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martedì 13 aprile 2010

Lombardo: "Un piano per abbattermi fisicamente" . J'accuse a metà del presidente

(da LaSicilia.it) Un'ora dopo le operazioni preliminari, cominciate poco dopo le 16, il presidente della Regione Raffaele Lombardo è intervenuto per riferire sulla sua posizione di indagato per concorso in associazione mafiosa nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Catania sui rapporti tra mafia e politica. Nella sala stampa di Palazzo dei Normanni, sede dell'Ars, decine di giornalisti e cameramen per una seduta straordinaria trasmessa in diretta da numerose tv satellitari e locali e sul web.Il primo riferimento del discorso del governatore è subito riferito alla fuga di notizie: "Un'aggressione mediatica congegnata da menti raffinate". Lombardo ha definito la sua "una vicenda giudiziaria da contorni nebulosi" e ha sottolineato per due volte "di non avere ricevuto a tutt'oggi neppure un avviso di garanzia".
NESSUN AVVISO DI GARANZIA. "Può apparire incredibile che per una vicenda giudiziaria che investe il presidente della Regione e che mette a repentaglio la sopravvivenza del governo che presiedo e dell'Ars, chi vi parla non abbia a tutt'oggi ricevuto neppure un avviso di garanzia. Sembra incredibile ma è vero", ha tuonato.
"Oltraggi e calunnie mi sono stati rivolti da una sorta di magistratura parallela; questo è il ruolo affidato a certa stampa, ma da chi dovrà essere la magistratura, quella vera, a svelarcelo".
Il riferimento di Lombardo, anche se non lo ha citato in aula durante il suo intervento, è al quotidiano La Repubblica che nei giorni scorsi ha dato notizia dell'inchiesta a carico del governatore indagato per concorso in associazione mafiosa.
Il governatore siciliano ha poi chiarito la polemica con il ministro della Giustizia Angelino Alfano. "Voglio chiarire - ha detto - che parlando di invio di ispettori e rivolgendomi al ministro della Giustizia non lo invitavo a fare la stessa cosa a Catania, dove venivo investito dalla fuga di notizie dovuta a una manovra politica, ma lamentavo una palese disparità rispetto all'intervento fulmineo in un'altra procura".
LA LOTTA A COSA NOSTRA. Lombardo ha quindi aggiunto che le accuse che gli vengono rivolte si basano sulle dichiarazioni "di un ex collaboratore di giustizia per le quali era stata per ben due volte richiesta l'archiviazione". "Un pluriomicida e rapinatore - aggiunge Lombardo - che risulta ufficialmente in sentenze del tribunale di Palermo personaggio non attendibile, personalità inquietante, inaffidabile. Un uomo che non ho mai visto e con il quale ho chiesto che mi si metta a confronto in video registrazione pubblica"."Posso affermare che questo governo ha assestato a Cosa Nostra i colpi più micidiali che siano stati assestati a Cosa Nostra". Lombardo ha rivendicato l'azione di rigore del suo governo nel settore della sanità e dei rifiuti, che ha portato a sensibili risparmi, e ha parlato "di un clima diverso fatto di valori diversi, non di favori e raccomandazioni". E aggiunge: "Chiedo al ministro della Giustizia, Angelino Alfano e ai deputati che non si abolisca lo strumento delle intercettazioni, mai privare di questo strumento importante chi lotta la mafia".
I NOMI IN PROCURA. "I nomi e i cognomi, i nomi e i prestanomi sono contenuti in una relazione che abbiamo presentato alla Procura della Repubblica di Palermo".
Nel corso del suo intervento, il presidente Lombardo, ha parlato del progetto di un termovalorizzatore a Paternò, in Provincia di Catania, "dove doveva nascere la società Altecoen che faceva capo al capomafia della Sicilia orientale", Nitto Santapaola. "Basterà - ha aggiunto Lombardo - accertare proprietà, passaggi proprietari e valori di vendita, con nomi e cognomi che sono scritti sulle carte, dove ci sono anche le contrade e le discariche più o meno abusive. Lì si costruivano mattoni confezionati da argille contaminate. È tutto nella relazione che abbiamo consegnato alla Procura".
"Nessuno, tra amici o parenti, mi ha proposto di intervenire per appalti a favore di chicchesia, mafiosi o limpidissimi imprenditori. Il 29 marzo scorso ho appreso che io avrei eretto uno scudo invalicabile attorno a me, mentre io parlo con chiunque - ha sottolineato Lombardo - Chiunque mi contatta, se non ci riesce al telefono, lo fa attraverso sms e poi viene richiamato. Tutto questo è registrato dai tabulati dei miei cellulari. E tutto è memorizzato nelle schede delle persone che mi incontrano. Nessuna barriera, nessun tramite, e i miei amici si lamentano. Io ho la smania di avere un contatto diretto, anche se vengo criticato".
