una conferenza stampa nella sede dell’Associazione stampa estera a Roma. Si tratta di un’attività che non ha precedenti nel mondo. “Noi dobbiamo alzare il velo su questi vulcani sommersi che non vediamo – ha sottolineato Bertolaso – e cominciare a localizzarli esattamente. Dobbiamo vederli, toccarli, capirne i comportamenti”. Tra questi, ci sono il Vavilov e il Marsili: quest’ultimo è il vulcano con la superficie sommersa tra i più grandi al mondo. E’ necessario studiarli, per prevenire i rischi di possibili tsunami e poi porre in atto piani di prevenzione.
Bertolaso, ha citato il caso Stromboli, un vulcano alto quanto l’Etna (per due terzi è sommerso) che oggi è “uno dei vulcani più sorvegliati al mondo”. Il 30 dicembre 2002, il distacco di una parte in mare, a una profondità di 2000 metri, provocò uno tsunami “che non fu di poco conto”. Ci furono onde alte quanto il maremoto del 28 dicembre 2004 nel Sud-Est asiatico. Non ci furono conseguenze sulle persone, a parte un ferito lieve, solo perchè era inverno “Se lo stesso evento si fosse verificato in piena estate – ha sottolineato Bertolaso – il bilancio sarebbe stato sicuramente ben più pesante”: una decina o anche forse un migliaio di vittime con l’isola e le spiagge della sosta siciliana affollate di bagnanti e raggiunte dall’onda anomala.
“Per fortuna – ha detto Bertolaso – è avvenuto a dicembre”. Il progetto di monitoraggio si avvarrà anche della consulenza di esperti internazionali di vulcanologia e della comunità scientifica.
La scoperta dell’acqua calda!


Annuncio Eurobuilding – «Entro il 2012 potrà essere realizzato il primo pozzo geotermico offshore della storia. I numerosi vulcani presenti nel Tirreno meridionale – al largo delle coste siciliane, calabresi e campane – sono enormi sorgenti di calore; l’acqua marina che s’infiltra al loro interno si surriscalda (può raggiungere temperature di 400° C e pressioni superiori a 200 bar) e acquista un potenziale calorifero che può essere trasformato in energia elettrica, paragonabile a quello generato dalle più grandi centrali geotermiche mondiali o ad impianti nucleari di media taglia. Il cammino del progetto “Marsili” si comprende di tre fasi: Esplorazione, Perforazione, Produzione. Il Mediterraneo, e più precisamente il Mar Tirreno sud-orientale, è sede di un importante distretto vulcanico, sottomarino, il Marsili, che può diventare la prima importante fonte di approvvigionamento di energia geotermica offshore della storia, aprendo la strada ad una nuova, pulita ed inesauribile fonte di energia. La società italiana Eurobuilding SpA e il gruppo di ricerca da essa costituito e finanziato, che comprende i più importanti Organismi di Ricerca del settore e precisamente: l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – INGV; l’Istituto per la Geologia Marina del CNR-Ismar, l’Università di Chieti – Centro di Ricerche sperimentali per le geotecnologie ed il Politecnico di Bari, hanno affrontato dal 2005 ad oggi una sfida scientifica e tecnologica unica a livello mondiale, con l’obiettivo finale di produrre energia dal primo campo geotermico a mare, ubicato nell’area del Marsili. La perforazione dei pozzi esplorativi è la fase finale di ogni programma di esplorazione ed è il solo metodo che permette di definire con certezza le caratteristiche di un serbatoio geotermico e di valutarne il potenziale. L’attività di perforazione verrà sviluppata attraverso una struttura superficiale di supporto (piattaforma semisommergibile,drilling ship). Profondità di attacco tra 500 e 1000 m non costituiscono un problema per l’utilizzo di tubaggio di raccordo con la testa pozzo (riser). Tale obiettivo sarà perseguito attraverso la definizione di una campagna oceanografica, da realizzarsi entro il 2011, propedeutica alla realizzazione del primo pozzo geotermico offshore mari realizzato, previsto per il 2012. La produzione di energia elettrica, con il supporto di una piattaforma multifunzionale offshore, dotata di tutte le strutture necessarie alla perforazione e alle unità di produzione di