Cerca nel blog

venerdì 30 ottobre 2009

Le Eolie e la commemorazione dei defunti. (di Michele Giacomantonio)

(Michele Giacomantonio) Lunedì 2 novembre è la giornata dedicata al ricordo dei defunti ma non tutti sanno che essa in qualche modo prende le mosse dalle isole Eolie. Infatti le Eolie a cominciare dal V –VI secolo dopo Cristo, per la recrudescenza dei fenomeni vulcanici, in una Italia in cui imperversavano i barbari, vennero sempre più percepite, soprattutto dal mondo cristiano, come vestibolo dell’inferno e colonia di Satana, donde i demoni uscivano per operare ovunque devastazioni e malvagità e mali d’ogni sorta. E’ lo stesso Papa Gregorio Magno che nei suoi Dialoghi, sul finire del 500, parla di un episodio riguardante la dannazione di Tedorico re degli Ostrogoti, morto nel 526, che aveva compiuto atti gravi verso i cattolici e si era macchiato di gravi delitti come l’uccisione del filosofo Severino Boezio e del patrizio Simmaco ed in un carcere di Ravenna aveva fatto rinchiudere il papa Giovanni I che vi morì di stenti.
Il mio domestico Giuliano– scrive papa Gregorio – mi fece questa narrazione al tempo del re Teodorico, il padre di mio suocero si era recato in Sicilia a riscuotere certe somme, e stava ritornando in Italia. La sua neve approdò in un’isola che si chiama Lipari. E proprio colà ci viveva un eremita di grande virtù…Appena l’uomo del Signore li vide, tra le altre cose di cui parlò, rivolse loro questa domanda: Sapete voi che il re Teodorico è morto? Subito quegli gli risposero: Non sia mai! Noi tutti lo abbiamo lasciato in buona salute e niente di tutto questo ci è pervenuto sin’ora. E il servo di Dio soggiunse: Eppure è morto; proprio ieri,all’ora nona, trascinato tra papa Giovanni e il patrizio Simmaco, seminudo e scalzo e con le mani legate dietro, fu gettato in questo vicino calderone di Vulcano. Sentendo ciò, essi presero nota del giorno e dell’ora e, quando fecero ritorno in Italia, constatarono che il re Teodorico era morto in quel giorno in cui al servo di Dio era stata rivelata la morte e la punizione del re”.
L’idea che le Eolie fossero l’anticamera dell’inferno continuò nei secoli. Nel 729 S. Villibaldo di Wessex, quando era un giovane monaco, toccò Lipari di ritorno da un pellegrinaggio a Gerusalemme e sapendo che qui c’era l’inferno di Teodorico, curioso, volle salire sul cratere per vedere come è fatto l’inferno. Nell’ottobre del 787 per le Eolie passò un altro monaco, Gregorio, mentre ritornava dal Concilio Niceno II ed ebbe a scrivere che quando qualche “empio o iniquo” muore “allora que’ luoghi soffrono eruzioni di fuoco e tuoni, quasi che ivi sian condannate a punizione quelle anime…”. Ancora qualche secolo e nel 998 l’abate di Cluny Sant’Odilone fissa il 2 novembre come giornata del suffragio da celebrarsi in tutti i monasteri della sua congregazione. In seguito l’usanza attecchì
In diverse diocesi d’Europa fino a che , a cominciare dal secolo XVI , la Chiesa ha stabilito la commemorazione di tutti i defunti come pratica universale.
Ora questa pratica, abbiamo detto, in qualche modo è legata all’isola di Vulcano come narra San Pier Damiano (1007-1072), benedettino, abate, dottore e cardinale di Santa Romana Chiesa, nella sua vita di Santo Oblone. Ecco il racconto:
“Un religioso oriundo della città di Rodez, ritornava da Gerusalemme. Nel mentre egli traversava quel mare che si estende dalla Sicilia sino a Tessalonica…veniva sospinto da orrendi e furiosi venti, approdarono ad un’isola, o scoglio, dove viveva tutto solo un santo servo di Dio”. Conversando questo eremita chiese al religioso se sapeva di quel monastero che è detto Cluniacense e del suo abate Odilone e “quello assicurò che ne era perfettamente a conoscenza. Il religioso domandò al servo di Dio perché mai gli avesse fatta questa domanda . E l’altro rispose: Ci sono qua vicino dei luoghi dai quali fuoriescono enormi cumuli di fiamme vorticose, e in questi luoghi le anime dei malvagi sono sottoposte a diversi tormenti a seconda della qualità dei loro peccati. Ad accrescere le loro sofferenze ci sono deputati un gran numero di demonii i quali ogni giorno rinnovano le pene, e continuamente sottopongono le anime a reiterate torture. Questi diavoli io li ho spesse volte sentiti urlare con alti lamenti e piangere con voce dolente per la ragione che, con le orazioni e le elemosine di certuni che concordemente tramano contro di essi, di frequente dalle loro mani vengono strappate le anime dei condannati. Tra l’altro, questi demoni i fanno assai dure rimostranze nei confronti della comunità cluniacense e del suo abate, giacché a causa di questi vengono privati delle prede che di diritto gli appartengono. Pertanto, nel nome terribile di Dio io ti scongiuro di riferire fedelmente ai venerabili confratelli ai là le cose che ti ho detto, e di ricordargli anche da parte mia che devono sempre più perseverare nelle elemosine e nelle orazioni, e principalmente con l’intenzione di liberare dalle mani dei demonii tutti coloro che da essi vengono tormentati, cosicché dalle quotidiane perdite ne venga pianto al nemico del genere umano e si moltiplichi l’esultanza del cielo.
Rientrato poco dopo nella sia patria, il religioso puntualmente narrò al venerabile abate e alla venerabile comunità tutto ciò che aveva udito dal racconto dell’uomo di Dio. Allora il venerabile padre Odilone emanò un generale decreto per tutti i monasteri: che come al primo di novembre, in virtù di una norma della Chiesa universale, si celebra la solennità di Tutti i Santi, così nel successivo giorno si facesse memoria di tutti coloro che dormono in Cristo con canti ed elemosine, e in primo luogo, con le Messe”.