(Barbara Brundu)Per capire e far comprendere meglio cosa voglio esprimere col concetto di “Civiltà”, vocabolo spesso e volentieri inserito e adoperato per descriverne lo stato di fatto, a mio avviso contrario al senso del termine, della realtà del nostro paese, sono ricorsa all’ausilio del dizionario Zanichelli della lingua italiana e vi riporto letteralmente quanto vi è scritto:
CIVILTA’:Livello di sviluppo del modo di vivere di un popolo, L’insieme delle condizioni economiche , sociali e culturali in un determinato periodo
Sinonimo : cultura Buona educazione, cortesia
Contrario: inciviltà, maleducazione, villania.
Sinceramente credevo che il dizionario mi spiegasse cosa significa la civiltà, invece ho trovato una cartina di tornasole, un termometro, sulla cui base dei fatti se ne può misurare il livello, più o meno alto o basso che sia.
Ciò per dirvi, magari suggerendo ilarità in quanti troveranno qualcosa di divertente a ciò che scrivo, ed eventualmente, ma non pretendo, né mi permetterei mai di farlo, di indurre qualcuno a riflettere.
Le cosiddette “bravate” o “ragazzate” ( ma chi ci assicura che siano solo degli irrecuperabili mascalzoncelli poco educati, a compierle!!!) non ritengo siano solo atti da sottovalutare o da tagliare velocemente corto come episodi isolati e di poco conto, la chiacchiera da raccontare all’interlocutore che ci è vicino mentre facciamo la fila dal medico, alla posta o alla cassa di un supermercato, ma è, secondo il mio modesto parere, un sintomo gravissimo di malessere, di noia, di cattiveria gratuita, oltre che di pessima considerazione di ciò che significa vivere in maniera rispettosa accanto ad altri simili ai quali non fa certo piacere assistere impotenti ad episodi sconcertanti ( e per sconcertante non intendo il fatto che scandalizzino, sconvolgendo l’ipocrita senso del pudore).
Parlo coi fatti, per meglio intenderci, alla portata della vista e dell’udito dei tanti, probabilmente di tutti:
I furti, di qualunque entità, tentati o compiuti, nelle case, negli uffici, nelle scuole.
Gli incendi dolosi alle abitazioni, alle auto, ai ciclomotori, alla vegetazione del nostro paese.
I graffiti, più o meno estesi, con la vernice o con i pennarelli (e di arte non stiamo parlando, ma di scarabocchi) sulle porte, sui muri, su edifici pubblici o privati che siano.
Il danneggiamento dei beni pubblici o privati.
Il disturbo della quiete pubblica o privata in tutte le sue manifestazioni.
La violenza, fisica e verbale, su più livelli, con cui molto spesso dobbiamo fare i conti, se già non li abbiamo fatti.
L’aggravante, anche questa da non sottovalutare, in tutto ciò che ho appena elencato, è lo stato di torpore, di silenzio, di menefreghismo, di quanti assistono al compiersi dei fatti e non fanno nulla per bloccare o denunciare i colpevoli.
Se di ragazzini si tratta, magari con portentoso rimprovero, laddove i genitori o i tutori di turno vengano a mancare, se di adulti parliamo ( quindi esseri umani aventi diritto al voto, né incapaci di intendere e di volere, né posseduti da entità demoniache o ultraterrene che impediscano la piena legittimità di quanto compiuto).
Tutto ciò per fare, dati alla mano, una veloce stima del livello di civiltà in cui viviamo e con cui dobbiamo convivere, volente o nolente.
Non credo che con questi numeri si arrivi ad un grado accettabile di sufficienza.
Le cose allora sono tre: o ci tappiamo volutamente gli occhi e accettiamo lo stato dei fatti con cui abbiamo a che fare e col quale hanno a che fare pure i nostri figli, amici e parenti, o decidiamo di rompere questo muro di inciviltà e di omertà soffocante, oppure, permettetemelo, siamo noi stessi incivili consapevoli o non.
Nel caso in cui optassimo per la soluzione delle tre scimmiette “non vedo, non sento, non parlo”, o ancora, ci rendessimo conto di essere noi stessi in difetto, vi prego, non lamentiamoci poi se il disonesto di turno ci lede nei modi più disparati!!!
Probabilmente quando era ragazzino, non ha avuto nessuno accanto che gli spiegasse cosa significa il rispetto proprio o altrui.
Un’ultima domanda per concludere: è davvero così difficile cambiare lo stato della realtà?
A questo punto, credo dipenda solo da quanto effettivamente desideriamo di farlo, perché è nella nostra volontà che ogni cosa si compie.