«Un comune nuovo sentire sui temi ambientali». Così il deputato regionale Giovanni Ardizzone ha presentato nei giorni scorsi il disegno di legge recante nuove norme a tutela e salvaguardia del territorio, dopo il disastro messinese dell'1 ottobre. La sua proposta legislativa è stata incardinata all'ordine del giorno dei lavori della quarta commissione all'Ars (Territorio e Ambiente) e verrà discussa martedì prossimo. Ma già, da quanto si è percepito durante e a margine del confronto sul Piano Casa del Governo regionale, avviato ieri, l'impressione è che il ddl firmato da Ardizzone e dagli altri parlamentari messinesi sia destinato a trovare ingombranti ostacoli sul suo cammino. Trascorso quasi un mese dall'alluvione che ha colpito i villaggi della zona sud, Itala e Scaletta Zanclea, provocando morti, dispersi e distruzioni, l'impatto mediatico è andato affievolendosi e il partito "del mattone e del cemento" sembra aver ripreso fiato, temendo che norme restrittive finiscano con il bloccare ogni attività edilizia in Sicilia.
La "provocazione" contenuta nel disegno di legge è molto forte. All'articolo 3 si stabilisce che «i Comuni non possono rilasciare concessioni edilizie fino all'approvazione, da parte della Regione siciliana, dei relativi Piani di assetto idrogeologico e dei Piani paesaggistici» e «sono autorizzati, altresì, a sospendere le concessioni edilizie di opere e manufatti privati che insistono in aree individuate dagli stessi Comuni come aree a pericolosità elevata (P3) e molto elevata (P4) e quelle a rischio elevato (R3) e molto elevato (R4), anche prima dell'aggiornamento dei relativi Piani di assetto idrogeologico da parte della Regione siciliana». Un passaggio, questo, visto come "fumo negli occhi" dalla potente lobby dei palazzinari siciliani, perché consentirebbe alle amministrazioni locali di non attendere i tempi di approvazione del nuovo "Pai" e di muoversi immediatamente con atti concreti. Le ripercussioni sarebbero eclatanti, visto che l'Isola per il 70 per cento del suo territorio è considerata a rischio idrogeologico e vi sono province che presentano percentuali di rischio altissime (l'86 per cento del territorio interessato a Caltanissetta, l'84 per cento a Messina, il 79 a Trapani e Agrigento, il 73 a Palermo, il 65 a Enna).
Nel ddl, all'articolo 1, si prevede che entro 90 giorni dall'entrata in vigore della legge, il presidente della Regione, di concerto con la Protezione civile nazionale, convochi una conferenza programmatica con Province e Comuni per verificare lo stato di adozione, approvazione e attuazione dei Piani stralcio di assetto idrogeologico, con particolare riguardo all'individuazione delle aree a rischio e della loro perimetrazione; per verificare anche la coerenza tra i Piani stralcio, quelli regionali riguardanti territorio, energia, infrastrutture,e i Piani urbanistici comunali. Ma la conferenza programmatica dovrebbe servire anche a «individuare e adottare le misure adeguate per l'abbattimento delle infrastrutture, degli immobili adibiti alle attività produttive e delle abitazioni private abusive realizzati nelle aree a rischio». Saremmo in presenza, insomma, di una vera e propria "rivoluzione culturale" in una regione dove finora i Piani di assetto idrogeologico e paesaggistici sono stati considerati un semplice dettaglio trascurabile, il classico "due di bastoni" quando la briscola è "a coppe". Ma in questo momento, se fosse quotato dai bookmakers, l'esito positivo del "ddl Ardizzone", sarebbe dato a 100...
Il disegno di legge in sintesi
L'articolo 3 del ddl, proposto dall'on. Ardizzone e recante norme transitorie di salvaguardia del territorio, al primo comma, stabilisce che i Comuni non possono rilasciare concessioni edilizie fino all'approvazione, da parte della Regione siciliana, dei relativi Piani di assetto idrogeologico e dei Piani paesaggistici.
Il secondo comma autorizza i Comuni «a sospendere le concessioni edilizie di opere e manufatti privati che insistono in aree individuate dagli stessi Comuni come aree a pericolosità elevata (P3) e molto elevata (P4) e quelle a rischio elevato (R3) e molto elevato (R4) anche prima dell'aggiornamento dei relativi Piani di assetto idrogeologico.