La Corte di Giustizia dell'Unione europea ha condannato oggi l'Italia per i mancati controlli contro le spadare, un tipo di rete usata per la pesca dei pesce spada. Lo dice un comunicato della stessa Corte.
Dal primo gennaio 2002 l'Unione vieta infatti l'impiego di "reti da posta derivanti", cioè spadare, e un regolamento impone agli Stati membri di esercitare i dovuti controlli.
Nel 2005, dice la nota, la Commissione aveva contestato all'Italia numerose carenze, tra cui l'insufficienza delle verifiche a terra e in mare sui pescherecci e la mancanza di un programma specifico di controllo sulle spadare, nonché la "reticenza delle autorità preposte per il rischio di reazioni sociali alle misure di repressione adottate" e la "mancata previsione di sanzioni per la semplice detenzione a bordo", come invece previsto dalle normative.
I giudici, dice il comunicato, hanno riscontrato che tra il 1993 (quando erano vietate reti superiori ai 2,5 chilometri) e il 2005 "la sorveglianza e il controllo delle attività di pesca non erano efficacemente garantiti dalle autorità italiane" e hanno stabilito che l'Italia non ha "provveduto a controllare, ispezionare e sorvegliare in modo adeguato, sul proprio territorio e nelle acque marittime soggette alla propria sovranità o giurisdizione l'esercizio della pesca, segnatamente per quanto riguarda il rispetto delle disposizioni che disciplinano la detenzione a bordo e l'impiego delle reti da posta derivanti", ed è dunque venuta meno ai suoi obblighi.