LA TESI DEL COMPLOTTO. "Il 9 dicembre dissi in quest'aula che subivo uno stillicidio di insulti ispirato da un tavolo trasversale ai partiti in cui si è progettato di far cadere il Governo e la legislatura con mezzi politici, se fosse bastato, con mezzi mediatico-giudiziari, qualora non fosse bastato il primo metodo, o anche fisicamente se non fossero bastati i primi due piani".
"È vero sono un uomo in enorme difficoltà, cosi come è in grande difficoltà la Sicilia e i siciliani. Non mi sento di condividere una condizione di tranquillità, anche se il mio status di presidente della Regione me lo permetterebbe. Ma non sono in difficoltà dal 29 marzo (giorno della notizia dell'inchiesta della Procura di Catania, ndr), non ho motivo di essere io in difficoltà. Anzi, dal 29 marzo questa Ars, deve sentirsi più libera e più forte e determinata ad andare avanti".
"La fuga di notizie del 29 marzo, che ha mano politica, ha l'obiettivo di ripristinare un passato che ritengo vada archiviato, e di evitare una finanziaria di grandi riforme". Invece "bisogna riprendere il tema del Piano energetico, dello sviluppo, della semplificazione burocratica, della ripubblicizzazione del servizio idrico, una finanziaria che abolisca sperperi e sprechi, che guardi alle categorie economiche in crisi e risolva il tema del precariato da vent'anni è terreno fertile per lo sfruttamento politico ed elettorale. Tutto questo è difficile".
Parla del rapporto con il centrosinistra: "Il rapporto con il Pd è quanto di più libero e democratico che ci sia. È un rapporto limpido, non portato avanti all'insegna dell'inciucio e del compromesso".
Per gli ascari del malaffare e per i mafiosi "un governo autonomista è una minaccia mortale e lo combattono con tutti i mezzi, per loro è una questione di sopravvivenza. Quella che stiamo mettendo in atto è una vera rivoluzione che fa paura a molti, stiamo sovvertendo secoli di saccheggi", ha aggiunto. "La Sicilia, se saremo forti e non ci faremo intimidire dai sicari, ha il diritto di vincere e noi di servirla, costi quel che costi" ha concluso dopo poco più di un'ora.
Le sue parole sono state accolte da un lungo applauso.
FIRRARELLO E TORRISI - "A Paternò avrei favorito illeciti, in contatto con tale Carmelo Frisenna, detenuto da oltre un anno per reati di mafia. Secondo costui, il capo dei progettisti di un'opera pubblica sarebbe stato mio genero, come risulta da un'intercettazione. Io non ho generi, ho figli maschi e non ho all'orizzonte neppure nuore", ha ribadito all'Ars il presidente della Regione siciliana parlando in aula della sua vicenda giudiziaria.
"Dalle conversazione di Frisenna - ha spiegato Lombardo - emerge un mio frenetico lavorio alla vigilia delle regionali del 2008. Da una delle intercettazioni c'è conferma del rapporto di appartenenza totale di Frisenna al deputato nazionale Torrisi e al senatore Firrarello - entrambi componenti della commissione antimafia - che viene definito il suo padrino".
Lombardo ha sottolinato che la "telefonata è stata riportata da un settimanale locale. Nella conversazione egli esalta il suo leader: 'Lombardo mi sta bene, tanto muore di morte naturale, lo fanno 'attaccarè (arrestare ndr), te lo dice il sottoscritto, per una sciocchezza, per le assunzioni alla multiservizi. Sono preparati, agguerriti, la sinistra".
"Insultato e aggredito - ha continuato il governatore - avrei favorito un illecito e ne avrei avuto vantaggi elettoralmente con questo tizio. Ma questo accadeva a Paternò, comune su cui grava una richiesta di scioglimento del Consiglio comunale. Su quel territorio doveva sorgere uno dei quattro termovalorizzatori siciliani".
"NOMI? NE HO FATTI TANTI". Parlando dei "mandanti politici" che vorrebbero abbattere il suo Governo, il Presidente della Regione, Raffaele Lombardo, ha detto nel corso di un'improvvisata conferenza stampa dopo il suo intervento in aula che "spetta alla magistratura individuarli". "Colgo l'occasione per ribadire al Governo nazionale - ha aggiunto - che le intercettazioni non vanno eliminate".
Infine, sollecitato dai giornalisti a fare i nomi dei suoi nemici, Lombardo ha detto: "Ne ho fatti tanti, troppi".