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venerdì 30 ottobre 2009

Regione. Il Pdl si divide in due gruppi: 15 con Micciché. Via libera da Fini. Domani la presentazione a palazzo dei Normanni.

Ed ecco arrivato il giorno della "scissione" che nessuno però vuole definire tale. Il Pdl si fa in due e i suoi 34 deputati si divideranno in 19 del gruppo istituzionale e 15 del nuovo gruppo Pdl-Sicilia. Stesso nome e quasi stesso simbolo ma senza che ciò abbia turbato più di tanto i maggiorenti del partito che anzi hanno liquidato l'iniziativa con una battuta del coordinatore nazionale Ignazio la Russa: farò anch'io il Pdl-Paternò (suo paese di nascita).
Sono furiosi invece i deputati regionali "lealisti" che no tollerano questo smacco nell'indifferenza del comando supremo.
Comunque, Gianfranco Miccichè ha informato il presidente della Camera della decisione presa. L'ufficializzazione della nascita del gruppo Pdl Sicilia all'Ars avverrà domani. «Basta stare nella terra di nessuno. Abbiamo deciso di rompere gli indugi - aggiunge Fabio Granata, vicino a Fini - e stiamo preparando il documento per ribadire che non siamo il partito del sud, noi restiamo nel Pdl, ma non vogliamo neanche restare nella terra di nessuno...». Misuraca ricorda poi che «proprio lunedì sera, in un noto hotel di Palermo, nel corso di un incontro al quale erano presenti parlamentari nazionali e regionali del Pdl, i co-coordinatori del partito in Sicilia, Giuseppe Castiglione e Mimmo Nania, hanno annunciato un leale appoggio al governo Lombardo. Niente di più falso, se ieri i deputati regionali a loro vicini hanno fatto mancare, per l'ennesima volta, il numero legale nella commissione Bilancio dell'Ars, bloccando il provvedimento sul credito d'imposta. Davanti a un ostruzionismo bieco, che penalizza la Sicilia e i siciliani, occorre una scelta di responsabilità». L'esponente del Pdl sottolinea che «Dpef, rendiconto, manovra correttiva e adesso anche il provvedimento sul credito d'imposta restano "congelati". Ha ragione il presidente di Confindustria Sicilia, Ivan Lo Bello: almeno davanti a provvedimenti così importanti per la tenuta economica della Sicilia e per l'occupazione, le beghe politiche, peraltro pretestuose, dovrebbero essere messe da parte per far prevalere l'interesse generale. Oggi più che mai – chiosa Misuraca – la differenza è tra chi vuole portare avanti in Sicilia un programma di riforme e di sviluppo e chi, invece, la vuole ricacciare nel sottosviluppo, nel clientelismo, in una parola, in quella zona grigia dove tutto si fonde e si confonde. Il governo Lombardo è nato per cambiare la Sicilia, rilanciando i valori dell'Autonomia e della legalità. Noi sosteniamo con lealtà e con convinzione questo governo regionale. E siamo certi che, su questa strada fatta di chiarezza politica e istituzionale, troveremo tanti alleati, dentro e fuori l'Ars».
Ma il coordinatore Giuseppe Castiglione replica al volo: «Se fossi in Lombardo mi preoccuperei di chi dice che vuole supportare il suo governo e contemporaneamente fa nascere una scissione costituendo un nuovo gruppo all'Ars. Se fossi in Misuraca mi occuperei di far dimettere l'assessore Armao e di ridare fiducia e serenità ai Cittadini, ogni riferimento è puramente causale, (il suocero di Misuraca è Ettore Cittadini uno dei padri delle fecondazione assistita ed ex assessore regionale alla Sanità, ndr) se fossi in Miccichè raccoglierei l'invito - aggiunge - ormai reiterato di chi vuole costruire con lui un grande partito e soprattutto utilizzare la sua esperienza e posizione di governo per opere importanti per la Sicilia; se fossi in Granata suggerirei al mio amico Fini, così come da lui stesso suggerito al presidente Schifani, di continuare ad occuparsi in maniera egregia delle più alte Istituzioni dello Stato».
«A proposito, a loro dico grazie per l'imparzialità e per la difesa delle istituzioni». Il coordinatore regionale, infine, ha rivolto un ultimo consiglio a Lombardo, quello di «fidarsi dei lealisti e soprattutto di avviare con loro un confronto sereno, pacato, ma incisivo».
In una nota, il capogruppo del Pdl all'Ars, Innocenzo Leontini, il vicepresidente dell'Ars, Santi Formica e i deputati regionali del Pdl, Nino Bosco, Maria Anna Caronia, Fabio Mancuso e Vincenzo Vinciullo, così detti "lealisti" attaccano Misuraca: «Invece di arrossire per la vicenda Armao, Misuraca rilancia e tenta di legittimare la nascita di un imprudente gruppo parlamentare. La palude è rappresentata da chi in Sicilia si occupa più di affari che di politica sociale e sviluppo economico. Vedi termovalorizzatori, rigassificatori, cliniche private, società partecipate della Regione, eccetera. Misuraca dovrebbe saperne più di noi, visto che ha nominato assessore l'avvocato Armao. Non vorremmo che il Pdl Sicilia servisse a legittimare queste azioni che Gaetano Armao, da fine giurista, conosce molto bene ma, da amministratore, dovrebbe comprendere che l'interesse dei siciliani è completamente opposto». Poi l'auspicio a Micciché perché si adoperi per aggregare non dividere.