energia elettrica, sarà possibile entro il 2015. In una struttura delle dimensioni del vulcano Marsili si attendono decine di milioni di m3 di fluidi geotermici da avviare a produzione elettrica, con una ricarica praticamente continua (questo elemento è molto importante perché permette di sfruttare tutte le potenzialità del campo geotermico senza problemi di abbassamento del livello dei fluidi che, invece, si incontrano nei campi onshore). In questo modo sarà possibile installare una capacità produttiva di almeno 800 MWe, tale da raddoppiare l’attuale potenza elettrica nazionale proveniente da fonte geotermica. L’investimento complessivo per opere e infrastrutture connesse a tale obiettivo è stimato in circa 2 miliardi di euro. Nell’area di mare oggetto del Permesso di Ricerca non risultano zone soggette a vincoli di tutela biologica, naturalistica e archeologica. L’area non esercita alcuna influenza sul regime dei litorali, né sulla fruizione turistica delle aree costiere, inclusi gli aspetti paesaggistici. Inoltre, le attività di esplorazione geofisica e geochimica del campo geotermico del vulcano sottomarino Marsili non sono invasive e non comportano alcun impatto sull’atmosfera e sull’ambiente idrico. Relativamente alle attività di perforazione geotermica non si prevedono impatti tali da creare modificazioni permanenti all’ambiente, considerata anche la breve durata delle operazioni previste».
Allarme inascoltato – “Pericolo tsunami nel Tirreno”: geologo lancia l’allarme, “il vulcano Marsili si è risvegliato”. A quanto rilevato la sua attività si è ridestata, ed ora la preoccupazione è per una catastrofe che potrebbe originarsi da una sua eruzione e conseguenti eventi franosi sui suoi versanti, onda anomala che colpirebbe le coste meridionali che si affacciano sul Tirreno, appunto.
È stato il professor Franco Ortolani, direttore del Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio ed ordinario di Geologia presso l’università Federico II di Napoli, a notare questa attività e a lanciare l’allerta. Chiaramente è importante, pur dedicando molta attenzione a ciò che avverrà nel Marsili, evitare facili allarmismi: come ha dichiarato lo stesso Ortolani è fondamentale organizzare, nel più breve tempo possibile, dei ‘sistemi di difesa dei litorali‘. Ortolani dà un’idea di come si realizzano tali sistemi mediante uno studio approfondito pubblicato sul Portale Meteo del Mar Mediterraneo. Secondo l’idea del professore, si potrebbero sfruttare le isole dell’arcipelago delle Eolie come delle vere e proprie ‘sentinelle’, che possano preannunciare con un tempo sufficiente all’organizzazione l’arrivo dell’onda anomala. Questo studio è stato definito dal professor Ortolani in seguito al maremoto verificatosi il 30 dicembre del 2002, e che aveva colpito Stromboli, le isole nelle vicinanze e anche le coste della Sicilia vicino a Milazzo e quelle campane di Marina di Camerota. I dati raccolti in quell’occasione e pubblicati dal dipartimento di fisica dell’università di Bologna e dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Roma hanno rivelato come, negli ultimi duemila anni, sono stati 72 i movimenti anomali del mare che si sono abbattuti lungo le coste del nostro Paese.
Effetti collaterali? Mai stranamente considerati dal Governo tricolore. Secondo l’esperto Enzo Boschi, a capo per lungo tempo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, «La nostra ultima ricerca mostra che il vulcano non è strutturalmente solido, le sue pareti sono fragili, la camera magmatica è di dimensioni considerevoli. Tutto ciò ci dice che il vulcano è attivo e potrebbe entrare in eruzione in qualsiasi momento».
Allora è pericoloso bucare i vulcani in attività? Sono per caso giganteschi ordigni ad orologeria? C’è qualche nesso tra i giochi di guerra della Nato, proprio in questa area del Mediterraneo, a ridosso dei vulcani Marsili, Magnaghi e Vavilov, nonché di faglie sismiche attive, ed i terremoti che stanno sconquassando come non mai lo Stivale?

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